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Il Foglio sportivo

Pioli e Inzaghi illuminano due modelli del calcio futuro

Alberto Brandi

Gli allenatori di Milan e Inter, che erano insieme alla Lazio, mercoledì a Riad si giocano la Supercoppa italiana. Storia di una amicizia e di una rivalità

Ancora tu Stefano, ancora tu Simone. Mercoledì prossimo Pioli e Inzaghi se lo diranno per la prima volta lontano dall’Italia, a Riad in Arabia Saudita. Siamo al sesto capitolo della sfida tra i due sulle panchine di Milan e Inter cominciata il 7 novembre 2021: 1-1 in campionato aperto da un rigore trasformato freddamente da Calhanoglu e chiuso da un autogol di De Vrij prima del rigore fallito da Lautaro. Un pareggio, il solo insieme all’andata della semifinale della scorsa Coppa Italia, terminata senza gol. Il resto ci tramanda storie di cappa e spada. Di rivalità vera, sentita. Dal secondo e decisivo incrocio in campionato, quello del ribaltamento con doppietta di Giroud dopo il gol di Perisic, al ritorno di Coppa Italia, 3-0 per l’Inter, il solco più profondo tra le due squadre. Per ricominciare col vernissage di questa stagione, il 3 settembre scorso, 3-2 per Pioli, uno cui i derby piace vincerli e soprattutto in rimonta, dando agli avversari l’illusione di averli in mano. 

 

Il prossimo duello ha un che di inedito: mette in palio un trofeo, la Supercoppa italiana. Sfida secca, 90 o più minuti per sigillare la scorsa stagione. Ancora Pioli contro Inzaghi. Ma c’è stato un tempo in cui era Pioli con Inzaghi. Successe nelle stagioni 2014/15 e seguente alla Lazio. Stefano era l’allenatore della prima squadra, Simone la sua emanazione in Primavera. Uniti nella missione di far volare l’aquila biancoceleste. Prima di essere nemici, erano sportivamente amici. “Tra noi c’era un bel rapporto – ci racconta Pioli – lo definirei normale, quello che si crea naturalmente tra due tecnici che lavorano per la stessa società. Ci allenavamo entrambi a Formello. Quando potevo seguivo i suoi allenamenti, lo stesso faceva lui con i miei. Ai tempi c’è sempre stata grande collaborazione, poi ci siamo affrontati tante volte da avversari, ma è rimasto un grande rispetto da quando le nostre strade si sono separate”.

 

L’evento che divise i destini dei due allenatori fu proprio un derby. Di Roma. Il 3 aprile di sette anni fa, la Roma umiliava la Lazio con un 4-1 che spingeva Lotito a esonerare Pioli e a consegnare la panchina al promettente Inzaghi, uomo di casa visto che, dopo aver smesso i panni di calciatore, trovò subito aperte le porte del settore giovanile. “Prima che le nostre strade si separassero – ricorda Inzaghi – eravamo sempre a contatto lavorando nello stesso centro sportivo. Stefano è una bellissima persona con cui chiacchierare. Mi ricordo che a volte si rimaneva a tavola a parlare di calcio e non solo anche con Tare, il nostro direttore sportivo. Dopo quel giorno, ci siamo incontrati tantissime volte quando lui era all’Inter e poi alla Fiorentina prima di ritrovarci a Milano. Ho vinto, ho perso: c’è rivalità come è giusto che sia, ma rimane una grandissima stima reciproca”.

 

Sarà la terza volta nella storia in cui Milan e Inter si contenderanno un trofeo in sfida secca. La prima fu in finale di Coppa Italia il 3 luglio 1977: vinsero i rossoneri 2-0 (gol di Aldo Maldera e Braglia). La più recente è stata proprio una finale di Supercoppa Italiana del 2011. Anche allora il Milan era scudettato e l’Inter detentrice della Coppa Italia: vinsero i rossoneri 2-1 rimontando con Ibrahimovic e Boateng il gol iniziale di Sneijder. Si giocava, anche in quell’occasione, lontano dall’Italia, a Pechino. Si era però a inizio stagione, data 6 agosto, e non nel pieno dell’attività come sarà la settimana prossima. Sfide senza appello, ma senza trofei in palio, furono anche quelle dei quarti di finale di Coppa Italia 2017/18 (vinse il Milan, 1-0 di Cutrone ai tempi supplementari) e quella agli ottavi del 2020/21, risolta pure lei nel prolungamento, ma con il 2-1 dell’Inter grazie alla punizione di Eriksen. Proprio questo rappresenta l’unico acuto interista nelle stracittadine con esito definitivo al fischio finale. Quando si esce dal campionato, in effetti, il bilancio pende a favore dei rossoneri (13 vittorie, 10 pareggi, 9 sconfitte). 

 

Mercoledì (diretta su Canale 5 alle 20) la contesa si sposta allo stadio King Fahd di Riad, lontano 5.000 chilometri da San Siro. Ma non sarà un derby depotenziato. “Si tratta sempre di una partita unica – dice Carlo Ancelotti, dall’alto della sua lunga esperienza – una sfida speciale qualsiasi sia la posta in palio e dovunque si giochi. Chiaro, lo scenario ideale è quello di San Siro, con le sue curve, le sue coreografie. Ma un derby è un derby anche se sei dall’altra parte del mondo”. E che derby sia, allora. Ancora Stefano contro Simone. Prima amici, poi nemici, ma mai per contendersi la Supercoppa Italiana. Trofeo che è d’argento e non d’oro come la Coppa Italia e quella dello scudetto. Trofeo che sulla bilancia segna solo 7,5 chilogrammi. Ma che nella stagione, e forse nella storia dei due allenatori, peserà come un macigno. Anche se per la rivincita bisognerà aspettare poco, meno di una ventina di giorni, il 5 febbraio quando si giocherà il ritorno di campionato. Ancora con voi, Stefano e Simone.