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Il Foglio sportivo – Il ritratto di bonanza

Fiorentina-Juventus, un quadro nel quadro: la partita della rivalità 

Alessandro Bonan

È la partita della rivalità, ormai vecchia di oltre quarant’anni, anno dello scudetto pre-Mondiale del 1982. Da allora questa partita è stata vissuta come e più di un derby. almeno a Firenze

C’è un quadro nel quadro, diceva Guzzanti nella esilarante parodia del venditore televisivo. E c’è una partita nella partita, nell’appuntamento di domani sera al Franchi tra Fiorentina e Juventus. È la partita della rivalità, ormai vecchia di oltre quarant’anni, anno dello scudetto pre-Mondiale del 1982. Classifica finale: Juventus 46, Fiorentina 45. La vittoria valeva due punti e anche le grandi si accontentavano spesso di rispettare la rinomata media inglese (successo in casa, pareggio in trasferta). Il risultato finale fu contestato dai viola per le decisioni arbitrali avverse di Cagliari e Catanzaro (gol annullato alla Fiorentina in Sardegna, rigore contro i bianconeri non concesso ai calabresi).  


Da allora questa partita è stata vissuta come e più di un derby. Trascurando il lato becero di una rivalità (siamo stanchi del becerume, ovunque esso sia), se volete divertirvi, a prescindere dal gioco delle parti, non perdetevi l’appuntamento. Vi è tensione, scarico emotivo. La città è attraversata da un brivido che la scuote per tutta la settimana. Circolando a Firenze, non si parla d’altro. Sembra di stare dentro un film, dove gli attori sono un po’ tutti, dalla squadra, ai tifosi più incalliti, passando per i semplici appassionati. È il calcio, viene da pensare. Perché solo questo sport riesce a penetrare nella società con tanta forza e profondità. Sulla sponda juventina non è vissuta alla stessa maniera, in quanto diversa ne è la dimensione, con scudetti e competizioni internazionali all’ordine del giorno. Però nessuno da quelle parti la considera una partita come le altre. Domani sera si trovano di fronte una squadra di funamboli e una di combattenti. La Fiorentina attacca con tanti e la Juventus con pochi. I viola segnano con quasi tutti (gli manca il centravanti) e la Juventus non piglia gol da quasi nessuno (ultime 5 partite zero gol subiti). La Fiorentina sembra una nobile (la nobiltà, sia vera che fasulla), a cui piace la chiacchiera, il gioco un po’ perverso della provocazione autolesionistica (un masochismo storico, verrebbe da dire). La Juventus assomiglia a un operaio della vecchia Fiat, per nulla intimorito dalla fatica e dal sudore (e questo è un complimento). A Italiano piace vincere di lungo brivido, ad Allegri di corto muso. 


La Juventus ha perso le stelle cadenti, Pogba e Di Maria, sostituendoli con giovani a cui piace correre e lottare. Non vi sono prime firme, anche se Chiesa e Vlahovic scalpitano per diventarle. Con Kean, ha ritrovato un calciatore anziché un ballerino. La Fiorentina in difesa commette sempre errori decisivi, ma davanti si sposta come una ciurma di pirati coraggiosi. Sarà una gara all’arrembaggio e poi una lotta di spade e cazzottoni. Sarà un quadro nel quadro, con la cornice di una città indimenticabile. 

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