Foto tratta dalla pagina Facebook della Federazione Italiana Rugby 

David Odiase ci racconta come cresce l'Italia del rugby dei giovani

Alessandro Ferri

La Nazionale Under 20 ha battuto per la prima volta nella sua storia il Sudafrica. Ora contro la Georgia si gioca lo storico accesso alle semifinali al Mondiale di categoria. Parla la terza linea Azzurra

Nelle ultime settimane sta facendo il giro dei profili social un video in cui David Odiase, terza linea di Oyonnax e della Nazionale italiana di rugby Under 20 carica i suoi compagni prima di una partita della Coppa del mondo di categoria. Nelle sue parole c’è tutta la grinta di un giovane uomo che ha fame di vittorie e che vuole dimostrare a tutti che l’Italia non è più la cenerentola dei tornei a cui partecipa.

La vittoria per 36-24 contro i pari età del Sudafrica è in questo senso un traguardo storico e una conferma di ciò in cui Odiase e compagni credono. Ora, l’ultima partita del girone del mondiale, contro la Georgia, potrebbe lanciare gli Azzurrini di coach Brunello verso un traguardo mai raggiunto prima: le semifinali del torneo iridato.

"Dopo la vittoria con il Sudafrica eravamo tutti felici del risultato che siamo riusciti a raggiungere – racconta Odiase, che nell’ultima partita è stato nominato capitano e che lo sarà anche domani –, ma ora stiamo pensando solo alla Georgia. Questo non vuol dire che abbiamo dimenticato l’ultima vittoria, ma dobbiamo concentrarci al massimo".

Odiase è senza dubbio uno dei prospetti più interessanti a livello mondiale. Fa delle cose che, dicono quelli bravi, alla sua età faceva solo Richie McCaw, uno che ha vinto due Coppe del Mondo da capitano degli All Blacks e che ha ridefinito il concetto stesso di terza linea, diventando il numero 7 per eccellenza. Ecco, se vedete giocare Odiase, rivedete in lui la rabbia e la determinazione che hanno solo i grandi campioni. Tratti che si possono trovare anche in altri suoi compagni.

"Penso che questa voglia di lottare – dice – sia la cosa più importante. Ci alleniamo tanto e bene, ma avere sempre con noi questa fame ci spinge verso limiti nuovi da superare. Vogliamo dimostrare a tutti che l’Italia non è una squadra da sottovalutare, ma anzi un pericolo costante".

Merito di una generazione d’oro, quella dei Gen Z che con la palla ovale stanno facendo benissimo, ma merito anche di un allenatore, Brunello, che sa toccare i cuori dei ragazzi. "È l’uomo giusto al momento giusto – spiega – Fin da subito ci ha fatto capire che siamo una famiglia, che ogni battaglia la facciamo per i nostri compagni, che gli obiettivi sono collettivi. Ed è proprio così che ci sentiamo quando vestiamo questa maglia".

La vittoria contro i Baby Boks segue una brutta sconfitta nella gara inaugurale contro l’Argentina, condizionata dall’espulsione dopo 15 minuti del pilone azzurro Destiny Aminu. Ora, a un turno dalla fine della fase a gironi, tutte e quattro le Nazionali possono giocarsi un posto in semifinale: sarà in parole povere un tutti contro tutti.

Racconta Odiase: "Dopo il Sudafrica ci ha scritto Sergio Parisse. Ci ha detto che avevamo scritto una pagina di storia, che era felicissimo per noi, ma ci ha anche detto che dobbiamo stare attenti, non montarci la testa e tenere i nervi saldi perché ora arriva il bello. Siamo stati felicissimi del suo messaggio".

Odiase, come tanti suoi compagni, su tutti Marcos Gallorini e François Mey (che non sta disputando il Mondiale per un infortunio a una caviglia) sembra già pronto per la Nazionale maggiore. Chissà che il nuovo coach, Gonzalo Quesada, non voglia bruciare le tappe e regalare a questi ragazzi una ribalta internazionale già nel prossimo Sei Nazioni, aumentando il ventaglio delle opzioni per una Nazionale maggiore che negli ultimi anni ha dato segni di crescita e che sta piano piano, non sempre in modo funzionale, riaccogliendo tanti tifosi che si erano allontanati dopo sette anni di espiazione. Dopotutto chi l’ha detto che un campione debba per forza fare tutta la trafila delle giovanili: Donnarumma ha esordito in nazionale a 17 anni, ma Odiase, che ha vent’anni e mezzo, ma che già ragiona da veterano è più ecumenico sulla questione: "Ognuno ha il suo percorso di crescita. Sarebbe sbagliato fare di tutta l’erba un fascio. Per ora concentriamoci sulla Georgia".

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