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gran calma #38

La Serie A è finita, anzi no: c'è ancora lo spareggio salvezza Spezia-Hellas Verona

Enrico Veronese

Mancano ancora novanta minuti più eventuali calci di rigore (non sono previsti supplementari) per decidere chi seguirà Cremonese e Sampdoria in Serie B. Intanto c'è la l'Italia under 20 in semifinale ai Mondiali, la finale di Conference League e quella di Champions per non sentire troppo l'assenza del campionato

I risultati della 38a giornata di Serie A

Napoli-Sampdoria 2-0 64′ Osimhen, 85′ Simeone
Atalanta-Monza 5-2 12′, 45′ +1, 79′ Koopmeiners, 51′ Colpani (M), 74′ Højlund, 81′ Petagna (M), 92′ Muriel
Lecce-Bologna 2-3 17′ Banda (L), 58′ Arnautović, 81′ Zirkzee, 88′ Oudin (L), 97′ Ferguson
Milan-Verona 3-1 45′ +2 rig. Giroud, 71′ Faraoni (V), 85′, 92′ Rafael Leão
Roma-Spezia 2-1 6′ Nikolaou (S), 43′ Zalewski, 91′ rig. Dybala
Udinese-Juventus 0-1 68′ Chiesa
Sassuolo-Fiorentina 1-3 46’ Cabral, 71’ rig. D. Berardi (S), 79’ Saponara, 83’ N. González
Torino-Inter 0-1 37′ Brozović
Cremonese-Salernitana 2-0 26′ Buonaiuto, 88′ Tsadjout
Empoli-Lazio 0-2 48′ A. Romagnoli, 92′ Luis Alberto

La classifica della Serie A dopo 38 giornate

Napoli 90; Lazio 74; Inter 72; Milan 70; Atalanta 64; Roma 63; Juventus 62 (-10); Fiorentina 56; Bologna 54; Torino 53; Monza 52; Udinese 46; Sassuolo 45; Empoli 43; Salernitana 42; Lecce 36; Spezia e Verona 31; Cremonese 27; Sampdoria 19.

 

Perché trentotto giornate di campionato non sono bastate a definire la classifica finale

Il campionato è terminato, alleluja. Anzi no, gran calma: domenica 11 giugno, in prima serata, Spezia e Hellas Verona dovranno disputare gli ultimi novanta minuti, più gli eventuali calci di rigore, per designare chi farà compagnia a Cremonese e Sampdoria nella Serie B 2023-24. Ove non bastasse un’ora e mezza più il recupero, niente tempi supplementari o golden gol, ma direttamente i calci di rigore: una decisione che spiazza chi ha la panchina lunga e obbliga i due tecnici a provare meticolosamente i tiri dal dischetto durante la settimana. Per come ci sono arrivate, è chiaro che lo Spezia ha tutto da perdere - dopo aver scialacquato un notevole vantaggio di punti e in termini di fiducia - mentre i gialloblu avrebbero tutto da guadagnare. E se nel calcio ogni partita fa storia a sé, azzerando divari e condizioni (lo spera l’Inter, opposta al Manchester City nella finale di Champions League la sera precedente), i tifosi veronesi vivranno questi giorni con il fantasma dei due spareggi del 2007, quando lo Spezia spedì l’Hellas in Serie C1 dopo 64 anni di storia. Protagonista allora fu il portiere spezzino Nicola Santoni, mentre sopra la panchina veneta era seduto un certo Giampiero Ventura…
 

Perché la nazionalità calcistica di Nicola Zalewski è un fatto politico e non solo sportivo

La Roma torna dalla finale europea di Budapest scornata e mazziata, al di là dei propri limiti o demeriti. Il gioco a folate, molto televisive da quando le decantava Giorgio Martino su Rai 2 alla fine degli anni Ottanta, nasconde solo parzialmente il souk a bordo campo ogni volta che a José Mourinho non sta bene una decisione: chissà cosa avrà detto, tra sé e sé, mentre sotto squalifica assisteva al rigore non concesso contro lo Spezia e a quello effettivamente accordato all’ultimo minuto. In Ungheria come all’Olimpico si è messo in luce - e non è la prima volta - Nicola Zalewski, esterno a tutta fascia dal gran tiro e dal cross a uscire: giocatore diligente, animoso, sente la maglia più di altri in quanto romano di provincia. Una futura bandiera, forse, ma soprattutto un elemento che starebbe benissimo nella Nazionale azzurra di Roberto Mancini: gran calma purtroppo, poiché essendo nato a Tivoli da genitori polacchi, pur in possesso della doppia cittadinanza ha preferito rappresentare un paese dove non ha mai abitato, a fronte di quello che non può non sentire come proprio fin dalla nascita e dalla crescita. È il caso più eclatante di predominio dello ius sanguinis sopra lo ius soli in Italia: mentre i vicini francesi si sono fatti forza e vanto dei propri atleti di seconda generazione, qui si vanno a pescare i Retegui pronipoti di oltre cent’anni fa. Ecco, plasticamente, una battaglia da cavalcare per chi se la sente di farlo: i nuovi italiani farebbero vincere l’Italia ben più degli eredi degli oriundi.

