Hakan Çalhanoglu

Il Foglio sportivo

Che cosa c'è dietro la metamorfosi di Çalhanoglu 

Michele Tossani

Il primo a cambiare posizione del calciatore turco fu Giampaolo al Milan. Inzaghi ci è arrivato per necessità, come sostituto di Brozovic, ma poi lo ha trasformato facendolo diventare padrone del ruolo di regista

Al minuto numero ventiquattro della sfida scudetto che ha visto protagoniste Inter e Juventus, una luce ha illuminato San Siro. La giocata con la quale Hakan Çalhanoglu ha aperto il gioco sul lungo, servendo Federico Dimarco sulla corsa, ha fatto il giro del web. Un collo esterno destro profondo e preciso che ha scomodato paragoni illustri quali, ad esempio, quelli con Andrea Pirlo, un altro che in fatto di giocate ad alto contenuto tecnico se ne intendeva. Un gesto, quello del turco, figlio delle qualità balistiche del calciatore nerazzurro, ma anche del livello di fiducia in se stesso raggiunto dall’interista. Una fiducia derivante da un contesto tattico che funziona come un orologio e dalla consapevolezza di essere diventato uno dei migliori interpreti a livello mondiale della posizione (e delle funzioni) di play, vale a dire quella che Simone Inzaghi gli ha cucito addosso.


In verità, il primo a provare Çalhanoglu come regista davanti alla difesa in una mediana a tre fu Marco Giampaolo, durante la comune esperienza milanista. Sull’altra sponda dei Navigli infatti Çalha era arrivato nel 2017 come elemento da utilizzare dalla metà campo in su. Non a caso, è stato in questa zona del campo che il turco si era rivelato a livello internazionale quando indossava la maglia del Bayer Leverkusen, club dal quale il Milan lo aveva prelevato al prezzo di 20 milioni di euro più 4 di bonus. Le annate da giocatore offensivo trascorse in maglia rossonera non sono state esaltanti, fra problemi tattici e discontinuità di rendimento. Fino a quando appunto, nel 2019, non arriva Giampaolo. Alla prima uscita di quel campionato 2019-20 il tecnico nativo di Bellinzona, che ha il suo punto di forza nel 4-3-1-2, decide di sostituire l’infortunato argentino Lucas Biglia (il play designato) proprio con Çalhanoglu. Il turco si ritrova così a dover dirigere il traffico da una posizione arretrata e per lui inedita, in un rombo di centrocampo che aveva lo spagnolo Suso come vertice alto dietro ai due attaccanti Samu Castillejo al fianco di Krzysztof Piatek. Tracce di un Milan che fu e del quale si è persa memoria, nonostante siano passati pochi anni.


L’esperimento di Çalhanoglu davanti alla difesa naufraga precocemente, così come l’intera esperienza di Giampaolo da tecnico rossonero (esonerato dopo quattro sconfitte in sette giornate). La fine dell’era Giampaolo aprì le porte a quella di Stefano Pioli, senza però incidere sulle fortune rossonere del turco. Nel giugno del 2021, dopo due stagioni non particolarmente brillanti (soprattutto rispetto alle attese) Çalhanoglu lascia il club rossonero per l’altra parte di Milano, là dove il cielo è nerazzurro, compiendo così lo stesso percorso diretto (in un senso o in un altro) che prima di lui avevano effettuato altri giocatori come Aldo Serena (due volte), Fulvio Collovati, Clarence Seedorf e il già citato Pirlo (quest’ultimo però con in mezzo un breve ritorno in prestito al Brescia) ma con un livello di acrimonia da parte della sua ex tifoseria che non si vedeva dai tempi di un altro famoso passaggio da una squadra all’altra della stessa città. Stiamo parlando di quello di Lionello Manfredonia, ex laziale che nel 1987, dopo due anni alla Juve, rientrò nella capitale per sposare la causa della Roma. All’Inter Çalhanoglu viene utilizzato da mezzala. Il posto di regista basso è occupato infatti da Marcelo Brozovic. Il croato è un altro esempio di giocatore offensivo che ha svoltato in carriera arretrando il proprio raggio d’azione. Come lui i vari David Pizarro e Miralem Pjanic. Brozovic, Pizarro e Pjanicćin regìa… tutte intuizioni di Luciano Spalletti.


Quando però Brozovic non gioca a causa di problemi fisici, Inzaghi è in difficoltà. In rosa non c’è un sostituto con le caratteristiche e la qualità offerta dal croato. Il tecnico nerazzurro decide allora di provare varie soluzioni, compresa quella di affidarsi a Çalhanoglu. Inizialmente la scelta non si rivela entusiasmante. La svolta viene il campionato successivo, il secondo con Inzaghi in panchina. È il 4 ottobre 2022. Sono passati tre giorni da una immeritata sconfitta patita a opera della Roma. Brozovic è infortunato e ad attendere l’Inter c’è la sfida con il Barcellona, decisiva per il cammino in Champions. Inzaghi sposta nuovamente Çalhanoglu davanti alla difesa. Stavolta l’intuizione è quella giusta. Il turco è protagonista di una gran partita e segna anche il gol decisivo contro i blaugrana con un tiro dal limite dell’area di rigore. Per Çalha e per l’Inter è la svolta, una di quelle sliding door che cambiano la stagione e la carriera di un giocatore. Da quel momento il turco diventa padrone della posizione di regista. In un crescendo rossiniano, a suon di prestazioni sempre più convincenti, Çalhanoglu si impone al punto da scalzare Brozovicć e consentire all’Inter di poter lasciar partire il croato senza rimpianti (la scorsa estate per 18 milioni di euro).


E così oggi il numero 20 nerazzurro ha in mano (o, meglio, nei piedi) le chiavi della squadra di Inzaghi, come dimostrano i 126 palloni giocati contro la Juve. La pazienza è la chiave del paradiso recita un proverbio turco. Sia Simone che Çalhanoglu ne hanno avuta nel provare a insistere su questo nuovo posizionamento in campo del giocatore. Entrambi sono stati premiati.  Ora a raccogliere i dividendi spera di essere anche Vincenzo Montella. Il tecnico italiano infatti a giugno si giocherà gli Europei alla guida di una Turchia che conta molto su Çalhanoglu per diventare una delle sorprese del torneo che si disputerà in Germania, là dove il giocatore interista è nato e cresciuto. Çalhanoglu infatti è di Mannheim, nel Baden-Württemberg. È quindi figlio dell’immigrazione turca in Germania, esattamente come Ilkay Gündogan e Mesut Özil, altri due talenti della stessa generazione dell’interista.Tuttavia, diversamente dal calciatore del Barcellona e dall’ex Arsenal, che hanno scelto di difendere i colori della nazionale tedesca, Çalhanoglu ha deciso di giocare per la squadra della Ay Yıldız (luna e stella). Così viene chiamata la bandiera turca.

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