Qatar 2022 - dialoghi mondiali/2

Senegal-Olanda è la partita delle grandi speranze. Ma occhio a Phil Foden

Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore

Qualcuno tra i Leoni della Teranga pensava anche di poter vincere il Mondiale (poi si è fatto male Sanè). Gli olandesi sono allenati da Van Gaal, e tanto basta. Mentre l'inglese potrebbe essere il primo classe 2000 a segnare ai Mondiali. La bruttezza affascinante del Qatar e i tifosi dell'Ecuador che cantavano per la birra

“Dialoghi mondiali” accompagnerà ogni giorno di Qatar 2022. Un dialogo quotidiano tra il calcio e il faceto tra Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore sui temi di giornata, o forse no, dei primi Mondiali invernali della storia.


 

Fulvio - Ok, c’è stata la prima partita. Ma non so come abbia fatto il mondo a seguirla senza pensare al dramma di Infantino, che, parlando del tema dei diritti in Qatar, ha detto di conoscere le discriminazioni, perché da piccolo lo bullizzavano perché aveva i capelli rossi. Cioè, non mi riprendo da due cose: dalla stupidità di una frase del genere e dall’immagine di Infantino con i capelli rossi.

Giuseppe - Immagino che Infantino (che è un uomo più intelligente di così) abbia pronunciato quelle scempiaggini con la spiacevole e sfuggente sensazione di avere qualche arma da fuoco puntata sulla sua fronte spaziosa – perdonami la metafora un po' cruda, in sintonia con la natura di questo Mondiale. Sull'ipocrisia occidentale e quindi anche italiana di scoprire il Qatar solo oggi, quando, per dirne una, è dal 2004 che dal Qatar passa il Mondiale di MotoGP, non mi sento di dargli del tutto torto. Dai, parliamo di calcio?

 

Fulvio - Se vuoi andare in ordine prima c’è la cerimonia di inaugurazione. Sai che il genio che l’ha creata è italiano? Aspetta, sia chiaro. La frase “c’è un po’ d’Italia” in qualsiasi cosa è bandita da questi dialoghi perché altrimenti mi annoio. Però, ecco Marco Balich fa veramente tutto: cerimonie olimpiche, Mondiali e molto altro ed è sempre tutto molto bello da vedere. Fa anche produzioni teatrali spettacolari, caso mai ci fosse qualcuno di interessato alla cultura tra chi ci legge.

Giuseppe - La cerimonia è stata la cosa migliore che il Qatar ha potuto offrire al mondo nel primo pomeriggio del suo Mondiale. Ha avuto degli accenti naif nemmeno troppo sorprendenti per il genuino entusiasmo che contraddistingue il mondo arabo per questo Mondiale. La sfilata delle vecchie mascotte e il medley con i vecchi inni sapeva tanto di "Guardate, abbiamo fatto i compiti!".

Fulvio - Poi però è arrivata la partita e il Qatar è stato un po’ il contrario di Spinaceto secondo Nanni Moretti. Pensavo meglio. Però questo mi conforta: vuol dire che ancora il talento non si crea con i soldi, nonostante l’enorme investimento per arrivare pronto a questo Mondiale.

Giuseppe - Si vede che sei una persona gentile. Il Qatar mi è sembrato di una bruttezza abbacinante, fino a esserne quasi affascinato. Non ha saputo fare niente: né in difesa, né in attacco, scombiccherati tatticamente, inferiori fisicamente. Sembrava una di quelle Nazionali caricatura che facevano folklore nei Mondiali anni '80, tipo il Kuwait o gli Emirati Arabi Uniti a Italia '90. Fuori dal tempo.

 

Fulvio - Ti confesso che ho avuto un attacco di complottismo al gol annullato. Ho detto “ecco qua, abbiamo cominciato”. Già vedevo fiumi di indignazione. Invece il gol era davvero da annullare. Però tre (due buoni) li ha segnati Valencia ed è significativo. Leggevo l’altro giorno un articolo sui giovani dell’Ecuador andati all’estero e con una carriera luminosa davanti: lo indicano come quello che ha aperto la porta, fatto capire che si può sognare. Gente che serve, perché l’Ecuador mi pare, anche per questo, una discreta nazionale.

Giuseppe - Pur avendo oltre il 50 per cento della rosa che gioca in America, l'Ecuador ha qualcosa di interessante da presentare anche a noi europei: il difensore Hincapie del Bayer Leverkusen, oltre ovviamente a Moises Caicedo che è già una stellina nel Brighton di De Zerbi. Mi ha un po' deluso che non siano andati a caccia del terzo e del quarto gol, che a un certo punto sembravano inevitabili: quest'anno, a parità di punti, il primo criterio di qualificazione è la differenza reti, quindi secondo me non avrebbero dovuto rallentare così presto.

Fulvio - Anche io pensavo affondassero. Ma chissà. Intanto do il voto più alto della giornata: ai tifosi dell’Ecuador che a un certo punto hanno iniziato a cantare “Queremos cerveza”, vogliamo la birra. La cosa più surreale, finora, è proprio l’aria degli stadi. Nessuna festa fuori, all’improvviso ho visto transenne tipo sagra del mio paese (che, peraltro, produce birra). Me l’aspettavo freddo, ma non così. Però fortuna oggi si va più sul pensante. Tre partite, prima delle quattro giornaliere. Ne parliamo?

