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Olive #3

Federico Chiesa è l'umore (ritrovato) della Juventus

Ruggiero Montenegro

Allegri l'ha riscoperto seconda punta, lui ha recuperato la condizione, fisica e psicologica. Era dato per partente e invece se i bianconeri potranno fare bene quest'anno molto dipenderà dalla gamba e dalla testa del numero sette, che in campionato ha già segnato due gol in tre partite

Addirittura, a un certo punto di questa estate era dato per partente. Troppo difficile la sua convivenza con mister Allegri. Di un suo possibile approdo a Liverpool se n'è parlato fino a qualche giorno fa. E invece, se la Juventus potrà fare bene quest'anno, molto dipenderà dalla testa e dalla gamba di Federico Chiesa, probabilmente il vero acquisto del povero calciomercato bianconero. 

 

C'erano, alla vigilia di questa stagione - e tante ce ne sono ancora, siamo solo alla terza giornata - varie incognite sul numero sette. C'era la psicologia e c'era la condizione fisica, ché si sa son questioni che nel calcio vanno spesso di pari passo, in particolare dopo un infortunio che ti tiene fermo mesi e mesi. E ti riporta a terra dopo un Europeo da protagonista. Nello scorso campionato per dire, 90 minuti li ha giocati solo contro il Milan, alla penultima di un campionato cominciato per Chiesa solo a novembre e segnato da continui ritardi di condizione, tra affaticamenti muscolari e infiammazioni. Insomma la solita prassi di chi torna al calcio dopo la rottura di un legamento crociato. Va spesso così, quasi sempre. Ma farsene una ragione, avere pazienza, anche in una famiglia di calciatori, è un'altra storia: raccontarsela e poi crederci non è cosa facile. E così cambiare aria era sembrata una soluzione buona per tutti. Per la società che doveva fare cassa e per il calciatore. Questione di umore, basso (proprio come quello che ha accompagnato la Juventus nella scorsa altalenante stagione).  

 

E d'altra parte, pure i rapporti con Massimiliamo Allegri, pare non siano mai stati idilliaci. "Fede deve crescere" era il mantra che il tecnico livornese andava ripetendo.  Rimproverava all'ex giocatore della Fiorentina l'immaturità, una scarsa personalità certe volte, e altre - ancor più spesso - di non riuscire a cogliere i dettami tattici. E sì perché insieme alla psicologia e alla condizione fisica, c'entra anche la tattica. Mica una cosa da poco quando hai a che fare con un tecnico "fantasioso" come Allegri - che da un momento all'altro può vederti terzino, poi mezzala e poi chissà.  E ancor di più quando si tratta di un calciatore capace di fare tante cose e quindi, forse, nessuna. Federico Chiesa è anche quel tipo di calciatore lì. Certamente non gli si può chiedere di fare il numero 9 nel senso più classico. ma intorno a quel 9, intorno a Vlahovic, potrebbe essere un po' tutto: può giocare sulla fascia e fare l'esterno d'attacco, di quelli in grado di svoltarti una partita quando affronti difese chiuse e allora serve puntare l'uomo, saltarlo, scardinare le linee difensive. Ma è anche bravo il venticinquenne genovese, perché tecnico e veloce e capace di battere a rete, a giocare in contropiede, a ribaltare il fronte. Bravo a fare tante cose insomma, ma a una condizione: che il fisico regga, che vada forte, proprio come è stato in questo avvio di stagione. Il resto poi vien da sè.

"Ha una gamba diversa rispetto a quella che aveva l’anno scorso", ha detto Allegri in una recente intervista. Quest'anno gli ha ritagliato un ruolo nuovo, quello di seconda punta: è lì che può dare il meglio, ha spiegato l'allenatore.  E ha voluto sottolineare "lo spirito e la voglia che ha, che dimostrano la sua volontà di vivere un’annata importante", rimarcando il desiderio di riscatto del calciatore. La stessa rivalsa che insegue la Juventus  e che nelle sgroppate di Chiesa sembra aver ritrovato la voglia. Si è visto di nuovo ieri sera a Empoli.
 

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Lo scorso campionato in Toscana la squadra di Torino perse 4-1, aveva scoperto pochi minuti prima del fischio d'inizio della pesante penalizzazione per il caso plusvalenze. Quella sera, a segnare il gol della banidera fu proprio Chiesa. Ieri la Juventus ha vinto, permettendosi pure di sbagliare un rigore. Una vittoria che dà morale e cancella certi fantasmi, in cui il protagonista è stato di nuovo il numero sette, autore del gol del due a zero: imbeccato da Milik in campo aperto ha saltato il portiere, ha resistito a un fallo, è caduto e si rimesso in piedi, prima di colpire a porta ormai sguarnita. Poteva prendersi il fallo e il rosso per portiere. Ha preferito prendersi un rischio in più e fare il secondo gol in tre partite. Tanti ne aveva fatti in A in tutta la scorsa la stagione. È cambiato qualcosa, è cambiato l'umore di Federico Chiesa. E da qui passa molto della stagione bianconera e chissà anche della nazionale. 
 



Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. La prima giornata è stato il momento di Jens Cajuste (Napoli). Il secondo appuntamento è stato dedicato a Luis Alberto (Lazio)

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