Alessandro Florenzi (foto LaPresse)

verso Milan-Juventus

Florenzi è ripartito dalle piccole cose per ritrovare un posto nel Milan

Marco Gaetani

Pioli sinora lo ha schierato sia da terzino destro, sia da esterno di fascia sinistra. Quel che è sicuro è che il tecnico sa di potersi fidare dell'ex romanista in qualsiasi circostanza

A 32 anni, con una carriera di tutto rispetto alle spalle, un legamento crociato saltato due volte e un infortunio al tendine del bicipite femorale che lo aveva costretto a rimanere ai margini del Milan per più di sei mesi, Alessandro Florenzi era stato dimenticato da tutti, ritenuto inutile orpello in una rosa che guardava al futuro. Sui social network, sfogatoio prediletto di chi non ha nulla di meglio da fare nella vita, è ancora abbastanza semplice ritrovare gli insulti ricevuti dall’ex Roma e Paris Saint-Germain al momento della scelta del cambio di numero di maglia avvenuto quest’estate: il 42, ossia il “24 allo specchio”. Sembrava un vezzo inutile mentre c’era chi ne invocava a gran voce la cessione, invece Florenzi è ripartito da lì, dalle piccole cose, confermandosi l’uomo giusto per tutte le stagioni. Stefano Pioli lo ha sempre tenuto in considerazione e sarà lui, domenica sera, a districarsi da terzino sinistro al posto dello squalificato Theo Hernandez nel big match contro la Juventus. A marzo, nel momento di massima frustrazione per i continui problemi fisici, aveva ammesso di aver pensato ad altre strade: “Ma per fortuna la mia famiglia mi ha fatto pensare bene a quello che volevo: la verità è che quando ho rivisto di nuovo il pallone, tutti quei pensieri sono andati via”.

Fin qui, in una stagione in cui il Milan ha spesso dovuto fare i conti con situazioni complesse, Pioli lo ha schierato sia da terzino destro, sia da esterno di fascia sinistra nel 3-4-3 usato contro il Verona, con Musah sulla corsia opposta: la scelta di un tecnico che sa di potersi fidare di Florenzi in qualsiasi circostanza. La duttilità è stata, allo stesso tempo, l’arma principale di Florenzi e il suo limite: gli inizi da centrocampista, l’esperienza a Crotone in cui aveva affinato il gusto per il gioco sulla trequarti, quindi i mesi con Zeman da mezz’ala al ritorno in giallorosso. Rudi Garcia lo aveva invece rilanciato da esterno d’attacco, trovando in risposta un giocatore pronto all’uso, capace di sacrificarsi per la squadra e colpire quando necessario.

Con il passare degli anni, più per necessità che per convinzione, si è ritrovato terzino destro. L’investitura definitiva era arrivata da Walter Sabatini: “I giornalisti avevano deciso che non poteva fare il terzino, per me è meglio di Dani Alves”. Sono trascorsi anni e incomprensioni, il rapporto con la Roma si è logorato, Florenzi si è sempre saputo riciclare altrove, da Valencia a Parigi fino a Milano, recidendo il cordone ombelicale soltanto nell’estate del 2022. Gli infortuni, nel frattempo, gli erano costati anche un ruolo da protagonista all’Europeo vinto dagli azzurri: era partito titolare al debutto con la Turchia, uscendo per un problema muscolare e spalancando le porte alla consacrazione di Di Lorenzo. Da attore non protagonista, nella notte di Wembley, il suo primo pensiero era stato per Gianluca Vialli: “So che mi odierà per questo, ma noi abbiamo un esempio che ci dimostra ogni giorno come si deve vivere, come ci si deve comportare, in qualsiasi ambiente e situazione”. Ora, dopo mesi complicati, in un Milan che perde i pezzi ma continua a rimanere ai vertici del campionato, Florenzi è pronto a indossare un vestito nuovo: l’uomo giusto per tutte le stagioni.

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