(foto di Gabriele De Campis)  

Il racconto

La Bari, la rissa con l'Avellino e il trenino per la B

Gabriele De Campis

Dopo anni di delusioni ecco il ritorno tra i cadetti dei biancorossi: la torcida dei tifosi, le baruffe con gli irpini, Lagioia, Carofiglio e la gioia incontenibile. Senza pensare al destino sospeso dei club con la stretta anti-multiproprietà

Se il pallone offre una fenomenologia possibile per comprendere la vita o alcuni aspetti del vivere umano, bisogna accendere i riflettori sulla Bari. Sì, la squadra di calcio della città di San Nicola si declina al femminile. Ed è necessario partire dai simboli: il galletto, il trenino, una festa improvvisata alle tre di notte nel freddo stadio con i petali lacerati progettato da Renzo Piano e una “meravigliosa” rissa nel finale della gara (giocata domenica) con l’Avellino. Ecco quella zuffa è roba da passarci una serata intera alla birreria di “Nderre la lanze” sul lungomare di Bari, discutendone con Jack O’Malley, seduti su una cassa di Peroni, facendo l’esegesi della potente spinta del capitano Di Cesare nella mischia con gli irpini, dopo il fallaccio subito dal puntero Cheddira).

 

La squadra del presidente Luigi De Laurentiis, del ds Ciro Politico e dell’allenatore Michele Mignani, al terzo tentativo, ha conquistato la promozione in serie B. La gioia di tornare in una categoria più consona alla piazza biancorossa (in grado di realizzare presenze sugli spalti che competono con i primi dieci club di A) è stata mista all’incredulità: si tratta di un retaggio di stagioni in cui il calcioscommesse - con il blasfemo mercimonio operato dal calciatore Andrea Masiello proprio sulla sfida più cara per i baresi, il derby col Lecce truccato per una “baguttella” - e i fallimenti sportivi che caratterizzarono le gestioni Paparesta e Giancaspro, hanno reso amaro il rapporto “con la domenica al campo”, come si richiama la militanza sugli spalti nel gergo ultras. 

 

E così il mosaico di pezzi di felicità per il salto tra i cadetti si compone piano piano. Ecco alcune sequenze. C’è un euro-gol di Andrea D’Errico nello scontro diretto promozione contro il Catanzaro, salutato da un Antonio Di Gennaro commentatore descamisado. L’ex capitano della Bari archivia l’aplomb con cui racconta le gesta tristi degli azzurri e urla ai microfoni di RadioBari un motto diventato vero jingle: “Mooo, e ci’è, Van Basteeeen”, paragonando la prodezza dell’ex Monza a una delle tante del campione olandese. Poi c’è il pari agrodolce nel derby con l’Andria, davanti a 25mila spettatori, record assoluto per la Lega pro, e la riscossa a Latina, città fatale per una promozione mancata  ai play off per la serie A. Ecco, lì c’è il marchio di Mirco Antenucci, che con un gollonzo ha dato la matematica certezza della promozione. Sì, proprio Antenucci, attaccante bistrattato dalla curva per l’insoddisfacente rendimento nella passata stagione, a 37 anni suonati, può ben indossare la maglia di match winner della stagione. E al ritorno dal Lazio, duemila tifosi festeggiano squadra, dirigenti e tecnici nel San Nicola aperto per un imprevisto party con musica e selfie.

 

C’è, infine, la gara di domenica con l’Avellino, con gli irpini rivali storici e protagonisti di scintille anche tra le dirigenze durante la gara d’andata. Il Bari ha dominato i campani per un tempo ed è andato negli spogliatoi con il vantaggio firmato da Mattia Maita. Il gol? Un missile al volo che ha fatto esplodere di gioia l’astronave disegnata dall’archistar ligure. Subito dopo l’apoteosi: il centrocampista è corso sotto la curva nord ad inscenare la “liturgia del trenino”, la performance ferroviaria importata in Puglia nel 1994 dal colombiano Miguel Guerrero per una vittoria in trasferta contro il Padova e divenuta il sigillo dell’estasi biancorossa. La chiusura della sfida con l’Avellino? Una rissa con esplosione di energia, spinte, insulti, panchine in campo, colpi proibiti e invettive tra la frustrazione degli irpini, gli animi infuocati, le espulsioni del tecnico ospite Carmine Gautieri (ex biancorosso da calciatore), e la torcida biancorossa. 

 

La felicità dei bimbi che sventolano il drappo con il galletto muscoloso per ora ha scongelato anche un “freddimpetto” come lo scrittore Nicola Lagioia, ma non ancora il suo collega, “il Meluzzi della Letteratura”, alias Gianrico Carofiglio) e sembra, infine, un indennizzo inatteso per una città che ha vissuto l’umiliazione della Serie D (con la trasferta mitica a Troina, nell’Isola), il recente furto dei gioielli di San Nicola (poi ritrovati) e attende con ansia la soluzione della contesta giudiziaria sulle multiproprietà (i DeLa hanno anche il Napoli…). E così, a maggio, con il ritorno della festa patronale dedicata al Santo di Myra, sospesa per due anni causa covid, nelle stradine del borgo antico si canteranno le preghiera per il patrono e il coro più ricorrente per sancire il ritorno della Bari nel calendario di Serie B: “Tanto già lo so, che l’anno prossimo, gioco di sabato”

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