Qatar 2022 - dialoghi mondiali

Inizia il Mondiale e non sappiamo per chi tifare

Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore

La Nazionale italiana starà come tutti noi sul divano a guardare la Coppa del mondo in Qatar. Ecco il primo appuntamento con i Dialoghi mondiali di Fulvo Paglialunga e Giuseppe Pastore

“Dialoghi mondiali” accompagnerà ogni giorno di Qatar 2022. Un dialogo quotidiano tra il calcio e il faceto tra Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore sui temi di giornata, o forse no, dei primi Mondiali invernali della storia.

 


 

Fulvio - Potrei cominciare dicendo che è uno spreco un Mondiale senza Italia. Però sfuggo subito: ho visto i convocati di quasi tutte le squadre e forse è un bene che non ci sia la nostra Nazionale. Possiamo gustarcelo senza l'ossessione del risultato, che molto probabilmente sarebbe stata una brutta figura.

Giuseppe - Anche se capisco il dispiacere e il senso di mancanza, specialmente nei giovanissimi, personalmente conservo un ottimo ricordo di Russia 2018: un equilibrio sempre maggiore, nessuna partita decisa in partenza, una finale spettacolare e tanto thriller nei turni precedenti. Penso che, nonostante la sua natura equivoca di Mondiale virtuale, anche la direzione di Qatar 2022 sia questa.

Fulvio - Sai qual è la differenza che mi fa paura? Che si gioca durante una lunga pausa di campionato e già vedo un mese di fantascientifico calciomercato sui giornali e tutto un raccontare del Mondiale di Lukaku, o di Vlahovic. Insomma, un voler “italianizzare” qualcosa che non è italiana. Oddio, sembro Stanis in Boris. Parliamo del Mondiale, va.

Giuseppe - Infatti! Vietato parlare di mercato e bando ai toni provinciali. Abbiamo così tanta carne al fuoco a cominciare dal giorno 1: due squadre misteriose, prive di "italiani", anzi con appena il 20 per cento di "europei" su 52 convocati. Devo ammettere che, proprio per quest'etichetta inevitabile di squadra-antipatia del torneo, il Qatar mi affascina molto. A naso mi sembrano in grado di mettere su un catenaccione che al confronto Mazzarri è Rinus Michels.

Fulvio - Però l'etichetta di squadra-antipatia se la merita, dai. Di motivi per avere in antipatia il Qatar, come Stato e come organizzatore, ce ne sono pure troppi, ma non li tiro fuori dodici anni dopo l'assegnazione (certo, potevano fare qualche passo avanti sui diritti e invece no). Ma la squadra ha il motivo classico: esiste perché hanno tantissimi soldi. Però, sono curioso.

Giuseppe - Per qualche tempo ho pensato che volessero fare come nella pallamano: a Rio 2016 il Qatar era arrivato ai quarti di finale con una rosa composta in gran parte da giocatori francesi pagati a peso d'oro, tra cui addirittura uno che aveva vinto i Mondiali con la Francia! T'immagini, il Qatar domenica in campo con Griezmann, Maignan e Kalulu? Chissà, magari Sarkozy gli avrebbe dato il permesso...

Fulvio - Sarkozy avrebbe aggiunto un'altra cosa da farsi perdonare in un elenco lungo. Torno alla partita, perché c'è una squadra costruita a tavolino (il Qatar) e un'altra che ha rischiato di non partecipare perché accusata di avere un giocatore con un falso documento (l'Ecuador). Una partita semi-abusiva, insomma. Per questo la guarderò volentieri.

 

Foto Ap via LaPresse
     

Giuseppe - Credo che nella prima fase solo Tunisia-Australia possa rivaleggiare con Qatar-Ecuador come puro estratto di Mondiale. L'Ecuador ha un giocatore che di nome fa Romario e un altro ancora addirittura Djorkaeff, Djorkaeff Reasco, perché suo padre - calciatore anch'egli - era un accanito fan del grande Youri. E tanto mi basta. Penso che non vedremo più di due gol in questa partita.

Fulvio - Ecco perché adoro il Mondiale. Perché ci sono partite così, quasi casuali. E finisce che impari anche qualcosa. Come fosse un Erasmus, ma stando a casa e anche con gli anni dell'Università passati da un bel po'. Sarà per questo che in una scuola di Buenos Aires faranno vedere le partite agli alunni, oppure permetteranno di adeguare le lezioni, le entrate e le uscite, agli orari di gioco.

Giuseppe - Ah, sfondi una porta aperta: la storia dei Mondiali è la storia del Novecento e a questo punto anche oltre, ed entra in casa dalla tv senza preavviso, come quando quattro anni fa gli svizzeri Xhaka e Shaqiri hanno esultato con il gesto dell'aquila dopo i gol alla Serbia. Ci aiuta anche a collocarci con esattezza nel mappamondo perché, detto tra noi, a bassa voce, purtroppo la maggioranza delle partecipanti a Qatar 2022 non sembra molto sensibile ai temi civili come noi dell'Europa occidentale...

Fulvio - Dico la mia in poche righe: si finirà per parlare tanto di censura per ogni gesto, che magari auspico, politico. Preferisco le polemiche comiche dell'Europeo “si inginocchiano o no?”, ma la libertà di poterlo dire. Però a molti non interessa, hai detto bene. E altri si mobilitano ora, invece che nel 2010. Parentesi chiusa: per chi tifiamo? Mettiamoci d'accordo.

Giuseppe - Ti direi romanticamente Argentina, per via di Messi, ma ho paura che abbiano una visione troppo novecentesca del futbol: da tempo ai Mondiali gli one-man-team alla Maradona 1986 non hanno più cittadinanza, dalla Spagna 2010 alla Francia 2018 le ultime Nazionali vincitrici erano tutti collettivi paurosi. Spero che la Danimarca di Kjaer e Eriksen ripeta l'exploit dell'Europeo, e poi naturalmente viva l'Olanda che in panchina ha una coppia degna di un poliziesco hard-boiled: Louis Van Gaal, vecchio e malato ma ancora geniale, più Edgar Davids.

Foto Ap via LaPresse  
     

Fulvio - L'Olanda e la Danimarca perché no?. L'Argentina è troppo banale adesso, cominciamo a tifare per lei quando sono state eliminate le altre (che tanto saranno eliminate). Però c'è pure la Croazia: il Mondiale di quattro anni fa mi è rimasto incastrato. Lo so che non sarà facile ripetersi, ma sono terribilmente affascinato, per questioni di tifo personale, dalle squadre che cullano l'idea di imprese impossibili e poi si schiantano. Arriviamo a un compromesso, scegliamo due squadre: Croazia e...

Giuseppe - ...e la Danimarca, per il suo mantenersi fuori dagli schemi e fuori dalla melma prodotta dal mondo occidentale su questo Mondiale, per le sue maglie senza sponsor e senza loghi, per il suo numero 10 riportato alla vita dopo un pomeriggio di terrore puro che personalmente non potrò mai dimenticare. E poi perché sono una gran bella squadra, che negli ultimi 12 mesi ha battuto la Francia due volte su due, e arrivano carichi a pallettoni molto più di tante altre presunte favorite.