Lautaro Martinez (foto LaPresse)

Crocicchi #26

L'Inter sta giocando un campionato a sé

Enrico Veronese

Nel 2024 la squadra di Simone Inzaghi ha sempre e solo vinto. Alle sue spalle tutte le squadre, chi più che meno, hanno grosse magagne da risolvere

Caro campionato, o forse bisogna dire già Superlega. Una competizione che l’Inter sta giocando da sola, di settimana in settimana, migliorando se stessa a colpi di quattro gol segnati ogni partita: pare impossibile pensare che i nerazzurri e la Salernitana stiano giocando lo stesso torneo, il parco giochi di Lautaro Martínez a confronto con i dieci minuti di Kostas Manolas o i venti di Jérôme Boateng per sperare di arrivare a una partita intera. Nel 2024 la squadra di Simone Inzaghi ha sempre e solo vinto: più cannibale del Napoli targato Luciano Spalletti, ineluttabile quanto la Juventus anni Dieci, il riferimento non può non essere la stagione dei record 1988-89, quella in cui riusciva tutto, riusciva sempre, riusciva bene. Quella del povero Andi Brehme.

A proposito, quale confronto con le sofferenze metafisiche di una Juve che solo al 95° regola in casa il buon Frosinone, in maniera peraltro molto “allegra” a partire dalla difesa costantemente proiettata: chissà come si sente Federico Chiesa, uno dei migliori e più decisivi calciatori italiani della sua generazione, a doversi giocare settimana dopo settimana il posto da titolare nel continuo ballottaggio con il diciottenne Kenan Yildiz (chi?), anche dopo la definizione del suo ruolo di seconda punta e non più di ala.

Ma quale crocicchio può ancora dare un senso ai prossimi mesi, in attesa dei campionati europei per Nazionali, se non – appunto – le coppe continentali per club, in corso oppure venture? Il pareggio dell’Atalanta a San Siro, in prospettiva, vale come la vittoria del Bologna nei confronti dell’Hellas Verona: a niente è servito il dominio milanista dal primo all’ultimo minuto, davanti all’ennesimo rigore visto solo dal Var, che lo stesso Gian Piero Gasperini disconosce. Questo è il vero fattore di casualità, complici i cambi al regolamento e una spiccata attenzione al calcio “televisivo”, che prevede evidentemente la presenza di arti superiori retraibili a comando, in pose sempre più innaturali durante i cross.

Quanto al Bologna, nei peana universali per la padronanza della partita e le ali dell’entusiasmo che rendono tutto più facile, occorre osservare che in fase di costruzione dal basso sta sbagliando più del lecito: Łukasz Skorupski ne ha già pagato pegno più volte, rimediando tra i pali a sortite avventate. E non sempre Giovanni Fabbian potrà cavare le castagne dal fuoco, appostandosi sul filo della linea di porta, specie in occasione dei calci da fermo. Dal canto loro, le romane dovranno schivare le insidie del lunedì per capire se rimanere aggrappate o tirare i remi in barca: in settimana il calendario andrà in pari, dopo i recuperi da Supercoppa, e domenica ci sarà lo scontro diretto rivelatore allo stadio di Bergamo.

In coda, come sempre, tutto ribolle di continuo a piccoli passi e si deciderà a maggio: ogni episodio può creare lo scarto, visto che sette squadre sono raccolte in cinque punti tra l’Empoli rivitalizzato e il Cagliari orgoglioso. E se il Sassuolo prova la sterzata in panchina – ma per tirarsi fuori dalle secche dovrà attendere il rientro di Domenico Berardi – all’opposto diametrale del debuttante Emiliano Bigica la storia e la psicologia obbligano a fare i conti con “la zona” Claudio Ranieri: pareggiare contro il Napoli non era affatto facile, ma dice che la Sardegna può sperare fino alla fine.

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