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Fabio Scozzoli si ritira. Oggi la rana italiana eccelle nel mondo anche grazie a lui

Francesco Caligaris

Il nuotatore dice addio dopo aver vinto 6 medaglie ai Mondiali e 22 agli Europei, dopo aver indossato la metaforica fascia di capitano dell’Italia e dopo due operazioni alle ginocchia

Sul lato sinistro del petto di Fabio Scozzoli c’è un tatuaggio con i cinque cerchi olimpici e un orario, le 20.11, disegnato all’interno del cerchio nero. Alle 20.11, alle Olimpiadi di Londra 2012, iniziò la finale dei 100 rana in cui Scozzoli partiva come uno dei favoriti per salire sul podio dopo aver ottenuto il secondo miglior tempo in semifinale. Arrivò settimo, la macchia della sua carriera, come ammette candidamente. Pochi mesi dopo, nel dicembre 2012, a Istanbul, Scozzoli diventò il primo nuotatore italiano di sempre a vincere una medaglia d’oro ai Mondiali in vasca corta. La gara cominciò proprio alle 20.11. Alle 20.11 di domani, sabato 24 giugno, Fabio Scozzoli sarà un ex atleta.

I 50 rana del Trofeo Sette Colli di Roma – la seconda e ultima prova di selezione per la nazionale italiana per i Mondiali in vasca lunga che si terranno a luglio in Giappone – rappresenteranno il suo addio al nuoto agonistico. Fabio Scozzoli si ritira a 34 anni dopo aver vinto 6 medaglie ai Mondiali e 22 agli Europei, dopo aver indossato la metaforica fascia di capitano dell’Italia e dopo due operazioni alle ginocchia. Continuerà il percorso che ha già avviato negli ultimi anni, per diventare preparatore atletico e allenatore dell’Imolanuoto.

“Non ho deciso tanto tempo fa”, dice Scozzoli, “anche se ci penso da un annetto. Però la decisione finale l’ho presa due o tre settimane fa. Dopo una gara che non è andata bene ho capito che non era più un piacere per me. Così ho detto basta. È stata quasi una liberazione prendere la decisione definitiva perché sono stato un po’ nel limbo, ma credo che arrivati a una certa età bisogna anche avere il coraggio di voltare pagina. Sicuramente il fatto di avere parzialmente già aperto una nuova porta ha contribuito a chiudere più facilmente quella precedente. Il ricordo più bello è la prima vittoria agli Europei del 2010, a Budapest, nei 50 rana, perché fu inaspettata e penso che le emozioni inaspettate siano le emozioni più forti”.

Scozzoli ha attraversato tutti i cambiamenti della rana, la specialità del nuoto che più si è evoluta e velocizzata negli ultimi decenni. Dal 1968 (data di introduzione dei 100 rana alle Olimpiadi) a oggi il record del mondo è stato abbassato di circa dieci secondi sia dagli uomini sia dalle donne. Nello stesso periodo il progresso nei 100 stile libero è stato solo di cinque secondi al maschile e di sette al femminile. Alle Olimpiadi di Sydney 2000 l’azzurro Domenico Fioravanti conquistava la medaglia d’oro in 1’00’’46, adesso il record del mondo del britannico Adam Peaty è di 56’’88. “Siamo partiti dall’eleganza e dall’efficienza natatoria del giapponese Kōsuke Kitajima, che è stato il mantra dei miei primi anni di carriera, per passare all’esplosività del sudafricano Cameron van der Burgh e arrivare poi alla forza e alla frequenza di Peaty”, racconta Scozzoli, che nel 2009 è diventato il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 rana. “Io penso di aver assorbito tutte queste informazioni e cercherò il più possibile di trasmetterle ai miei futuri allievi”.

Oggi i ranisti italiani sono tra i dominatori della specialità. Nicolò Martinenghi e Benedetta Pilato sono i campioni del mondo in carica dei 100. Con Scozzoli, a Imola, sotto la guida di Cesare Casella, si allenano Federico Poggio, Simone Cerasuolo, Arianna Castiglioni e Martina Carraro, che dall’anno scorso è anche sua moglie. “La rana italiana è una scuola fatta bene”, conclude Scozzoli. “A me non piace celebrarmi, però penso di essere stato per molti anni un punto di riferimento per i nuovi ranisti. Una cosa in cui credo di essere stato un po’ un pioniere è la velocità dei primi 15 metri, la partenza. Da lì è nata un po’ la straordinaria velocità che abbiamo, perché noi italiani siamo veramente forti sulla velocità. Martinenghi negli anni ha imparato a uscire forte e a partire davanti a tutti. Abbiamo capito che partire davanti è un vantaggio. Perché quindi non impiegare del tempo per imparare una cosa che ti dà un vantaggio incredibile?”.

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