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editoriali

Il calcio italiano ha un problema di civiltà

redazione

Gli sputi all’arbitro Taylor dicono molto sullo stato di salute dello sport più seguito

Il giorno dopo aver arbitrato la finale di Europa League fra la Roma e il Siviglia, Anthony Taylor con famiglia al seguito è stato insultato in un bar dell’aeroporto di Budapest. Un gruppo di sostenitori del club giallorosso, ancora non ripresosi dalla sconfitta, ha pensato bene di inveire contro il fischietto inglese, tra sputi, insulti e lancio di sedie. I video che documentano lo scempio mostrano la moglie di Taylor sconvolta, la figlia in lacrime. Ovviamente non si parla più di una partita di calcio (che sarebbe pur sempre un gioco), bensì di delinquenza. Taylor può aver sbagliato – il rigore non assegnato alla Roma è ancora fonte di discussioni fra gli addetti ai lavori – ma nulla può giustificare quanto accaduto, a cominciare dagli epiteti poco gentili che José Mourinho ha rivolto all’arbitro a fine partita e al suo designatore, l’italiano Roberto Rosetti. Il tutto dopo aver protestato per ogni fischio (dato o mancato) dell’arbitro nel corso della partita eterna, tra recuperi extralarge resi necessari per le continue perdite di tempo delle squadre.

 

Ma non c’entra la Roma, c’entra semmai il contesto sociale nel quale è immerso oggi il calcio italiano. Chi perde applaudendo i propri giocatori fa parte della nicchia più unica che rara. La regola sono le invasioni di campo, qualche volta i fumogeni puntati verso il terreno di gioco (Brescia-Cosenza, giovedì sera), il confinamento dei giocatori negli spogliatoi per “colloqui” con i capi ultras. E ovviamente il dare addosso all’arbitro, che è sempre il principale responsabile (colpevole) delle disgrazie del proprio club. Il calcio più tollerante e civile, oggi, è quello inglese, dove lo spettacolo e il tifo “composto” hanno garantito visibilità, investimenti, crescita e appetibilità. Ed è il calcio dove di arbitri quasi non si parla: brutti, oversize, poco allenati. Il calcio dove gli arbitri non sono e non fanno i protagonisti. Il calcio dove ogni weekend fischia Anthony Taylor.

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