Oleg Naumenko alle ultime paralimpiadi (Ansa)

Piccola posta

La storia dello schermidore paralimpico in trincea

Adriano Sofri

Si chiama Oleg Naumenko, nel 2014 ha lasciato Donetsk. A vent’anni in un incidente sul lavoro perse l’uso delle gambe e iniziò a tirare di scherma. Ha vinto medaglie paralimpiche per l'Ucraina, e ora difende la sua città dalla trincea

Questo frettoloso reportage da Mykolaiv ha un destinatario speciale, il mio caro Soriano Ceccanti. Il fatto è questo. Avevo saputo, nella scorsa escursione a Mykolaiv, che un giovane uomo disabile partecipa creativamente alla difesa della città, fra l’altro fabbricando e impiegando una specie di periscopio, alto fino a tre metri, che gli permette di fare l’osservatore di tiro stando con la sua carrozzina al coperto della trincea. Nient’altro. L’abbiamo incontrato insieme al suo esuberante cucciolone, che ha l’età della guerra. Lui ha 37 anni, si chiama Oleg Naumenko, nel 2014 ha lasciato Donetsk, dov’era nato e viveva con la famiglia. A vent’anni in un incidente sul lavoro aveva perduto l’uso delle gambe. Era stato un ragazzo sportivo, senza specializzazioni. Incontrò dei compagni che lo accolsero nella loro squadra di basket. Bella esperienza, senza risultati di spicco. Qualcuno lo reclutò nella scherma, a Mykolaiv. Presto entrò a far parte della nazionale ucraina, vinse medaglie paralimpiche e in campionati internazionali. Negli anni scorsi è venuto più volte a Pisa, che con Livorno è fra i centri più illustri della tradizione schermistica italiana, e vanta la scuola di Antonio Di Ciolo (1934-2020) ed eredi. E vanta Soriano Ceccanti, che si avvicina senza fretta ai 70 anni e ne aveva 17 una notte, e che intanto ha fatto tante cose, e per esempio ha vinto olimpiadi e campionati del mondo, e per giunta ha anche evitato di vincere un’altra olimpiade quando gli sembrò che si volesse deformarne lo spirito. Bravo a vincere, bravo a perdere, bravissimo, quando occorra, a pareggiare. Trovare Oleg sulla sua sedia, con una bella faccia di persona buona, mite e risoluta a stare in guardia, con la sua tuta olimpionica azzurra ucraina, col suo cane Bayr – abbreviativo di Bayraktar, l’ho detto, è arrivato con la guerra – mi ha commosso, e adesso tengo davvero a essere a Pisa quando Oleg e Soriano si incontreranno, bisognerà che si sbrighino dunque. Intanto Oleg e i suoi due soci fabbricano specchi balistici e pannelli solari da trincea e stampano tutto in 3D, e recuperano sul terreno le mine inesplose e proibite disseminate dall’artiglieria russa per funzionare a scoppio ritardato e le smontano e rimontano sotto i loro leggeri droni artigianali, e le rimandano da dove vengono. Soriano è un gran militante, nient’affatto militare. Oleg ha l’aria di essere di una pasta simile, senza circostanze così accanite. Io sono un fortunato spettatore. 

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