 

Perché nella magnifica Italia under 20, semifinalista mondiale, c’è una stella che non brilla

A proposito di Nazionale, orari un po’ bislacchi e concomitanze stanno facendo passare un po’ in secondo piano l’impresa della Under 20 di Nino Nunziata, che ai Mondiali d’Argentina ha raggiunto la semifinale dopo essersi sbarazzata di Brasile, Inghilterra e Colombia. Giovedì alle ore 23 italiane la sfida alla Corea del Sud, dall’altra parte se la giocheranno l’Uruguay e la sorpresa Israele: facile a dirsi che ora gli “sconosciuti” lo saranno un po’ meno. E se è vero che il Chelsea ha visto più lungo dell’Inter riguardo Cesare Casadei (addirittura capocannoniere da centrocampista), quasi solo un elemento - il valido empolese Tommaso Baldanzi - milita in Serie A nelle rose di prima squadra, e scendeva correntemente in campo ogni fine settimana nelle scelte di mister Paolo Zanetti. Quasi, appunto: nelle due partite a eliminazione diretta è rimasto a guardare Simone Pafundi, il ragazzo prodigio che Mancini ha preso a convocare in Nazionale A a 16 anni (“quando diramo, prima lui e poi tutti gli altri”), nonostante il massimo che il suo allenatore Andrea Sottil gli concede è una decina di minuti scarsi a partita. Si vede che l’esperto Nunziata la pensa come il collega udinese, e che l’eccessivo entusiasmo azzurro abbia un po’ stranito il gioiellino: si sarà forse perso, come a tanti succede? Gran calma, perché il 17enne di Monfalcone merita almeno la prova di appello nella massima serie, che passa giocoforza per il suo irrobustimento fisico a contrasto con i corazzieri delle difese avversarie.

 

Perché tatticamente la regular season appena conclusa non è stata così rivoluzionaria

Che campionato è stato, dal punto di vista delle novità tattiche? Nessuna rivoluzione, stante che già negli anni Novanta (Fabio Capello con Marcel Desailly) succedeva di avanzare un difensore centrale in regia: ma in tale contesto il 4-4-2 di partenza non veniva alterato, come invece accade con Pep Guardiola e i suoi emuli, i quali allargano le maglie laterali senza scoprire la densità al centro. Più che altro, c’è stato chi - Simone Inzaghi, lo stesso Zanetti, quasi sempre i due tecnici che si sono avvicendati alla guida della Cremonese - ha compreso che due punte in area sono più pericolose di una sola, seppur attorniata da uno stuolo di trequartisti come nel 4-2-3-1 o nel 4-3-3 imperanti. E se il tutto è finalizzato naturalmente alla vittoria, e quindi a segnare una rete in più, è altresì vero che in classifica predominano le squadre che sanno anche subire di meno. Potrebbero essere prese come ovvietà, ma gran calma: quando verrà scoperto un efficace antidoto alle discese sul fondo e al cross verso la mezzala che accorre (secondo alcuni, arriva in questo modo il 75 per cento dei pericoli per chi difende nel calcio attuale), rimarrà da risolvere quasi solo il “problema” delle reti da palle inattive. Che rappresentano, queste sì, almeno un altro 20 per cento sicuro delle fonti di gol.

 

Perché il prossimo campionato di Serie A sarà come quello concluso, ma diverso, ma uguale

Che Gran calma sarebbe, se non volgesse lo sguardo già alla prossima Serie A? Un torneo che si preannuncia curioso, a cominciare dalla sicura “fuga” di Luciano Spalletti dalla Napoli scudettata, e dalla caccia al suo successore: analoga situazione potrebbe trovarsi a dover risolvere la Roma, chissà la Fiorentina. Dove arriveranno i partenopei in Champions è un’incognita tanto quanto l’eventuale penalizzazione della Juventus da parte della Uefa, che ne condizionerà il mercato mentre cercheranno subitanea rivincita il Milan e l’Inter, ancora con una finale continentale da disputare. Assieme a Frosinone e Genoa salirà una tra Bari e Cagliari: se la prima porrà subito la questione della proprietà in capo ad Aurelio de Laurentiis, il secondo confermerebbe Claudio Ranieri in faccia a tutti i giovani jokisti e butleriani delle panchine. Quale campione straniero sceglierà quest’anno il campionato italiano per affermarsi, per rilanciarsi, per svernare? Ci sarà ancora la voglia di parlarne ogni settimana fin dall’ultima estate, tra orari-spezzatino e qualificazioni europee da non fallire? Il vero tema: il Calciozoico attrae sempre meno le giovani e i giovanissimi, quale microscopica riproduzione dell’Antropocene. Un altro po’, e ce ne andiamo.

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