portieri e papere

L'errore di Gianluigi Buffon in realtà è una speranza

Giovanni Battistuzzi

Contro il Perugia, il numero uno del Parma è incappato nello svarione più rocambolesco ed evidente che può capitare a un portiere

Checché ne cantasse Morgan dei Bluvertigo, che “giuravo che avrei fatto il portiere / Era l'unico a differenziarsi / Pensavo che non fosse della squadra / Era vestito meglio e stava fermo”, non sempre si sceglie di fare il portiere. Spesso tra i pali ci si finisce e basta. E ci si finisce perché non si ha lo spunto della punta né del dieci, che peccato. E neppure i polmoni e l’ardore del mediano, sempre che di mediani, almeno vecchio stampo, ne esistano ancora.

I portieri erano quelli meno forti degli altri con i piedi, probabilmente fu per fare loro un favore che gli concessero l’uso delle mani. Era una seconda possibilità, l’ultimo baluardo della speranza di poter giocare comunque a calcio, e a volte pure di essere lodati e applauditi, perché una bella parata, un bel balzo, sono cose che un certo effetto lo facevano, e lo fanno ancora.

 

  

È stato così per decenni e decenni, un secolo suppergiù. Poi è arrivata la modernità anche nell’unico ruolo calcistico che era rimasto antico. E ora anche per gli scarsi di piede che però magari di mano ci sanno fare, le possibilità si restringono. Perché ora anche un portiere deve saper calciare, rinviare, stoppare più che decentemente, vorrebbero che avesse pure una visione di gioco, insomma, saper far ripartire l’azione e farla nel miglior modo possibile. Un obbligo in più per il ruolo più gravoso che ci sia nel calcio. Perché un errore sottoporta di un attaccante i tifosi possono pure perdonarlo, un passaggio sbagliato a centrocampo non crea scandalo, ma un errore del portiere è sempre imperdonabile. A loro è richiesta sempre e solo la perfezione, e pure qualcosa di più. Meglio che si superino, che parino l’imparabile, l’impeccabilità è solo ordinaria amministrazione.

 

Albert Camus, che aveva fatto il portiere, riteneva gli errori dei numeri uno “umanissimi” e proprio per questo “indifendibili agli occhi degli appassionati” perché i calciatori non devono essere umani, ma superumani, quasi eroi. Si cerca sempre di sorvolare sulle imperfezioni dei nostri idoli, si cerca di non vederle per non mettere in dubbio la passione che proviamo per loro. È molto più semplice fare questo, toglie di dosso a chi guarda, e tifa, la sensazione della fallibilità.

 

Gianluigi Buffon per anni sotto la maglietta della sua squadra teneva quella di Superman, il fumetto. Erano anni nei quali Gigi era uno dei portieri più forti al mondo: sbagliava poco, spesso parava anche ciò che sembrava improbabile potesse essere parato. Quella maglietta non gli stava male, era solo una sottolineatura, un po’ vanesia senz’altro, del suo incredibile talento.

 

Gianluigi Buffon qualche errore l’ha sempre fatto, il suo superomismo qualche pecca in fondo ce l’aveva. Lunedì in Perugia-Parma, il portiere è incappato nello svarione più rocambolesco ed evidente che può capitare a un portiere, almeno di questi tempi: sbagliare uno passaggio e ciccare il pallone. È capitato innumerevoli volte nella storia del calcio, poteva accadere, ora non più. Il Parma ha subito gol.

 

Per i tifosi del Parma l’errore di Buffon è stata l’ennesima pagina da non ricordare in una stagione da dimenticare in fretta. Eppure quell’errore di Buffon è in realtà una speranza per molti ragazzini. O almeno per quelli che trovano nel ruolo di portiere l’ultimo rifugio per scendere in campo e giocare al pallone. Osservare che anche un grande portiere, ormai a fine carriera certo, può sbagliare perché con loro condivide quella mancanza di piedi raffinati, è un incitamento a continuare. Anche se si tratta una speranza fragile, probabilmente destinata a diventare nostalgia. Il calcio sarà probabilmente disciplina sempre più esclusiva per gente dai piedi buoni, anche in porta. Poco male: per fortuna esistono tantissimi altri sport che prevedono l'utilizzo dei piedi solo come appendice per lo stare eretti. I brocchi del calcio, saranno destinati altrove, impoverendo però la varietà umana che ha permesso a questo sport di diventare il sogno comune di molti paesi.

Di più su questi argomenti: