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Gran calma #28

Il Milan non poteva riportare la scaramanzia a Napoli

Enrico Veronese

Domenica il Napoli ha spento la luce e non è sceso in campo a San Siro. Con sedici punti di distacco dalla seconda e venti dallo stesso Milan poteva accadere, ciò non vuol dire che adesso gli azzurri siano più vulnerabili. Intanto la corsa all'Europa inizia a delineare le vere forze in campo

I risultati della 28esima giornata di Serie A

Empoli-Lecce 1-0 62′ rig. Caputo
Sassuolo-Torino 1-1 36′ Pinamonti, 66′ Sanabria (T)
Cremonese-Atalanta 1-3 44′ de Roon, 56′ rig. Ciofani (C), 72′ Boga, 93′ Lookman
Inter-Fiorentina 0-1 53′ Bonaventura
Juventus-Verona 1-0 55′ Kean
Bologna-Udinese 3-0 3′ Posch, 12′ Moro, 49′ Barrow
Monza-Lazio 0-2 13′ Pedro, 56′ S. Milinković-Savić
Spezia-Salernitana 1-1 43′ aut. Caldara (SA), 70′ Shomurodov
Roma-Sampdoria 3-0 57′ Wijnaldum, 88′ rig. Dybala, 94′ El Shaarawy
Napoli-Milan 0-4 17′, 59′ Rafael Leão, 25′ Brahim Díaz, 67′ Saelemaekers

 

La classifica della Serie A dopo 28 giornate

Napoli 71; Lazio 55; Milan 51; Inter e Roma 50; Atalanta 48; Juventus 44 (-15); Bologna e Fiorentina 40; Torino e Udinese 38; Sassuolo 37; Monza 34; Empoli 31; Salernitana 28; Lecce 27
Spezia 25; Verona 19; Sampdoria 15; Cremonese 13.

 

Perché il Napoli ora è più consapevole e difficilmente sbaglierà due volte

L’incredibile epilogo della partita di domenica sera allo stadio Maradona, per il sollucchero dei bookmakers, non è sintomo di qualcosa se non di se stesso. Un match dove il Napoli ha spento la luce e non è sceso in campo: non poteva accadere prima di questa sconfitta, che arriva con sedici punti di distacco dalla seconda e venti dallo stesso Milan. E un incontro che insegna agli azzurri la consapevolezza di essere vulnerabili, precondizione per ripartire carburando la rabbia, la delusione, l’impotenza di uno smacco comunque notevole, destinato a rimanere nella storia di questa stagione calcistica ben più delle due precedenti sconfitta partenopee in campionato. Certo, l’assenza di Victor Osimhen si protrarrà ancora e a quanto pare Luciano Spalletti non ha ancora riattivato i piani B di inizio stagione, quando Giovanni Simeone e Giacomo Raspadori sapevano rispondere sempre presente. Tuttavia, gran calma: il Milan è passato come un ciclone estivo e non ha quasi mai dato prova di essere lo stesso dello scudetto. Per cui, dalla prossima - venerdì sera a Lecce - tutto nel Napoli tornerà com’era, e come deve essere.

   

Perché l’abbandono della scaramanzia è la notizia più bella della primavera azzurra

Chissà quante volte, in passato, circostanze simili avrebbero portato oltre lo scoramento, direttamente al suicidio sportivo. Un evocare di civette, la corsa al ferramenta, riti apotropaici e la panoplia di immaginario ritrito: oggi invece sotto il Vesuvio già garriscono le bandiere col numero 3, qualche fideista ha approntato addirittura la scritta aggiuntiva “campione d’Europa”, girano la Rete le immagini di torte create per celebrare in anticipo con la vittoria (poi mancata, è per questo che girano) contro gli uomini di Stefano Pioli. Ma soprattutto, è il sindaco Gaetano Manfredi a parlare apertamente del 4 giugno come data del grande evento pubblico e ufficiale, atteso da oltre trent’anni; concedendo altresì, bontà sua, che i singoli quartieri possano pazziare non appena l’arbitro fischierà la fine della partita decisiva per la matematica, circa un mese prima. E a Salerno chiedono la pietà di risparmiare alla tifoseria granata che sia proprio quel giorno. Addio gran calma, che non è la nordica flemma del maniman, felpata e tuziorista: benvenuta Napoli nel mondo dove le motivate remore non assumono più sembianze irrazionali.

