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Sebastian Vettel si ferma. La storia di una grande passione

Umberto Zapelloni

Il pilota quattro volte campione del mondo ha annunciato il ritiro dalla Formula 1 a fine stagione. Il più giovane pilota ad aver vinto un Mondiale vuole dedicarsi a fare il papà per un po', ma un nuovo incarico non sarebbe una cattiva idea

Sebastian Vettel ha avuto il coraggio di dire stop. A 35 anni ha capito che il suo futuro non avrebbe mai potuto avvicinare la grandezza del suo passato e ha preferito salutare la compagnia e i milioni che ancora gli avevano offerto. Chiuderà a fine anno con delle cifre che lo mettono al vertice della Formula 1: 4 mondiali, 53 vittorie, 122 podi. Numeri che difficilmente potrà migliorare nelle dieci gare che gli restano con la Aston Martin.

 

Seb è stato un grande pilota, non un grandissimo. I quattro Mondiali conquistati esagerano un po' la sua grandezza. Sono le ingiustizie della Formula 1 dove hai un Alonso con due titoli e un Vettel con quattro per citare due piloti della stessa epoca che hanno fatto staffetta a Maranello. 

 

Seb è stato un bambino prodigio. Anche dopo l’arrivo di Verstappen resta il più giovane ad aver vinto un mondiale – a 23 anni 4 mesi e 11 giorni. Si è trovato al posto giusto nel momento giusto quando la Red Bull era un’auto invincibile. L’ha sfruttata battendo comunque un compagno di squadra come Webber che fermo non era. E soprattutto battendo Alonso che con la Ferrari gli ha regalato il primo titolo nel 2010 nel giorno del famoso suicidio strategico di Abu Dabi. Proprio di Alonso ha poi preso il posto a Maranello entrando nel cuore dei tifosi (118 gare, 14 vittorie), ma non riuscendo a riportare al Cavallino un Mondiale che manca dai tempi di Raikkonen. Colpa sua (nel 2018 ha sbagliato troppo da Hockenhein in poi) ma non solo. Aveva bisogno di protezione, quella che gli aveva garantito Marchionne prima di morire. Una volta scomparso Marchionne, Seb si è trovato nel bel mezzo della guerra intestina tra Arrivabene e Binotto e ne ha fatto le spese quando all’orizzonte è apparso un certo Charles Leclerc, l’uomo del futuro.

 

Seb è prima di tutto una gran brava persona con una passione straordinaria per la Formula 1 e la storia del Motorosport come dimostra il fatto che si è messo in garage la Ferrari di Nigel Mansell e si diverta da matti a guidare auto d’epoca. Ha sempre difeso ostinatamente la sua privacy. Le foto della famiglia sono una rarità. Ma ha sempre cercato di difendere anche le minoranze lanciandosi spesso in campagne autentiche contro le ingiustizie. Era anzi è, un pilota pensante alla Lewis Hamilton. Uno di quelli che ha imparato a guardarsi attorno e a vedere il mondo oltre un autodromo.

 

Era arrivato in Formula 1 perché Michael Schumacher era il suo idolo diventato poi suo amico e suo mentore. Cosa che lui ricambia ora cercando di guidare il giocane Mick attraverso le difficoltà di una carriera complicata per un ragazzo con il sui cognome.

 

"La decisione di ritirarmi è stata difficile da prendere e ho passato molto tempo a pensarci – ha detto - alla fine dell'anno voglio prendermi ancora un po' di tempo per riflettere su quali saranno i miei prossimi obiettivi; mi è molto chiaro che, essendo padre, voglio passare più tempo con la mia famiglia. Ma oggi non si tratta di dire addio. Piuttosto, si tratta di dire grazie a tutti, non da ultimo ai tifosi, senza il cui appassionato sostegno la Formula 1 non potrebbe esistere". Magari un giorno tornerà in pista con un progetto con vista su Le Mans. Magari farà solo il papà per un po’. La verità è che alla Formula 1 di oggi mancherà molto di più l’uomo Vettel del pilota. E dargli un incarico non sarebbe una cattiva idea per Stefano Domenicali.

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