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L'Uefa cambia il Fair play finanziario. E annuncia la vera rivoluzione: "Controlli rigorosi"

Giovanni Battistuzzi

Il presidente Ceferin dice che le "nuove misure permetteranno ai club di avere maggiore stabilità e proteggeranno il calcio anche da futuri choc”. In pratica quello che aveva detto Platini nel 2010. Ecco le nuove regole

L’Uefa si è impegnata, questo non può essere negato. Non poteva essere altrimenti. Il sistema calcio sta in piedi a fatica, alcune obiezioni evidenziate dagli scissionisti della Superlega, non erano poi così campate in aria e serviva dare una raddrizzata al sistema del Fair play finanziario: così com’era non andava. Anche perché non basta la pandemia per spiegare come una grandissima maggioranza di società in Europa siano alle prese con debiti che sanno benissimo di non poter onorare. A considerare solo i club che hanno provato il golpe della Superlega si raggiungono i 5/6 miliardi di debiti aggregati, di questi quasi 4 miliardi sono con le banche.

L'Uefa ha approvato il nuovo "Regolamento per Licenze per Club e Sostenibilità Finanziaria”, che è un’evoluzione, a dir loro più efficace, della svolta (che svolta davvero non è stata) della riforma di Michel Platini del 2010. Gli intenti dell’ex campione francese erano più che lodevoli, il sistema però non è stato applicato totalmente, soprattutto nei controlli e quindi è rimasto non completamente efficace. E in particolare per i club ricchi, perché a quelli meno ricchi si sa che è concesso molto meno e gli occhi non si chiudono con facilità.

Il presidente Aleksander Ceferin ha spiegato che la sua riforma imporrà "nuove misure che permetteranno ai club di avere maggiore stabilità e proteggeranno il calcio anche da futuri choc”. In pratica le stesse promesse che fece nel 2010 Michel Platini.

Ceferin ha detto che “l’obiettivo è raggiungere la sostenibilità finanziaria attraverso tre punti: solvibilità, stabilità e controllo dei costi".

 

E funzionerà così per raggiungere i tre obiettivi ceferiani:

• Tutti i debiti verso squadre di calcio, dipendenti, autorità sociali/fiscali e UEFA in scadenza entro il 30 giugno, 30 settembre e 31 dicembre dovranno essere saldati da un club rispettivamente entro il 15 luglio, 15 ottobre e 15 gennaio;

• La perdita accettabile passa da 30 milioni di euro in tre anni a 60 milioni sempre in tre anni. E ci sarà un margine massimo di altri 10 milioni di euro per i club che mostrano una buona salute finanziaria;

•  la spesa per gli stipendi di giocatori e allenatori, i trasferimenti e le commissioni degli agenti sarà limitata al 70 per cento delle entrate del club, ma gradualmente: 90 per cento nel 2023/2024, 80 per cento nel 2024/2025, sino arrivare al 70 per cento nel 2025/2026.

 

L’ultimo è il punto più interessante perché potrebbe davvero contribuire a sistemare qualche stortura, prima che il giocattolo calcio si rompa difinitivamente. La Germania chiedeva più coraggio, scendere al 60 per cento almeno per poter garantire più sicurezza e una maggiore equità. Equità tra ricchi ovviamente. Chi investe in Germania lo fa in club più sostenibili che altrove, grazie anche all'azionariato popolare, al fatto che le società sono controllate per il 51 per cento da associazioni di tifosi.

La riforma vera però è una frase a fine conferenza. Ceferin ha detto che i controlli saranno rigorosi. Non è stato sempre così in questi anni.

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