Foto LaPresse

Serie B

Il Parma non andrà in Serie A. Il perfetto capro espiatorio è Brunetta

Paolo Nori

Mancano tre partite ma non servono a niente, se non a giocarsi il tredicesimo posto con il Como. La stagione dei gialloblu è stata disastrosa. E con qualcuno bisogna pur prendersela

È dalla partita col Pisa, 22 febbraio, che non scrivo del Parma. Ho saltato Pisa-Parma, Parma-Spal, Monza-Parma, Parma-Reggina, Parma-Cittadella, Vicenza-Parma, Parma-Lecce, Cosenza-Parma, Parma-Como, Brescia-Parma, e Parma-Ascoli. 

 

Ho avuto da fare, è stato un periodo impegnativo.  

 

Di Parma-Lecce, Cosenza-Parma e Parma-Como avrei potuto anche scrivere, il tempo forse l’avrei avuto solo che il Parma, le prime nove partite senza i miei articoli, non ha mai perso, allora ho pensato che se magari non ne scrivevo più fino alla fine del campionato, andavamo in Serie A. Difficile, ma chissà che effetti può produrre il fatto che uno non scriva. 

 

Dopo è arrivata la partita Brescia-Parma, che il Parma doveva vincere assolutamente per poter sperare di raggiungere i playoff e che doveva però giocare senza il suo giocatore più forte, il Mudo Vazquez, giocatore argentino che è stato sostituito da un altro giocatore argentino che si chiama Brunetta. Ecco io, quella partita lì l’ho vista dal computer, a casa mia in cucina,  e da quel giorno mi sembra che i miei vicini mi guardino con meno simpatia di prima, perché credo che abbiano sentito quello che ho gridato a Brunetta.

 

Mi sono sentito come quel tifoso dell’inter che è andato a finire dentro il Repertorio dei matti della città di Milano: "Uno stava tutte le domeniche di campionato al secondo anello blu. Portava la maglia di Nicola Berti, numero 18, anche d'inverno, sopra al maglione pesante, la sciarpa nerazzurra intorno alla testa nelle serate più fredde, lo zainetto dei panini sulle spalle e la bandiera con l'asta in una mano. Appena iniziava la partita, anche lui iniziava a insultare Alvaro Recoba, senza mai fermarsi fino al 90°, tutte le domeniche, anche quando Recoba non era in campo e neppure in panchina e persino nella stagione in cui Recoba giocò a Venezia e giocò benissimo facendo tanti gol e salvando il Venezia dalla Serie B. Solo Adriano condivideva saltuariamente con Alvaro Recoba il rosario di bestemmie che lui confezionava, ma per Adriano non ci fu mai l'intensità e la partecipazione riservata a Recoba. Lui guardava la partita in piedi sul seggiolino dell'ultima fila e a ogni gol dell'Inter si precipitava di corsa giù dalle gradinate, poi correva come un pazzo sventolando la bandiera nerazzurra e continuando a insultare Recoba. Non gli interessava mai chi avesse segnato, perciò esultava sempre allo stesso modo, anche quando era proprio lui, Recoba, a segnare. E per qualche anno Recoba di gol ne ha fatti parecchi, alcuni molto belli, dato che il suo piede sinistro era eccezionale. Perciò capitava che certe domeniche qualcuno tra i tifosi del secondo blu si arrabbiasse, ma lui imperterrito continuava con gli insulti, perciò la Sicurezza lo allontanava, portandolo nel settore attiguo. Lui si piazzava a ridosso della barriera di plexiglas e continuava ad insultare Alvaro Recoba" (questo matto l’ha scritto Marenza Gigante, il libro l’ha pubblicato Marcos y Marcos).

 

Ecco io, con Brunetta, non proprio così, ma una cosa simile. Lui, del resto, Brunetta, diversamente da Recoba, di gol in campionato ne ha fatto solo uno, contro la Reggina. Solo che poi, la partita dopo, col Cittadella ridotto in dieci da un’espulsione, ultimo minuto de recupero, rigore per il Parma, dovrebbero batterlo Vazquez che è il capitano, Brunetta insiste per batterlo lui. Tira, traversa. Potevamo vincere, abbiamo pareggiato. Dopo contro il Brescia, Brunetta ha un’occasione in contropiede, la può passare a Tutino che è da solo a porta vuota ma tira lui e manca la porta di tre-quattro metri. Non tantissimo. Se uno considera che il campo è lungo più di cento metri, non ha sbagliato di tanto. Ecco. Volevo aggiungere una cosa. Io so di essere ingiusto. Dopo la partita col Brescia, il Parma ha perso in casa anche con l’Ascoli e, matematicamente, non ha più nessuna possibilità di andare ai playoff e, quindi, di andare in Serie A. Io ho bisogno di un capro espiratorio, l’ho trovato in Brunetta ma so che non c’entra. Con l’Ascoli abbiamo perso senza Brunetta, cioè Brunetta ha giocato solo pochi minuti e neanche malissimo, purtroppo. Se avesse giocato malissimo avrebbe confermato il mio pregiudizio sarei stato più contento. Invece niente. Stagione finita. Mancano tre partite ma non servono a niente. Non scrivo più quest’anno del Parma. Stagione disastrosa. Avremmo dovuto essere la squadra che dominava il campionato, a tre giornate dalla fine siamo tredicesimi. Le ultime tre partite ci giochiamo il tredicesimo posto col Como. Gran bella sfida. Esaltante. Un anno impegnativo, anche nel calcio. Anche per i miei fratelli, che tengono per il Milan e il Milan, in queste ultime settimane, due pareggi consecutivi, si è quasi fatto raggiungere dall’Inter. Se l’Inter vince il recupero col Bologna, supera il Milan. Mi dispiace perché anch’io, da piccolo, quando il Parma era in Serie C, oltre che per il Parma tenevo per il Milan. E mi dispiace anche perché l’allenatore del Milan è di Parma, Pioli, e il viceallenatore è di Parma anche lui, Murelli, ed è stato un mio compagno di classe all’istituto Petrarca, dove io e lui abbiamo fatto due anni in uno, quarta e quinta di ragioneria. Era la scuola degli asini, di quelli che erano stati bocciati più di un anno. Lui perché era già un professionista, giocava nel Parma, in Serie B. Io ero stato bocciato due volte in quarta ma non giocavo da nessuna parte avevo solo scoperto le droghe leggere. Mi era sembrato, quei due anni, di aver trovato la mia vocazione: io, da grande, volevo fare il drogato. Era durata due anni poi mi era passata, mi ero iscritto all’istituto Petrarca, avevo conosciuto Giacomo Murelli e ne approfitto per dirgli che lo ricordo con affetto e non mi sento di dirgli altro. Che qui, come ti muovi, hai l’impressione di fare dei danni. 

Di più su questi argomenti: