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Il Foglio sportivo

Torna in pedana il fioretto di mamma Arianna Errigo

Pierfrancesco Catucci

La schermitrice, dopo la nascita dei due gemelli, gareggierà a Milano: “La nascita di un figlio, due nel nostro caso, ti cambia la vita ma è il cambiamento più bello che potessi vivere”

Budapest, 7 agosto 2013, finale del fioretto individuale femminile dei Mondiali di scherma. In pedana Arianna Errigo e la tedesca Carolin Golubytskyi. Nelle prove a squadre l’azzurra aveva vinto tutto: un oro olimpico a Londra 2012, due mondiali, cinque europei. A livello individuale, però, solo argenti e bronzi. Fino a quel giorno di 10 anni fa: 15-8. “È la medaglia a cui sono più legata”, racconta l’azzurra che poi si confermerà sul gradino più alto del podio anche l’anno successivo a Kazan, in Russia. “Ero numero uno del ranking senza mai aver vinto un titolo, cominciavo a sentirmi un’eterna seconda e quella fu una boccata d’ossigeno”. Oggi, con una valanga di medaglie di ogni metallo al collo e due gemelli in più, Errigo torna in pedana. Non ci sale dal Mondiale 2022 al Cairo: argento individuale e oro a squadre con Mirea e Stefano in grembo. “Avevo scoperto di essere incinta una decina di giorni prima di partire. Non sapevo fossero due gemelli, ma il ginecologo mi aveva rassicurato di poter gareggiare senza rischi per la gravidanza”. Dal 22 al 30 luglio tornerà in pedana all’Allianz MiCo (nei padiglioni della Fiera) ai Mondiali di Milano per un’altra medaglia. “Da dedicare a loro, senza dubbio”. 

“La nascita di un figlio, due nel nostro caso, ti cambia la vita – racconta ancora la 35enne campionessa monzese – ma è il cambiamento più bello che potessi vivere. È come se a un certo punto tutto cominciasse a ruotare attorno a un altro centro di gravità”. Lei e suo marito Luca Simoncelli (ex fiorettista anche lui e da qualche anno suo allenatore) avevano desiderato tanto questi figli e avevano superato con fatica il dolore per un aborto spontaneo arrivato poco dopo l’Olimpiade di Tokyo. “Sono stati momenti molto complicati, ma la scherma mi ha aiutato”. Quella stessa scherma che oggi vuole condividere anche con Mirea e Stefano che, a quattro mesi, sono già le mascotte della palestra in cui si allena. “Sono tornata a lavorare poco meno di due mesi dopo il parto. Ci tenevo tanto a partecipare a questo Mondiale a 20 minuti da casa mia, ma allo stesso tempo volevo condividere con i miei figli questo percorso che spero mi porti fino al grande obiettivo dei Giochi di Parigi 2024”. All’inizio l’organizzazione è stata un po’ complicata, poi le cose sono andate sempre meglio: “I primi giorni mi allenavo tra una poppata e l’altra, con loro a pochi metri da me. Ora, visto che a tre mesi purtroppo ho dovuto smettere di allattarli al seno, c’è una ragazza che mi aiuta quando sono in palestra, ma loro sono sempre lì, poco distanti.

A volte mi chiedo chi mi dia la forza di affrontare tutto questo, ma mi sono resa conto che l’amore ci porta ad accedere a riserve sconosciute. Certo, sono stanca, ma devo dire che loro sono anche molto bravi”. E così, una famiglia già votata alla scherma, si allarga con altri due bimbi che respirano da subito l’aria della palestra. “La nostra vita ora gira attorno a loro, ma cerchiamo di non privarci di nulla. Abbiamo già prenotato le nostre prime vacanze da famiglia allargata in Galizia e proviamo a vivere una vita più normale possibile. E loro sono anche uno stimolo per allenarmi sempre meglio e raggiungere i risultati a cui ambisco”. E se la scherma è rimasta pressoché uguale rispetto a un anno fa, è Arianna a essere cambiata. E sarà nuovo anche il percorso che affronterà ai Mondiali di Milano: visto l’anno di inattività, per la prima volta dovrà partire dalle qualificazioni. “Non mi era mai capitato, ma lo metteremo nel bagaglio delle esperienze”. Una cosa è certa: si può fare. È la storia di Valentina Vezzali (oro nel 2005 ai Mondiali di Lipsia quattro mesi dopo la nascita del primogenito Pietro) ed Elisa Di Francisca a dimostrarlo. Certo, le tre non sono propriamente migliori amiche, nonostante abbiano condiviso tante gioie sportive, ma quello ormai è il passato. Il presente è di una squadra “serena, unita e affiatata”, allenata ancora da Stefano Cerioni, richiamato dalla Federazione dopo gli stracci volati all’Olimpiade di Tokyo con il vecchio ct Andrea Cipressa. “Erano anni che le cose non andavano più bene e lo dimostrano anche i risultati, sia al maschile che al femminile. Ora, però, c’è stato un deciso cambio di marcia. Le compagne (Martina Favaretto, Alice Volpi, Francesca Palumbo e Martina Batini, ndr) sono tutte ‘zie’ dei miei bambini, stiamo bene insieme e c’è davvero un bel clima, nonostante ci sia sempre quella sana competizione tra noi”. D’altronde, il concetto di squadra nella scherma è abbastanza sui generis, visto che in pedana si va comunque una per volta, ma è anche lontano dalla pedana che bisogna riuscire a mettere tutti d’accordo. “È vero, quella della scherma è una squadra particolare (e lo dice una che ha giocato a pallavolo prima di cominciare a tirare di spada, sì di spada, e poi di fioretto e anche di sciabola, ndr), ma le dinamiche, in fin dei conti, sono sempre le stesse. Non deve mai mancare l’unione di intenti. E poi ci deve sempre essere qualcuno, che sia il ct o una delle compagne, che tenga tutti uniti anche nei momenti di difficoltà e anche quando i rapporti personali non sono idilliaci. È l’unico modo per non andare a schiantarsi. Stefano da questo punto di vista è un commissario tecnico eccezionale, nonostante gli spigoli del suo carattere. Alla base, però, c’è sempre l’obiettivo: vincere. E i risultati degli ultimi due anni sono abbondantemente dalla sua parte”. 

Ed è l’obiettivo di Errigo anche per i Mondiali milanesi: “È chiaro che mi manca il ritmo, che sono ferma da un anno, ma mi sono allenata bene e voglio mettermi alla prova anche per capire a che punto sono del mio percorso che ha come destinazione la qualificazione e poi l’Olimpiade di Parigi”. Di sicuro, rispetto alla strada che l’ha portata a Tokyo, c’è una variabile in meno. Accantonata l’ambizione di gareggiare sia nel fioretto che nella sciabola (“Non per mia volontà, me l’hanno impedito”), ora l’attenzione è tutta sull’arma con cui ha costruito una carriera di successi. Un’arma interpretata con uno stile molto particolare e tanto aggressivo e veloce – caratteristiche più degli sciabolatori che dei fiorettisti – costruito assieme al marito-allenatore. “Lo so, tutti pensano sia complicatissimo condividere amore e lavoro, ma a noi viene tutto molto naturale. Luca ha una pazienza infinita con me e ci siamo sempre impegnati a tenere la scherma fuori dalle dinamiche di coppia. E ora, con l’arrivo di Mirea e Stefano, posso assicurare che è tutto ancora più facile”.

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