Il Foglio sportivo
La dolce ossessione pallanotistica di Moretti. Un amore chiamato Budavari
Dopo Palombella rossa (del 1989) anche nell'ultimo film del regista, Il sol dell'avvenire, c'è un omaggio al grande pallanotista ungherese
In “Palombella rossa” era il pericolo numero 1: “Marca Budavari!”, ordinava l’allenatore Silvio Orlando, preoccupato; “Marca Budavari!”, ripeteva, allarmato; “Marca Budavari!”, implorava, disperato. In “Il sol dell’avvenir” è l’insegna del “Circus Budavari” in un quartiere popolare di Roma negli anni Cinquanta. Imre Budavari, la dolce ossessione pallanotistica di Nanni Moretti.
Sessantasei anni, di Budapest, colonna di quel Vasas che stava alla pallanuoto come il Real Madrid al calcio, argento europeo e mondiale con quella Nazionale ungherese che stava alla pallanuoto come il Brasile al calcio, Budavari stava alla pallanuoto come Gigi Riva al calcio. Immarcabile. Riempiva piscine, dettava legge, faceva storia. Finché nel 1985 giunse in Italia, ad Arenzano. Alessandro Mostes: “Occhi a mandorla, baffoni spioventi, coda di cavallo. Faceva paura. In acqua, una potenza mai vista. Ambidestro, stessa forza ed esplosività. Prima che i difensori gli prendessero le misure, aveva già ipotecato la partita. Ci mise poco ad ambientarsi. A cominciare dalla focaccia”. Due anni ad Arenzano, altri due a Nervi. Gianni Uras: “Forse il meglio lo aveva già dato, ma quello che continuava a dare era tanto, tantissimo. Una volta mi era sembrato di cogliere uno sguardo alla ma-dove-sono-finito, forse l’avrà anche detto, ma in ungherese, così è come se non l’avessimo mai sentito. Ci mise poco a italianizzarsi. A cominciare da un paese dove si abitava, tutti, al massimo a cento metri di distanza. Panificio, pescheria, gelateria. Passeggiata, porticciolo. E piscina”.
Fu in questo periodo che Moretti girò “Palombella rossa”, la scena sulla passeggiata proprio a Nervi. “Mi ricordo, un giorno, ero bambino, avevo pochi anni e mi avevano portato con la squadra dei grandi, con queste borse a tracolla, sulla passeggiata di Nervi – diceva Michele Apicella, alias Nanni Moretti, nel film uscito nel 1989 – A un certo momento, dietro la curva, lontano sul porto, abbiamo visto la piscina. Be’, in quel momento, io sono stato felice”. Francesco Pastore: “Un giorno e mezzo per girare 30 volte, il tutto tradotto in una sola scena di 15 secondi in cui neanche compaio. Capelli e tute anni Sessanta-Settanta per essere credibili, avanti e indietro mangiando focaccia per essere ancora più credibili. Fu allora che Budavari conquistò Moretti”. Uras: “Le altre scene furono girate nella piscina di Acireale Terme, che proprio grazie al film venne rimessa in funzione. E Budavari fu l’unico del Nervi ad andare là”. Moretti, un passato da pallanotista nella Lazio, nel film con calottina blu numero 5 (e Budavari bianca numero 4) sembrò affezionarsi al Nervi. Uras: “Una volta che giocavamo a Roma, passò in albergo a salutarci. Era chiaro come Budavari fosse il suo preferito”.
Alfio Misaggi, tre Olimpiadi con il Settebello: “Budavari giocava centroboa, ma anche esterno. Corretto, si faceva rispettare, ma se giocavi sporco, qualche ‘cocca’ ti arrivava. Il naso rotto, un occhio nero... Se gli stavi dietro, o segnava o ti faceva espellere. Se gli stavi davanti, ti spostava. Non era velocissimo quando nuotava, ma velocissimo quando caricava e scoccava. Il suo tiro era micidiale”. E in “Palombella rossa” un suo destro spacca la traversa. Uras: “Preparava il gulasch e ci invitava a casa sua a mangiarlo. Qualità alta e dosi industriali”. Pastore: “Allenamento a Genova, piscina di Albaro, Nervi contro Arenzano. Budavari subì un colpo fortuito, gli saltarono due denti, lui alzò il braccio per sospendere la partita, poi s’immerse, cercò e trovò i due incisivi, riemerse, li consegnò all’allenatore e fece segno di ricominciare a giocare. Il giorno dopo un dentista gli restituì un sorriso che, nel frattempo, non aveva perso”. Ancora Pastore: “Un giorno Imre ci sfidò. Si sedette sul bordo della piscina e ci invitò a gettarlo in acqua. Uno, due, tre, quattro, quattro contro uno. Non ci riuscimmo. Ci riprovammo. Niente. Ci riprovammo perfino prendendolo alla sprovvista. Niente. Finché cercò di consolarci: ‘Tranquilli, non prendetevela, sono anni che ci provano pure in Ungheria e non ci sono mai riusciti”.
E in Ungheria è tornato, Budavari. Laureato in Giurisprudenza, avvocato, allenatore dei master. Ma niente Circus.
Il Foglio sportivo
E Diego mandò tutti a chupare. Storia di una conferenza stampa surreale
Il Foglio sportivo - Il ritratto di Bonanza