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calcio in banca

I soldi che servono per competere in Champions League

Roberto Gotta

Cosa ci dice la nuova edizione della Football Money League, la classifica dei ricavi dei club compilata dallo Sports Business Group di Deloitte, sulla salute e sull'economia del calcio europeo

Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate. In Champions League, per la precisione. È quel che si deduca dalla ventiseiesima edizione della Football Money League, la classifica dei ricavi dei club compilata dallo Sports Business Group di Deloitte: le ultime cinque vincitrici della ex Coppa dei Campioni (Real Madrid, Liverpool, Chelsea, Bayern Monaco) e anche le squadre da loro sconfitte in finale, che in parte sono le stesse, sono tutte nella Top 10, e se aggiungiamo la Europa League solo due delle ultime cinque trionfatrici sono al di fuori della Top 20, e si tratta di Villarreal, Siviglia e Eintracht Francoforte. Insomma, entrare in Champions League in realtà può salvare stagioni e budget, ma pensare di arrivare fino in fondo, se non si è in una élite, è utopia, a parte il curioso caso del Manchester City, dominatore assoluto della classifica ma arrivato solo ad una finale, persa oltretutto nel 2021 contro il Chelsea).

 

Nella classifica relativa alla stagione 2021-22 dominano del resto i club di Premier League, che per la prima volta occupano oltre la metà (11) delle posizioni della Top 20. Manchester City, Liverpool, Manchester United, Chelsea, Tottenham Hotspur, Arsenal, West Ham United, Leicester City, Leeds United, Everton e Newcastle. City, Liverpool e United sono prima, terza e quarta, mentre l’Arsenal, decimo, è il primo nuovo club dal 2018-19 a entrare nella Top 10, grazie soprattutto agli introiti cosiddetti matchday, quindi biglietti, merchandising e ristoranti attivi nei giorni delle partite.

 

Ci sono tre italiane: Juventus all’11° posto, Inter al 14° e Milan al 16°, mentre era prevedibile che la Top 10 venisse completata dal Real Madrid (2° posto), Paris Saint-Germain (5°), Bayern Monaco (6°), Barcellona (7°). Quindi, sei inglesi, due spagnole, una tedesca, una francese.

 

In generale, i club della Money League 2023 hanno registrato ricavi per un totale di 9,2 miliardi di euro nella stagione 2021-22, con un aumento del +13 per cento rispetto agli 8,2 miliardi di euro registrati nella stagione 2020-21. Ha influito, ovviamente, la riapertura pressoché generale degli stadi, e anche i ricavi commerciali sono aumentati dell'8 per cento rispetto all'anno precedente (da 3,5 miliardi di euro a 3,8 miliardi di euro), ma il loro impatto è stato vanificato dalla riduzione dell'11 per cento (pari a 485 milioni di euro) dei ricavi da diritti televisivi rispetto alla stagione 2020-21, che però aveva beneficiato dei differimenti dei ricavi delle partite rinviate nel 2019-20.

 

Una lettura quindi non facile, anche perché coinvolge somme di denaro talmente fuori misura per l’uomo della strada da rischiare di essere poco significative, nelle differenze tra squadra e squadra. Il Manchester City è passato da 644,9 a 731 milioni di ricavi, il Real Madrid da 640,7 a 713,8, l’Arsenal - ingresso a sorpresa, si diceva - da 366,5 a 433,5.

 

Le italiane? Juve da 433,1 a 400,6, Inter da 330,9 a 308,4, Milan da 216,3 a 264,9, dunque unico nostro club a crescere nei dodici mesi considerati. Tornando alla Premier League, significativo il parere di Sam Boor, direttore dello Sports Business Group di Deloitte: "È improbabile che la superiorità finanziaria della Premier League venga messa in discussione nelle prossime stagioni. Ciò è evidente soprattutto in un periodo in cui questi club continuano ad attrarre investimenti internazionali che spesso, nei migliori casi, stimolano a privilegiare la redditività, oltre che il successo sul campo. Ora è probabile che non si tratti di se, ma di quando, tutti i 20 club della Premier League appariranno nella top 30 della Money League", mentre Tim Bridge, lead partner dello Sports Business Group, ha aggiunto considerazioni che richiamano le dichiarazioni di Andrea Agnelli ("rischieremo una decrescita del calcio, a favore di un’unica lega dominante, che è la Premier League"): "Ora si tratta di capire se gli altri campionati possono colmare il divario, probabilmente aumentando il valore dei futuri diritti televisivi internazionali, o se la Premier League sarà virtualmente intoccabile, in termini di ricavi".

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