DIDA Francesco Errante (a sinistra) e il presidente del Watan, la squadra della comunità afghana 

Il Foglio sportivo

L'italiano che allena afghani in Danimarca. Storia di Errante, milanese al Watan

Emmanuele Michela

Un ingegnere civile, trasferito da Milano a Copenaghen per lavoro, diventa allenatore di una squadra afghana e dell’Under 19 del Bk Skjold

In lingua pashtun “watan” si traduce come “patria”, e non è un caso che a Copenaghen una squadra porti questo nome: è il club creato dalla comunità afghana locale, e dopo alcuni anni di campionati amatoriali, dal 2020 la squadra si è fatta più ambiziosa, arrivando sino alla terza serie nazionale e, ora, puntando alla promozione in Serie 2. E per farlo, ha scelto di affidarsi a un allenatore italiano, Francesco Errante da Milano.

Come sia finito Errante a Copenaghen a guidare un club afghano è una storia che non inizia dal calcio, ma lì vi finisce. Perché lui è ingegnere civile, oltre che allenatore da quando ha 19 anni, sedendosi in panchina di diversi club “milanesi” come Masseroni, Alcione, Buccinasco. Lavora per Atm, l’azienda di trasporti meneghina che nella capitale danese partecipa alla gestione di un servizio della metropolitana. Qui è arrivato lo scorso anno per lavoro, con l’intento di fermarsi qualche anno, “e volevo trovare il modo di alimentare la mia passione per il calcio”, spiega. E dopo un primo contatto con un dirigente per una squadra della comunità curda (“i club mettono direttamente sul sito della Federazione annunci per cercare allenatori”), ecco la chiamata per allenare il Watan, squadra che dal 2011 fa rete e ritrovo per gli afghani che vivono nella capitale danese o nell’area della Selandia.

“Il nome significa, appunto, “il tuo paese/il tuo luogo”, parola che per ognuno ha una sua valenza. Anche perché il club mette assieme etnie afghane diverse senza problemi, ed è anche aperto a giocatori di altre nazionalità. Negli ultimi 3 anni hanno ottenuto due promozioni, e il 13 agosto è partita la nuova stagione. È facile per la gente, qui, creare società, poiché i centri sportivi sono pubblici, in mano alle municipalità: la gestione delle infrastrutture e i costi sono quindi ben più leggeri”. 

Non è raro, nei campionati scandinavi, trovare squadre che rappresentano comunità mediorientali o straniere: in Svezia è ben noto il derby della città di Sodertalje, che mette contro Assyriska e Syrianska, club delle comunità assire e aramee siriache della cittadina, mentre a Uppsala ha sede il Dalkurd, squadra creata dai curdi. “Il Watan ha invece preso come modello l’Ariana Fc, squadra che ha sede a Malmo, in Svezia, e che anch’essa rappresenta la comunità afghana”. Il nome è lo stesso di un celebre club di Kabul, che da tempo ormai non gioca più, e riprende l’antica denominazione che aveva il territorio afghano in epoca classica. 

“Quando ho deciso di venire a Copenaghen per lavorare, mai avrei immaginato di allenare un club così”, continua Errante, pieno e affascinato dalla ricca esperienza che sta iniziando ad assaporare. “Certo, il popolo afghano è una realtà decisamente distante da me, ma è interessante conoscerli. Io sono un viaggiatore, amo girare col calcio, quindi è stato prezioso poter cogliere questa opportunità per incontrare le storie di queste persone e la loro religione”. Che nello sport è componente da rispettare in pieno: “Per esempio a luglio abbiamo avuto un’amichevole che cadeva nello stesso giorno dell’ashura, momento sacro specie per gli sciiti: così in settimana abbiamo dovuto anticipare gli allenamenti dalle 7 alle 5 per permettere ad alcuni di andare in moschea, e il giorno della partita qualcuno era assente. Ma non è un problema, anzi. E quando si allenano nei periodi di ramadan tirano fuori un’energia straordinaria”.

Tra gli afghani che allena o che sono membri del club la gran parte sono in Danimarca da anni, perfettamente integrati nel tessuto sociale nazionale, “e vedono nel calcio uno strumento per radunarsi e vivere i legami. Hanno poi un profondo rispetto per la famiglia: io sono sposato e ho un bambino di un anno, che vive con mia moglie a Milano. Viaggio quindi due volte al mese verso casa per stare con loro, ma per la dirigenza del Watan non è un problema il fatto che io manchi in alcuni match day, anzi”.

Errante a Copenaghen lavora anche per un’altra squadra: è infatti allenatore pure dell’Under 19 del Bk Skjold, uno dei club con più membri nel paese, molto noto per aver dato i “natali” calcistici a calciatori come Pierre-Emile Hojberg (oggi al Tottenham) e Yussuf Poulsen (attaccante del RB Lipsia). Lo Skjold per altro a giugno ha vinto, a Milano, il Fenix Trophy, torneo che unisce squadre di calcio dilettantistico da tutta Europa, note per la loro storia o il loro impatto sociale.

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