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Il Foglio sportivo

Quando segnava Just Fontaine, un'immagine per l'eternità

Furio Zara

L'attaccante morto lo scorso mercoledì è stato il miglior cannoniere di sempre nella storia dei Mondiali, segnando 13 gol durante la Coppa in Svezia del 1958

C’era uno che si chiamava Just Fontaine e tra i trentaduemila e passa giorni della sua lunga vita gliene bastarono venti per guadagnare l’eternità. Dall’8 al 28 giugno del 1958 durante la Coppa del mondo in Svezia segnò 13 gol, ergendosi a miglior cannoniere di sempre nella storia dei Mondiali. Come premio gli regalarono una carabina, gentilmente rifiutò: disse che amava la pesca, l’attesa che comporta, probabilmente l’ipotesi di un fallimento a portata di amo. 

 

A conferma che siamo tutti la rivelazione di una trama, il destino scontornò la sua figura in un melting pot di etnie: era nato a Marrakech, in Marocco, da padre francese e madre spagnola, giocò per la Francia, sposò una ragazza di Treviso, visse sognando l’America di Frank Sinatra – aveva una voce bellissima che lo induceva ad esibirsi nei night – lo chiamavano il Cinese, per via degli occhi stretti, simili a fessure della cassetta della posta. Nelle foto che circolano nell’ora del congedo, Fontaine sta calciando a rete, i capelli giovani appena spettinati dal vento, uno svolazzo di aureola lo fissa per sempre dentro un tempo piccolo, in quel vago universo che chiamiamo memoria.

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