 

Giuseppe - Penso che la meno spettacolare sarà Inghilterra-Iran, che però merita attenzione per almeno tre motivi. 1) la prima forma di dissenso occidentale, annunciata sul braccio di capitan Harry Kane (nonostante le resistenze della Fifa?); 2) la fase difensiva d'altri tempi dell'Iran di Carlos Queiroz, che nelle sue ultime partecipazioni ha impressionato per applicazione e intensità; 3) è pur sempre una partita di un Mondiale. Non dico che può già scapparci la sorpresina, ma non è una partita scontata.

Fulvio - Certo che l'Iran nella seconda partita, dopo il Qatar, è una specie di sfilata di chi dei diritti umani non sa proprio che farsene, insomma. Tanto per essere chiari su cos’è questo Mondiale. Però non so come si comporteranno i giocatori della Nazionale iraniana, e i tifosi. Dopo di che, sono incuriosito dall’Inghilterra, che non so se è già arrivata al massimo o può crescere ancora. Ma anche da Abolfazl Jalali, se gioca o no non è ancora dato sapere, che per anni ha fatto poche interviste perché non gli piacevano i suoi denti. Ora li ha messi a posto.

Giuseppe - Qualcuno potrebbe obiettare che, a proposito di violazioni di diritti umani in patria e all'estero, anche gli Stati Uniti che giocano alle 20 storicamente non sono messi benissimo. Tornando alle sfere che rotolano, mi aspetto finalmente un primo acuto da Phil Foden, che all'Europeo fu schiacciato da una pressione mediatica anche auto-indotta (ricordi i capelli biondo platino alla Gascoigne 1996?). Potrebbe essere lui il primo classe 2000 a segnare in un Mondiale.

 

Fulvio - Calma, prima c’è Senegal-Olanda. Ma lo sai che in Senegal qualcuno pensava anche di poter vincere il Mondiale? Solo che l’infortunio di Sadio Manè ha stroncato pure la più sfrenata delle ambizioni. Prima o poi parleremo anche degli infortuni: tipo la Francia senza Benzema, Pogba, Kante, Nkunku. Manca solo che vadano a rubare le scarpe nello spogliatoio e rapiscano l’allenatore. Scusa, divagazione. Dicevamo: Senegal-Olanda.

Giuseppe - E' il secondo Mondiale di fila che l'Africa perde la sua stella più lucente per un infortunio all'ultima curva: era già capitato a Salah che nel 2018 si presentò a Russia per onor di firma, e l'Egitto naufragò con zero punti in tre partite. I Leoni della Teranga mi paiono però molto più corazzati, forgiati dal loro ct Aliou Cissé che da giocatore ricordo anima del magnifico Senegal 2002 e che da allenatore è diventato una specie di Simeone afro. Io però in Senegal-Olanda non avrò occhi che per Van Gaal.

 

Fulvio - L’Olanda è sempre quell’idea di bellezza antica, di giovani e scapigliatura. Però sempre un po’ bella e inconcludente. Ma a me piace la bellezza tanto per, senza bisogno di arrivare a qualcosa. Sempre che sia bellezza e che tu ora mi spieghi questa sfrenata passione per Van Gaal.

Giuseppe - È un uomo geniale, ruvido e dispotico come i migliori/peggiori olandesi, che l'ultima volta ne fece di tutti i colori: mandò in soffitta decenni di avanguardia per un 3-5-2 brutto sporco e cattivo che poi si rivelò estremamente solido, rifilò 5 gol ai campioni uscenti spagnoli, si precipitò sulla linea laterale per dare il cinque a Robin Van Persie che si era appena tuffato sulla Luna, cambiò il portiere al minuto 119 del quarto di finale contro la Costa Rica prendendosi il rischio di fare la figura del cretino. E questo solo a Brasile 2014. Ora è reduce da 25 sedute di radioterapia per guarire da un tumore alla prostata, e vedessi con quale voluttà scandiva i nomi dei 26 convocati nel videino promozionale della Federazione Olandese, giustamente seduto su una poltrona da regista.

Fulvio - Non dovevi convincermi, ma le passioni vanno sfogate. Per questo mi appassiona l’ultima partita del giorno: c’è il Galles contro gli Usa. E il Galles, come le altre nazionali del Regno Unito, le vedo sempre in chiave anti-inglese. Ma il discorso è politico. E poi voglio vedere Bale: ha giocato pochissimo in campionato perché scommette sull’ultimo mondiale da protagonista? Allora ci divertiamo. E poi sono sempre curioso di vedere gli Stati Uniti, eterna promessa. Ogni volta per loro è l’anno buono per lanciare il calcio, ma a sensazione direi che ancora non ci sono riusciti. Diciamo che è una sfida tra una nazionale di passione e una un po’ di plastica. Una roba mondiale, insomma.

Giuseppe - Immagino un Bale esaltatissimo dal giocarsi l'ultimo Mondiale della carriera in uno dei Paesi con la maggior densità di campi da golf. Per lui dev'essere il Paradiso terrestre.

Fulvio - Ci vediamo domani?

Giuseppe - Sì.