Scoot Henderson

Nba, la lista dei buoni propositi per il 2023

Andrea Lamperti

Sarà un anno di cruciale importanza per la lega: l'agenda di Adam Silver presenta una serie di criticità da risolvere e traguardi da raggiungere che avranno un impatto significativo sul futuro

Se la fine dell’anno è il momento dei bilanci, l’inizio di quello nuovo porta tradizionalmente con sé le liste dei buoni propositi. E così, dopo aver fatto il punto della situazione sugli ultimi dodici mesi dell’Nba, ora è tempo di guardare avanti. Quello appena iniziato sarà un anno di cruciale importanza per la lega, sotto diversi punti di vista. L’agenda del commissioner Adam Silver presenta una serie di criticità da risolvere e traguardi da raggiungere che avranno un significativo impatto sul futuro. Tanto nei programmi di crescita ed espansione dell’Nba, quanto nei meccanismi che regolano, dentro e fuori dal campo, la competizione tra le franchigie.

 

Il futuro dell’Nba

La prima priorità, nonché la condicio sine qua non per lo svolgimento del campionato, è il rinnovo dell’accordo di Contrattazione Collettiva (Cba). La lega, i proprietari e l’associazione giocatori stanno negoziando i termini della nuova magna carta su cui poggia l’intero sistema Nba, con scadenza attualmente fissata all’8 febbraio.

In passato è capitato tre volte (1995, 1998, 2011) che, in assenza di un punto di incontro, si incorresse in una sospensione della stagione; oggi un rischio del genere non sembra dietro l’angolo, ma le complessità da superare non sono poche. Dalle modifiche al salary cap all’introduzione di un torneo durante la regular season, passando per le norme che regolano l’accesso al Draft dei giovani prospetti, per il problema delle stelle che chiedono di essere scambiate e per alcune richieste della Nbpa tra cui la creazione di un fondo economico per i giocatori e un approccio più moderno ai problemi di salute mentale.

Parallelamente, l’Nba è al lavoro su un progetto in cantiere da anni e quantomai vicino alla realizzazione. Come lasciato intendere a più riprese da Silver e soci, i tempi sono maturi per un possibile allargamento da 30 a 32 squadre, con l’introduzione di due nuove franchigie. Dove, e come? Anche in questo caso, non mancano i dubbi da sciogliere.

 

Il presente del gioco

Passando a tematiche di stretta attualità, ci sono due aspetti che l’Nba deve discutere con urgenza, alla ricerca di una coerenza ad oggi soltanto supposta: la questione palming, ovvero la nostra violazione di palla accompagnata, e le discusse norme sul tampering.

Il problema del palming è deflagrato nei primi mesi di stagione, in cui l’Nba ha invitato gli arbitri ad applicare sistematicamente una norma esistente da anni, ma la cui attuazione è sempre stata piuttosto blanda. Finora si sono viste circa 200 violazioni, un aumento vertiginoso rispetto al passato, ma l’intermittenza con cui la regola viene tuttora applicata è causa di controversie. Nonostante l’irrigidimento, infatti, si possono trovare in ogni partita diversi casi non ravvisati, e come ha detto Steve Kerr “lo fanno tutti, dai tempi di Iverson”. Proseguire sulla strada dell’intolleranza, dunque, o tornare a una più confortevole lassità?

In ambito diverso ma con contorni simili, una netta presa di posizione sembra necessaria anche sul tema tampering (approfondito esaustivamente qui). L’incoerenza regna sovrana, tra sanzioni episodiche e in ogni caso non sufficienti: è arrivato il momento di chiedersi se aumentare i controlli e inasprire le punizioni, oppure se gettare la spugna.

 

La solita battaglia

Infine, sarà l’anno dello sbarco della classe Draft più attesa dai tempi di LeBron James, quantomeno nei due giovani di maggior prospettiva: Victor Wembanyama e Scoot Henderson. Ciò ha inevitabilmente causato - e ancor di più causerà nei prossimi mesi – un’agguerrita corsa alle ultime posizioni. Sì, parliamo di tanking.

La diffusione del perdere-e-perderemo non è una novità per la lega. In passato Silver ha provato a disincentivare tale strategia con l’introduzione di nuove logiche nella Draft lottery, che evidentemente però non hanno risolto del tutto il problema; e quando lo stesso commissioner ha parlato di Wembanyama e delle squadre “che aspettano la lottery 2023 con la bava alla bocca”, ha confermato che non si tratti di un mistero, e neppure di un tabù. Che la smania di mettere la mani sull’enfant prodige possa spingere la lega a ulteriori riflessioni?

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