  

Perché il Milan ha un’arma per la Champions League, e manco tanto segreta

Alleviati i vinti, è il momento di onorare i vincitori. I rossoneri sono scesi in campo a mente libera, ritrovando la loro programmazione neurolinguistica degli ultimi anni (il 4-2-3-1 con un mediano come trequartista, ah quanto manca Franck Kessié), liberando Brahim Diaz all’ala - e un giorno si scoprirà quanti sono rimasti inghiottiti nel buco nero della trequarti centrale, vero Charles de Ketelaere? - e togliendo le briglie all’incupito Rafael Leão. Insomma, il Milan dello scudetto. Ma anche, volendo, il Milan che nei mesi ha accumulato un tale ritardo dal Napoli da obbligare il suo tecnico al cambio di paradigma con la difesa a tre e Leão in un fazzoletto. A proposito, i posteri si chiederanno perché uno così non voglia giocare da centravanti di manovra negli spazi, che divora costantemente: almeno fino all’eventuale passaggio sotto le consegne di Pep Guardiola. Il che richiama i quarti di Champions League prossimi venturi: nonostante la prepotenza offensiva ritrovata, se il Milan ha una chance di fare la differenza (mercoledì non è domenica) sta nel fattore M in porta. Con tutto il rispetto per l’ottima stagione di Alex Meret, uno come Mike Maignan - lo sa anche la Francia - se sta bene è un dodicesimo uomo, e si è visto come anche in una giornata di splendore per l’attacco lui il suo lo fa sempre. E anche di più, come i grandi portieri di una volta. L’uomo che sussurrava gran calma ai tiri diretti verso l’angolino.

 

Perché la primavera è fatta per le squadre basic, che sbagliano sempre meno

Se in coda lo Spezia fallisce il match point nella lotta salvezza, che avrebbe chiuso l’Hellas Verona a -8, la zona Europa comincia a svelare la propria fisionomia. Lazio seconda a quattro punti sopra la terza, nonostante l’assenza di Ciro Immobile continui a perdurare. Juventus virtualmente quattro punti avanti la Lazio, segno che le vicissitudini giudiziarie (solo all’inizio?) non hanno effetto in campo. Inizia così la primavera della Serie A, dove la gerarchia dei valori sotto il Napoli comincia a delinearsi e premia le squadre “normali”, che non fanno sensazione: anche un po’ basic se si vuole, ma che sbagliano sempre meno. Gli uomini di Maurizio Sarri, undici titolari undici, giocano a memoria anche senza sfolgorare di luci, certi di risolverla prima o poi: e le fondamenta si chiamano Nicolò Casale e Alessio Romagnoli, oggi la miglior coppia difensiva del torneo dopo le défaillance di Amir Rrahmani e Kim Min-jae. La squadra di Massimiliano Allegri, ironizzata per il “corto muso”, è difficile da battere e ormai si è assestata per schemi e scelte dei singoli: anch’essa il modo di andare in porta lo trova sempre, esattamente come ce lo si aspetta. Gran calma, quindi, per le milanesi, la Roma e l’Atalanta che si giocano due posti nella massima vetrina continentale, a tre punti massimi di distanza: se vogliono provare a riprendere la Lazio devono dare di più e mostrarsi di meno.

    

Perché risalgono i giocatori più affidabili e poliedrici, ma anche predestinati e reietti

Focus puntato verso i protagonisti dell’ultimo turno. Rade Krunić, pur non segnando e non partecipando agli assist, è tra i protagonisti dell’exploit milanista: trequartista sulla carta, interno reale, volentieri davanti la difesa, finito a coprire da terzino destro le avanzate di Calabria. Quanta mano dell’allenatore c’è in questo. E chissà che Pioli il prossimo anno non torni ad allenare Daniel Maldini, i cui abbaglianti stanno brillando di luce propria nell’attacco dello Spezia: la classe non è solo genealogia. Duole invece vedere un talento come Tammy Abraham frustrato a sbracciarsi per i mancati passaggi dei compagni: il gol gli manca come l’aria, ma gira così. In compenso la Roma può contare, da qualche settimana, sopra un Nemanja Matić over the top, perché tale è nel campionato italiano e anche in coppa contro la Real Sociedad. Parlando di slavi, se Ivan Jurić vince la propria scommessa riguardo Nemanja Radonjić allora è capace di tutto: l’ala serba si sta dimostrando assai più pericolosa quando attacca lo spazio dal centro, à la Leão appunto, rispetto alle tradizionali mansioni dribblomaniache lungo la fascia, che non sempre gli riescono con profitto. La partita col Sassuolo l’ha rivelato in tal senso: ci sarà un seguito? Gran calma, la risposta nel prossimo pacchetto di figurine.

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