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Il Foglio sportivo

Il match che tutti (tranne uno) vorrebbero. Usyk contro Fury, il massimo dei sogni

Fabio Tavelli

Al campione dei pesi massimi Wba, Wbo, Ibo e Ibf manca solo la cintura Wbc che appartiene al pugile inglese che sta abilmente evitando di incrociarlo sul ring

Il sogno di vedere sul ring Olexandr Usyk contro Tyson Fury per l’unificazione delle cinture dei pesi massimi si potrebbe di nuovo scontrare con i 150 milioni di sterline che l’inglese dice di avere in banca. Motivazione che unita ai sei figli, la bella moglie e un cervello, a suo dire, ancora perfettamente funzionante potrebbero consigliargli di chiudere la carriera da imbattuto e lasciare per sempre il dubbio che Usyk gli possa togliere la cintura Wbc. 

Passo indietro. Usyk è il campione dei pesi massimi Wba, Wbo, Ibo e Ibf. Gli manca solo, si fa per dire perché a detta di molti è la più prestigiosa, la cintura Wbc. Usyk ha appena difeso il titolo battendo sabato scorso a Wroclaw per ko alla nona il giovane inglese Dubois. Una vittoria mai in discussione se non nelle proteste del clan dello sfidante che non ha accettato che il cazzottone, uno dei pochi, che “Dynamite” ha messo a segno abbia messo ko il campione alla quinta ma sia stato valutato dall’arbitro sotto la cintura. Usyk è finito goffamente al tappeto ma francamente a nessuno è venuto il dubbio che quel destro fosse un filino basso. 

Usyk il match lo ha dominato dall’alto di un jab destro impossibile da leggere per Dubois. Va detto che l’ucraino era nelle condizioni ideali per vincere il confronto. Quarantamila persone allo stadio tutte per lui con polacchi e ucraini insieme a cantare l’inno nazionale del campione dopo che lo speaker aveva fatto ascoltare anche un messaggio dell’onnipresente presidente Volodymyr Zelensky. Ambientalmente per Dubois era qualcosa di poco sostenibile. Esattamente come la precisione di Usyk, che non ha la potenza dei colpi dei big man, ma è uno schermidore preciso che punge con il jab in un modo che a gioco lungo diventa insopportabile. Dubois ha resistito nove riprese, una durata inusuale per uno abituato a chiudere i conti al massimo in cinque. Non a caso l’unica volta che era arrivato alla decima aveva perso contro Joyce. 

La prima domanda seria dopo l’accademico “come ti senti dopo aver vinto?” per Usyk è stata: “Sei pronto per Fury?”. E la risposta è stata categorica quanto decisa. “Lo affronterei anche domani, subito. Ma non sono sicuro che la stessa cosa valga per lui. Mi sembra stia accuratamente evitando di incontrarmi”. Pare sia abbastanza vero, esattamente come il fatto che la sfida avrebbe già potuto essere messa in calendario la scorsa primavera ma, a dire dell’entourage ucraino, gli inglesi abbiano un tantinello ciurlato nel manico fino a defilarsi. Tyson Fury lo rivedremo comunque su un ring il prossimo 28 ottobre a Riad contro il campione di Mma (Arti marziali miste) Francis Ngannou in un match di esibizione sulle 10 riprese. Escludendo che la Wbc possa renderlo valido come difesa del titolo, Fury potrebbe aggiungere 50 milioni al suo già pingue conto in banca e puntellare così di qualche ulteriore certezza la decisione di girare al largo da Usyk. Un pugile contro un atleta delle arti marziali non è un inedito, abbiamo già visto affrontarsi Floyd Mayweather e Conor McGregor in Nevada a fine agosto 2017. Dire che si sentisse la necessità di un remake è un po’ ardito. Si tratta di eventi che servono per generare chiacchiere e possibilmente un sacco di soldi. Certamente ne arriveranno tanti per i protagonisti sul ring che però non possono non sapere che mentre le loro tasche si gonfiano a dismisura a sgonfiarsi è la credibilità del loro sport. 

Il sospetto è che Fury farà esattamente come Mayweather. Ovvero farà il suo match e quando sullo smartphone vedrà che il bonifico è stato accreditato saluterà tutti con un grande inchino e potrà dire, e nessuno glielo potrà contestare, di chiudere la sua carriera da imbattuto. Non esattamente come Rocky Marciano, che fece 49 su 49, o Mayweather (50 su 50 ma il 50esimo fu con Mc Gregor) ma comunque con un solido record di 33 vittorie, zero sconfitte e un pareggio (contro Deontey Wilder). Allora per la sua cintura, e quindi anche per la tanto agognata riunificazione che manca dai tempi di Lennox Lewis agli inizi del nuovo millennio, torneranno in corsa lo stesso Wilder, Antony Joshua (già battuto due volte da Usyk e ancora desideroso di fare una trilogia magari senza finire zero su tre) ed Andy Ruiz. Purtroppo tutti ultratrentenni sulla strada di Usyk, che ne ha 36. Al momento, e non si sa per quanto tempo ancora, i pesi massimi non sono categoria “per giovani”.

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