Foto: Nsa/Claurdio Giovannini

Il Foglio sportivo - Il ritratto di Bonanza

Brozovic e Torreira adesione e distacco

Alessandro Bonan

Stesso ruolo, due modi diversi di interpretarlo. Entrambi sono fondamentali per il gioco di Inter e Fiorentina che si ritrovano una di fronte all'altra in campionato

Adesione e distacco, questo in due parole il ruolo di regista nel calcio. L’adesione al proprio modo di essere giocatore, con tutti i pregi e i difetti, e il distacco – essenzialmente psicologico, una forma di lucidità assoluta – del giocatore stesso dall’ambiente circostante: il pubblico, gli avversari, la partita. Due forze opposte che si attraggono. Nell’equilibrio di queste due tensioni incongruenti, la grandezza di un regista. Inter e Fiorentina, di fronte nel fine settimana, esprimono l’eccellenza del ruolo, con toni e accenti diversi.

Marcelo Brozovic è un giocatore dal passo lungo adattato al breve, nel ristretto cuore della manovra. Giocava mezzala e spesso si perdeva nel vuoto delle partite. Capivi che aveva stoffa, con tiro forte e a giro, dribbling, tecnica individuale, ma sovente gli mancava la sintesi; a volte era tutto a volte nulla. Molto spesso si arrabbiava con i compagni assumendo comportamenti antipatici e antitetici al gioco di squadra. Spalletti, vuoi per un istinto creativo, vuoi per una esigenza del momento, lo ha cambiato radicalmente spostandolo al centro del gioco e facendone il cardine della sua Inter. Una mossa di valore tecnico e psicologico. Brozovic ha cambiato immagine trasformandosi da piccola fiamma, oscillante e in balia del vento, a faro indiscutibile, riferimento per tutti marinai. Brozovic catalizza il gioco o, per meglio dire, lo cerca, lo determina con un movimento costante, non troppo veloce, non troppo lento. Ha dentro di sé una musica speciale, che lo porta a trovare soluzioni in controtempo.

Torreira, il piccolo regista della Fiorentina, appartiene invece alla categoria “taglia e cuci”. La sua azione è perpetua e mimetica insieme. È dappertutto ma non appare. Tocca e fugge, lancia, contrasta e dribbla, e come un lampo te lo ritrovi dentro l’area di rigore avversaria a comportarsi da attaccante quale lui è stato in passato. Rispetto a Brozovic è meno talentuoso ma più “cattivo”, matrice uruguagia. Possedere un bravo regista in squadra risolve la vita anche se offre un riferimento prezioso agli avversari. Marcato lui, bloccato un pezzo importante del gioco.

Ma questo vale se vesti il ruolo di una stoffa scadente. Esempio, la lana caprina di Arthur della Juventus, un regista dell’ovvio, del prevedibile, del tautologico. Un calciatore si distingue se fa cose che gli altri non vedono, altrimenti sono bravi più o meno tutti. Un grande regista aiuta la squadra e cerca riposo negli angoli nascosti della partita. Esprime il suo calcio e poi, dopo una breve osservazione dall’alto, reagisce e riparte. Adesione e distacco, in una ripetizione costante di sé.

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