Gerard Piquè (LaPresse)

Il Foglio sportivo

Oltre la lite con Shakira. Piqué cerca di ridisegnare lo sport

Bernardo Cianfrocca

Si è inventato la Kings League, un particolarissimo campionato di calcio a 7, dopo aver contribuito alla trasformazione della Coppa Davis. Con la sua società Kosmos, l'ex difensore del Barcellona vuole trasformare le manifestazioni sportive e il mondo dell'intrattenimento

Prima che la canzone di Shakira regalasse meme a profusione a tema Twingo e Casio (per la gioia dei marchi e dei loro social media manager), non era trascorso molto tempo dagli ultimi contenuti ironici su Gerard Piqué. I frame del gol di Barella in Barcellona-Inter dello scorso ottobre lo catturavano con le braccia larghe per proteggere l’uscita del portiere, incurante dell’inserimento del centrocampista, tenuto in posizione regolare dal suo pessimo posizionamento.

Il lascito di un giocatore non più competitivo. Non a caso, meno di un mese dopo, ha annunciato a sorpresa il ritiro a stagione in corso, decretato tristemente da un’espulsione da panchinaro contro l’Osasuna. L’imprenditore era già subentrato al giocatore. Dopotutto stava costruendo questo futuro da molto tempo e l’ultimo passaggio è stato solo una formalità. Uscito dal campo, il lavoro non è mai mancato: il 12 gennaio la Federazione internazionale di tennis ha comunicato l’interruzione della partnership con Kosmos, la società da lui fondata, per l’organizzazione della Coppa Davis. La rottura dell’accordo, siglato nel 2018 per 3 miliardi di dollari e inizialmente previsto per 25 anni, si è accavallata al lancio della Kings League, un particolarissimo campionato di calcio a 7. Var a chiamata, rigori mutuati dall’hockey, il calcio d’inizio dalla pallanuoto, carte jolly a disposizione, squadre composte con un draft tra gli iscritti, la partecipazione di vecchie glorie come Sergio Aguero e Javier Hernandez, la presenza di “Enigma”, un giocatore in attività mascherato, non autorizzato a partecipare dal suo club. “Un circo”, come è stato descritto dal presidente della Liga Javier Tebas, ma di cui Piqué sta rivendicando con orgoglio i risultati.

 

Sul suo profilo Twitter appaiono grafici che dimostrano l’interesse del pubblico su Twitch, in grado di superare quota 1 milione e 200mila spettatori nei picchi, mantenendo una media generale di 400/500mila utenti connessi. L’uso di Twitch, approfittando della stretta collaborazione con lo streamer Ibai Llanos, è una testimonianza della strategia di Piqué. Nessuna mediazione giornalistica, ricerca di contatto con un pubblico più giovane e moderno. Allo stesso Llanos su Twitch aveva rilasciato la prima intervista dopo il ritiro di novembre: “La Superlega fu una cagata terribile, ma sono d’accordo sul fatto che ora le persone consumino il calcio in modo diverso”. Anche l’ex difensore sposa il filone di pensiero di chi ritiene il calcio in competizione con Fortnite, non più adeguato alle modalità di fruizione delle nuove generazioni. Sono necessari riduzione dei tempi morti e aumento dell’imprevedibilità. Meno tiki-taka e più highlights, paradossale per un giocatore plasmato da Guardiola: “Ci vuole il coraggio di introdurre regole più divertenti, 90 minuti sono tanti, i prodotti devono essere brevi ed emozionanti”.

 

Eppure per la Supercoppa spagnola sono state aggiunte due partite. Attacchi hacker e rivelazioni giornalistiche dello scorso aprile avevano svelato la sua fitta corrispondenza con il presidente federale Luis Rubiales per convincerlo con successo a disputare in Arabia Saudita il nuovo modello del torneo con quattro squadre. Spremere chi è disposto a pagare di più per vedere giocare di più, una formula non così innovativa per un aspirante rivoluzionario dello sport, ma che ha fruttato 24 milioni alla sua società per l’intermediazione.

L’ambizione di Piqué ha destato più clamore nel mondo del tennis con la Coppa Davis trasformata in una sorta di Mondiale: una settimana, stessi campi, sfide con meno partite e set (da 5 a 3). I match in orario notturno obbligarono una smussata del format fino alla formula attuale con tre fasi diluite in un anno e quella finale (dai quarti in poi) in unica sede. L’interruzione del rapporto, motivata secondo L’Equipe da una richiesta di rateizzazioni dei pagamenti richiesta da Kosmos, rappresenta una caduta di immagine, ma è difficile pensare che il tennis premi il tasto reset e torni al punto di partenza pre-Piqué.

 

In ogni caso gli interessi della Kosmos restano vari. Produzione di documentari sportivi, eSports, diritti di trasmissione della Ligue1 in Spagna e l’FC Andorra, club portato dalla quinta alla seconda serie spagnola con un ripescaggio di mezzo, proseguono la missione della società: “Reimmaginare gli sport e i media di ieri per il pubblico di domani”. In un ritratto del Pais, veniva attribuita a Piqué come stella polare della sua seconda carriera la frase dell’investitore americano Warren Buffet: “Non investire mai in un business che non puoi capire”. Muovergli l’accusa di non capire il calcio sarebbe ingenerosa, sebbene lui non sia stato così tenero con il suo sport: “La mia sensazione è che sia obsoleto”, ha confidato all’amico e socio Llanos. Sta provando a innovarlo con maschere e bonus speciali. Dovesse riuscirci, tanto di cappello, ma in caso contrario la sua ex potrebbe sempre rinfacciargli: “Cambiaste el futbol por la Kings League”.
 

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