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Cosa ci hanno detto le prime partite di questo Mondiale di pallavolo

Gabriele Spangaro

Tutte le favorite hanno vinto, ma con qualche sostanziale differenza tra di loro. E l'Italia? Si prepara alla Turchia con la consapevolezza di essere forte e di dover ancora imparare a chiudere le gare quando vanno chiuse

Si sono disputate le prime partite del Mondiale di pallavolo di Polonia e Slovenia iniziato venerdì. Per ora lo sviluppo del torneo segue i pronostici: le contendenti al titolo sono tutte dove ci aspettava che fossero. Alcune, come la Polonia e gli Stati Uniti, si sono confermate squadre difficili anche solo da rallentare, entrambe vincenti con due 3-0 ai danni del Messico e dell'insidiosa Bulgaria, e si affronteranno domani sera in una sfida che sa di anticipazione dei match che decideranno il titolo; altre, come la Francia, hanno dimostrato invece, come si sospettava, di trovare la forza per vincere le partite quando queste si fanno più difficili: un 3-0 secco ma combattuto per i transalpini all'esordio contro la Germania e un 3-2 contro la Slovenia, padrona di casa, che nel lungo quarto set – finito 34-32 – ha avuto la possibilità più volte di chiudere un match che poi gli uomini di Giani hanno ribaltato.

 

L'Italia nella prima partita del suo girone ha superato il Canada con due set in totale controllo (25-13, 25-18) e un terzo set – infinito, finito 39-37 –  in cui gli azzurri sono calati molto, ma i nordamericani non sono riusciti comunque a finire davanti. Solitamente in questi casi si dice che l'Italia “ha rischiato di allungare il match”, ma farebbe ridere visto che di fatto è stato come si fosse giocato una frazione in più, o poco meno. Stasera invece gli azzurri affronteranno nella seconda partita del loro girone la Turchia.

 

Che questo torneo renda tutto più piccante e preoccupante, visto che la fase a eliminazione diretta arriva presto, se non subito, è chiaro. Anche una pretendente al titolo potrebbe uscire dai giochi già alla quarta partita, perciò ciò che conta sarà essere presenti nei momenti decisivi. Sembra una banalità, ma la domanda si pone. La Francia, che ha vinto una partita che la Slovenia aveva in mano, ha capito per prima come funzionerà questo torneo dal 3 settembre – prima partita degli ottavi – in poi? Ha avuto questa “fortuna”? E per la Slovenia vale lo stesso, ma allo specchio chiaramente. L'Italia, che ha allungato una partita fino poco prima dominata, ha già capito come limitare al minimo le imperfezioni che si sono viste nel terzo set nelle prossime partite? Probabilmente nel match contro il Canada l'inerzia della partita non sarebbe cambiata in un'eventuale quarta frazione, ma più si andrà avanti nel torneo, più sarà probabile che questo accada.

 

In uno sport dove non conta il cronometro e il “novantesimo minuto” può durare per decine e decine di scambi prima che una delle due squadre stacchi l'altra di due punti, come è già successo in queste partite inaugurali, acquisire questa consapevolezza completa il lavoro che ha portato la squadra a giocarsi una partita da dentro o fuori. Perché se sono il talento e il lavoro di squadra a portare una nazionale a giocare le partite decisive di un mondiale, è far cadere o meno il pallone nel campo avversario al momento giusto a indirizzare quelle stesse partite a favore o a sfavore.

    

E questa non è un'abilità che si nota in campo. Non è la forza o la precisione dell'attacco, né la posizione a muro di un singolo giocatore. È una vera e propria predisposizione di squadra, che a posteriori – sempre a posteriori – è evidente, ma durante la competizione è un interrogativo.

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