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Qatar 2022

Un Mondiale scriteriato

Enrico Veronese

Difese raffazzonate, centrocampi ballerini, spazio al contropiede. In Qatar l’obiettivo sembra essere segnare un gol in più e non prenderne uno in meno

Dalla mappa di Mercatore a quella di Peters. Non era scontato accadesse: la ventiduesima edizione del Mondiale sta riservando strabilianti sorprese extraeuropee in alcuni risultati – che riflettono altrettanti sconvolgimenti nella gerarchia geopolitica del calcio – ma anche ardite interpretazioni tattiche, inopinati cambi di mentalità e una politica dei rischi da far invidia agli economisti più spinti.
È il caso dell’Argentina, che all’esordio contro l’Arabia Saudita ha presentato il solo Leandro Paredes davanti alla difesa, con due interni d’attacco molto offensivi nella costruzione del gioco – Rodrigo de Paul e il Papu Gómez – oltre alle tre punte designate. Morale? Il mediano della Juve non è riuscito a frenare il pressing saudita, il suo sostituto Enzo Fernández si è trovato privo di appoggi, la squadra era praticamente spaccata in due tronconi e gli avanti avversari hanno avuto buon gioco a infilare la Selección. Al ct Lionel Scaloni non resta che vincere entrambe le rimanenti partite eliminatorie contro Messico e Polonia, protagoniste invero di uno scialbo 0-0, per sperare nel passaggio del turno. Che diventa quasi utopia, invece, per la Germania di Flick: anche in questo caso il 4-2-3-1 si è rivelato troppo per la tenuta e la sostenibilità del complesso, facendo ricadere nell’eclettico Joshua Kimmich e nel costruttivo Ilkay Gündogan il peso di arginare le controffensive giapponesi. Col risultato di un’imprevista débâcle e l’effetto di una rincorsa forse impossibile, trattandosi di sconfiggere una Spagna schiacciasassi (7-0 a Costa Rica). Gran calma, dice l’altro lato della medaglia: pure Luis Enrique ha mischiato le carte, piazzando nominalmente al centro della difesa un regista come Rodri, in luogo del testuale Pau Torres. Ma nella pratica lo schieramento spagnolo funzionava più come un composito quanto inedito 3-2-2-3, in odor di WM col doppio pivote: la differenza negli esiti con le due grandi deluse del primo round è stata determinata dalla tenuta atletica. Checché dica il risultato, Argentina e Germania hanno dominato i rispettivi primi tempi: decisioni arbitrali ed errori sotto porta nel primo caso, il palo e la traversa nel secondo hanno tenuto in partita gli avversari asiatici. Che nella ripresa hanno goduto di cinque minuti di black out per far propria l’intera posta: al di là dei meriti, crederci è tutto. Poteva andare diversamente, quindi: ma sarebbe assolutorio disconoscere che allo stupore hanno contribuito difese raffazzonate e, appunto, allenatori scriteriati con l’obiettivo zemaniano di realizzare un gol in più, anziché subirne uno in meno.

 

Anche la Francia e l’Inghilterra, strapotenti davanti, nelle retrovie si sono mostrate tutt’altro che invulnerabili: il primo tempo dei transalpini li ha visti leggeri e sovrappensiero, beati delle loro quattro punte più Rabiot, puniti giustamente in contropiede da un’Australia tutta corsa e applicazione. Alla lunga, stavolta, la classe deliziosa di Kylian Mbappé, Antoine Griezmann, Olivier Giroud è venuta fuori e la chiesa è tornata al centro del villaggio: ma se i Socceroos avessero trovato il raddoppio, pure sfiorato, si sarebbe parlato di un’ecatombe delle big. Bene è andata all’Inghilterra, che la messe di gol l’ha prodotta relativamente presto, grazie a una potenza di fuoco offensiva forse pari a nessun’altra: il finale di partita contro l’Iran ha tuttavia creato patemi evitabili, segno che sostituire l’interditore Kalvin Phillips degli Europei con la pur ottima mezzala Jude Bellingham qualcosa ha pagato in termini di impermeabilità.

 

Per contro, si sono visti anche i catenacci: Iran e Costa Rica, schierati col 5-4-1, confermano che se disponi di materiale povero non ti salva il doppio “pullman” davanti alla porta. Ben diverso e propositivo il calcio giocato da altre outsider come Tunisia e Canada: intensa la prima, fisico il secondo, hanno strappato nel primo caso un risultato positivo contro la Danimarca (i nordafricani hanno concluso esausti), nel secondo le recriminazioni per l’arbitraggio di Sikazwe contro il Belgio.

 

Con Galles-Iran e Qatar-Senegal ricomincia il giro, e si fa largo una suggestione: negli ultimi quattro Mondiali hanno vinto altrettante Nazionali europee, frutto dei campionati più ricchi e prestigiosi. Manca solo la Premier League: football’s coming home for Christmas?

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