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Le stoccate vincenti della Nazionale ucraina di scherma, dal Dnipro all'Arno

Adriano Sofri

Da giovedì scorso a domenica, a Pisa, si è svolta una delle tappe del Campionato del mondo di scherma paralimpica. Gli spadaccini Oleg Naumenko e Soriano Ceccanti hanno parlato di attacchi e difese, offese e controffese, come in tempo di pace, quando la regola è la lealtà

Mykolaïv, la città fluviale a metà fra Kherson e Odessa, è stata – è ancora – un bersaglio ossessivo dei bombaroli russi. Nell’agosto scorso, insieme a due amici giornalisti, Slava Kolomiichuk e Nello Scavo, avevo incontrato uno spadaccino paralimpico, Oleg Naumenko, 37 anni, e il suo giovane cane Bayr. Oleg era sfollato nel 2014 da Donetsk a Mykolaïv, ed era entrato in una scuola locale di scherma capace di mettere a frutto il suo desiderio di amicizia e il suo talento atletico. Oleg era diventato un membro di spicco della nazionale ucraina di scherma, specialmente nel fioretto. Quando l’ho incontrato, si era appena fatto un altro nome inventando una specie di periscopio da trincea. L’invenzione era legata alla statura di Oleg, che a vent’anni aveva perso l’uso delle gambe per un incidente sul lavoro, e da allora si muove in carrozzina. Quel periscopio artigianale, alto fino a tre metri, gli permette di fare l’osservatore di tiro stando con la sua carrozzina al coperto della trincea. Inoltre Oleg e due suoi soci si erano ingegnati a fabbricare specchi balistici e pannelli solari da trincea: stampavano tutto in 3D, recuperavano sul terreno le mine inesplose e proibite, disseminate dall’artiglieria russa per funzionare a scoppio ritardato, le smontavano e rimontavano sotto i loro leggeri droni artigianali, e le rimandavano da dove venivano.

Con la sua Nazionale di scherma era venuto più volte a Pisa, raccontò: Pisa è fra i centri più illustri della storia schermistica italiana. Allora avevo vantato con Oleg la mia amicizia con Soriano Ceccanti, che ora ha 70 anni, campione della miglior pisanità e anche, una generazione prima, nella sua carrozzina, campione olimpico e mondiale di scherma. Da giovedì scorso a domenica, a Pisa, si è svolta una delle tappe del Campionato del mondo di scherma, cui hanno partecipato 500 atleti con le squadre di 30 paesi, compresa la Nazionale ucraina, benché nell’ultimo anno non avesse avuto il tempo di allenarsi, diciamo così. Ho assistito all’ultima giornata del campionato insieme a Soriano e Oleg, che intanto avevano fatto amicizia. Discutevano di stoccate e atteggiamento da tenere in gara, attacchi e difese, offese e controffese, come in tempo di pace, quando la regola è la lealtà.

Ogni tanto succedono cose molto belle. Insperate, stavo per dire, ma in realtà l’avevo sperata. La squadra ucraina, mista di donne e uomini, da Kyiv, Kharkiv, Mykolaïv e altre regioni, che gli organizzatori di Pisascherma avevano esonerato dalla quota di iscrizione, era alloggiata in un albergo di San Giuliano, poco oltre gli impianti sportivi del Cus pisano. Hanno avuto il modo di vedere le cose che bisogna vedere, nella piazza dei Miracoli e nel resto. Anche il lungarno più bello, e l’Arno, che gli è sembrato strettissimo rispetto al Dnipro e al Bug di Mykolaïv.

(Il torneo è finito con la Cina al primo posto, l’Ucraina al secondo, l’Italia al terzo. A ottobre l’Italia ospiterà la parte finale del Campionato mondiale di scherma, a Terni. Chissà se in tempo di guerra o di pace, e per chi).

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