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Il Foglio sportivo

Dopo Valentino Rossi, in moto c'è ancora tanta Italia

Umberto Zapelloni

 Rivola, ceo di Aprilia ed ex Ferrari: “Rossi non è replicabile, ma noi e Ducati… In F1 credete in Leclerc e Sainz”

Massimo Rivola ha le corse nel sangue anche se non ha una laurea in ingegneria, ma in economia e commercio. Non potrebbe essere altrimenti per un ragazzo che è nato a Faenza in piena Motor Valley. È cresciuto alla Minardi, diventato adulto a Maranello e sta spiccando il volo a Noale in casa Aprilia, glorioso brand sportivo del gruppo Piaggio. Marketing manager e team manager in Minardi e poi in Toro Rosso, direttore sportivo e responsabile dell’Academy in Ferrari, amministratore delegato della squadra corse Aprilia. Una vita vissuta di corsa e per le corse con l’obbiettivo di riportare l’Aprilia a vincere in MotoGp in un Mondiale che sarà il primo senza Valentino. “Credo che nessuno sia in grado di ripetere quello che ha fatto Valentino perché è cambiato il mondo del motorsport e lo scenario – racconta Rivola – Valentino è stato clamorosamente geniale in qualsiasi tipo di azione, cose che sono state ancora più apprezzate in quell’epoca. Lui è stato genuino e spontaneo in ogni sua manifestazione, poi abbiamo visto anche tanti tentativi di scimmiottarlo. Valentino non è replicabile, però apprezzeremo tanti altri scenari e oggi il Mondiale è così bello e combattuto che avere Valentino non è più indispensabile. Valentino ha portato tanti tifosi alla moto che oggi trovano un campionato del mondo con un livello molto alto e tanto orgoglio italiano con Ducati, tante moto e tanta tecnologia e noi di Aprilia in crescita con altrettanta tecnologia. Possiamo rendere gli italiani fieri”.

Ducati punta al Mondiale piloti con Pecco Bagnaia. Dopo aver vinto per due anni di fila il titolo Costruttori non può avere altri obbiettivi. Aprilia, a trent’anni dal suo primo successo iridato, ha altri target per il momento. Ritrovato il podio lo scorso anno a Silverstone, quest’anno sogna di frequentarlo con una certa regolarità. “Nel 2019 arrivavamo in media a 30 secondi dai primi, nel 2020 a 20 secondi, l’anno scorso abbiamo dimezzato il distacco fino a 10 secondi. L’obbiettivo è continuare a crescere. Se dovessimo arrivare a 5” dal primo potremmo finire spesso in zona podio in effetti. Poi la differenza la faranno i dettagli e i piloti. Ma l’importante sarà continuare a crescere e sono convinto che a noi riuscirà anche durante la stagione. La cosa bella è che stiamo costruendo il nostro futuro su delle fondamenta solide. I risultati non sono arrivati perché sono caduti in dieci o perché la pioggia ci ha aiutati. Sono arrivati perché siamo cresciuti costantemente e come azienda siamo sempre più forti”. Parlare di vittoria non è un’utopia. “Se spero in una vittoria? La risposta di pancia è ovviamente sì, ma è altrettanto vero che non ci siamo ancora. Dobbiamo crescere e farlo insieme ai nostri piloti che per me sono la miglior coppia del campionato”.

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Aleix Espargaró e Maverick Viñales sono due spagnoli che ormai parlano italiano. Uno è il capitano, l’altro è stato per anni indicato come uno dei possibili successori di Valentino. Ha scelto l’Aprilia per ripartire e la casa di Noale lo sta coccolando in tutti i modi possibili per far sbocciare un amore. “Maverick è uno dei talenti più cristallini della MotoGp. Il suo limite in passato forse è stata la gestione del suo tempo, delle sue condizioni, noi stiamo cercando, pur senza dirgli sempre di sì, di metterlo nelle condizioni giuste per esprimersi al massimo delle sue potenzialità. Lui e Aleix sono una coppia molto forte. Io vedo Espargaró davanti nei primi dieci giri e Viñales davanti negli ultimi dieci. Sono ben integrati, si conoscono, si rispettano, hanno età differenti e mi piacerebbe che un giorno il testimone di capitano possa passare a Maverick, anche se a dire il vero dobbiamo giocarci bene le nostre carte perché non sappiamo ancora che cosa farà nel 2023: dobbiamo guadagnarci la sua fiducia e costruire insieme una bella storia”.

Massimo Rivola ha passato una vita in Formula 1 tra Minardi, Toro Rosso e Ferrari. Ha visto da vicino piloti fantastici, accompagnando Vettel alla prima vittoria della sua vita e Leclerc nei suoi primi passi alla Ferrari Academy. Per non parlare di Fernando Alonso nei suoi anni a Maranello. È l’uomo giusto con cui passare dalle due alle quattro ruote. Per capire se un pilota conta di più in sella o al volante. “Un pilota può fare la differenza anche in auto se è nelle condizioni giuste. Ma fare la differenza in auto significa, esagero, guadagnare 3 decimi. Nella moto la differenza può essere di un secondo. Noi possiamo anche progettare la miglior moto del mondo, ma se non trasmette fiducia al pilota che la deve spingere a 360 all’ora alla fine i risultati non arrivano. Dobbiamo bilanciare i numeri con la sensibilità del pilota. Nelle auto gli ingegneri considerano un pilota quasi una costante, nelle moto è una grande variabile anche perché muovendosi, un uomo di 70/80 chili su un mezzo di 157 chili, incide sulla dinamica, mentre in auto, dove a malapena può muovere la testa, incide zero”. Nei suoi anni ferraristi, Rivola ha visto passare anche Valentino nei giorni dei suoi famosi test a Barcellona. “Valentino aveva le qualità per correre in macchina, ma era troppo tardi. Oggi i ragazzi in macchina cominciano a correre davvero tanto presto”. Forse troppo presto, soprattutto nelle moto dove infatti si vuole introdurre una Superlicenza sull’esempio della Formula 1 per far crescere gradualmente i piloti prima di mandarli allo sbaraglio.

Massimo ha avuto la fortuna di veder nascere la stella Leclerc accompagnandolo nel suo esordio all’Academy di Maranello. “È stato molto divertente lavorare con lui. Si è capito subito che sarebbe diventato un campione. Mi ricordava molto Alonso sotto certi aspetti: voleva vincere qualsiasi sfida e non accettava la sconfitta, ma la prendeva davvero male. Abbiamo lavorato tanto su quello, sulla gestione dell’ansia, della rabbia, sul rimuginare sull’errore. Capita mediamente che su 15 curve tu ne possa sbagliare una e non è che puoi pensare all’errore nelle successive 14… ha fatto un grande lavoro ed è migliorato tanto. E poi credo che le tragedie di vita che ha sofferto, da Jules Bianchi al padre, lo abbiano reso ancora più forte. Ha ancora un bel potenziale di crescita. