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Questo Liverpool sembra l'Inter in maglia rossa

Jack O'Malley

Il Chelsea è messo ancora peggio, ma vedrete che Romelu Lukaku a gennaio farà di tutto per tornare a Londra. Meno male che ci sono Tottenham e Manchester City in Champions e una favola Brighton in premier, anche se il Chelsea si è già portato via – a suon di sterline – il tecnico Potter

La regina è morta, viva il Re. Lo state vedendo, in queste ore, quando siamo belli noi inglesi, anche voi che piangete per una regina che non è stata la vostra. Anche lo sport si ferma, e va benissimo così, con il poco affollato calendario della Premier League sarà facile trovare un altro momento in cui giocare, magari un lunedì notte tra le tre e le cinque del mattino.

 

 Poco male, senza partite starò sul mio balcone a bere birra guardando il temporale. Su Elisabetta II è stato scritto e detto già fin troppo, non userò queste righe per rimpiangere con il mio cuore conservatore la vecchia Inghilterra che muore e resta tra le mani di un settantatreenne con l’hobby dell’ambientalismo. Già soffrivo terribilmente per i risultati delle coppe europee questa settimana, la dipartita di Sua Maestà mi ha dato il colpo di grazia.

 

Non basteranno le riserve di brandy accatastate in cantina per riprendermi dalle quattro pizze che il Napoli ha cucinato al Liverpool mercoledì, con il solito contorno di cazzate sulle polemiche per il tweet dei Reds sulla città pericolosa e la retorica sulla città più bella del mondo. La squadra di Klopp sembra l’ombra di se stessa quest’anno, praticamente un’Inter con la maglia rossa, e l’allenatore tedesco sembra più sperso di Simone Inzaghi. A questo punto aspettiamo a gennaio l’intervista in cui Lukaku ricorda di essere tifoso del Chelsea da quando era piccolo e che non vede l’ora di tornare a Londra.

 

Meno male che ci sono Tottenham e Manchester City, in Champions, e l’Arsenal in Europa League (la Conference non esiste, non fatemene parlare. O almeno, non esiste fino a che non la vince un’inglese). Il Manchester United ha rimesso in campo Ronaldo e Maguire e ha ricominciato a perdere, anche se con un rigore fischiato dal vostro inguardabile Di Bello che assegnerebbero forse in una partitella al parco tra amici. Il Chelsea è messo peggio, lo so: più confuso di Enrico Letta in campagna elettorale, la dirigenza dei Blues ha fatto fuori Tuchel dopo l’imbarazzante ma non determinante sconfitta contro la Dinamo Zagabria, speso un delirio per prendere Potter e si ritrova le casse semivuote per gli acquisti assurdi fatti fare dal manager esonerato.

 

E a proposito di Potter, ha ragione Jonathan Wilson sul Guardian, quando dice che “la Premier League è il più grande dramma mai scritto. E come la migliore letteratura, contiene moltitudini”. Il Brighton è uno dei pochissimi club non di proprietà di un hedge fund, di un fondo di investimento pubblico, di uno sceicco, di un oligarca o di un esiliato fiscale. È di proprietà di un tizio del posto, un tifoso del Brighton. Che ci prova, per anni: investe, fa piani di crescita, sbaglia. Poi la svolta: in una stagione che promette di essere diversa dalle altre, con il Mondiale in mezzo e il calendario delle coppe affollato, vinci a Old Trafford, inizi il campionato alla grande, sei quarto in classifica, nei tuoi sogni erotici pensi che si potrebbe addirittura ripetere la “favola Leicester”, hai un allenatore in gamba, con un progetto e un’idea forte.

 

Poi arriva il Chelsea, e a campionato iniziato te lo fotte, lo riempie di soldi e se lo porta a casa. Si capisce che lui non possa dire di no, nel calcio vinci soltanto in certi club. “Non importa quanto tu sia intelligente”, scrive Wilson, “il calcio è un mondo in cui i soldi prevarranno sempre sull’intelligenza”. Cheers.