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L'uso smodato del Var sta rovinando la Premier League
Interrompere quattro volte in una partita la gioia dei tifosi per un gol è un esperimento di sadismo
Non ho fatto in tempo a paventare un ritorno del Manchester United e a elogiarne il giocatore che più promette bene dei giovani Red Devils, che la squadra allenata (si fa per dire) da Ten Hag si è suicidata a Copenaghen in Champions League. Ora, del Manchester United mi frega il giusto, mi serve come apribottiglie per stappare la polemica di questa settimana: come il fottuto Var sta rovinando il calcio e trasformando noi inglesi appassionati di calcio in italiani. Quando questa piaga, assimilabile alla birra analcolica e ai retroscena sulla chiusura della Bobo Tv, è stata introdotta in Premier League, si pensava che ne avremmo fatto un uso britannico. Il calcio è sport da gentleman, quando lo abbiamo inventato, e voi stavate ancora sugli alberi, l’arbitro neppure c’era, e l’idea di fondo di questo sport è che lui e i suoi amici guardalinee dovrebbero intervenire nel gioco solo quando assolutamente necessario e assicurandosi di non diventare il centro dell’attenzione con decisioni decisive.
Il Var, sempre sia maledetto, avrebbe dovuto aiutare questo aspetto, correggendo gli inevitabili errori fatti dai panzoni col fischietto. Invece la Premier League in questi quattro anni si è trasformata in un orrendo bar sport all’italiana, in un’edizione straordinaria di Tuttosport diretto da un romanista ubriaco, un dibattito continuo sui gol annullati perché l’attaccante aveva la punta del mignolo in fuorigioco, l’intenzionalità di un’entrata a gamba tesa, l’intensità di una gomitata in faccia. Lo spettacolo pietoso di Tottenham-Chelsea di lunedì scorso è la linea rossa superata la quale il dramma calcistico scolora in farsa burocratica: gol annullati, espulsioni, attese più lunghe di quelle per una pinta quando devono cambiare il fusto della birra. Il fatto è che, ha notato l’allenatore degli Spurs Ange Postecoglou, con questo utilizzo forsennato della tecnologia l’arbitro ha perso autorità in campo: paradossalmente, passare i giorni successivi alle partite ad analizzare le decisioni prese dal Var fa sì che si finisca a utilizzarlo sempre di più, in modo “forense” ha detto Postecoglou, con l’illusione di accontentare davvero tutti e zittire le polemiche.
È il solito vizietto di chi pensa che più prescrizioni morali raddrizzino il legno storto dell’umanità che in calzettoni e pantaloncini prende a calci un pallone. Non è così e non potrà mai essere così: una partita in cui si strozza l’urlo in gola ai tifosi per tre, quattro volte, è un esperimento di sadismo, un’interruzione dell’orgasmo che finisce per provocare l’orchite. Se andiamo avanti così, mi toccherà guardare la Bundesliga, il campionato feticcio dei giochisti giovanilisti in cui è dovuto arrivare Harry Kane perché – cito Serhou Guirassy dello Stoccarda – “ha spinto gli attaccanti della Bundesliga ad alzare il livello”. Gli sono bastati due mesi per battere ogni record di gol fatti nel campionato tedesco, e questo dice molto non di lui, ma del livello del campionato tedesco. Lui continuerà a non vincere niente. Fino agli Europei del 2024 con l’Inghilterra, of course.