Erano destinati a vincere, un grande imprenditore e un grande allenatore. Ma così come si sono presi, è bene che si lascino, senza drammi e senza falsa poesia. È la scrittura di molti fortunati incontri, felici nell’attimo, destinati al mai.
Aurelio de Laurentiis è l’immagine di un albero, non lo scopri per bene se non gli giri intorno. E comunque nemmeno questa azione basta, perché poi ci sono i rami, le foglie, un’altezza indefinita. Spalletti è come un piccolo pezzo della sua terra rimasto incolto. È lì, subisce le intemperie, nessuno ha pensato di seminarci qualcosa. È verde quando piove, è grigio di terra secca durante la siccità. Del primo puoi dire qualcosa che resta un’opinione, una delle tante (puoi arrampicarti sugli alberi?), del secondo, ciò che vedi, è, in sintesi, soggettivo uno, oggettivo l’altro, imprendibile il presidente, leggibile l’allenatore.
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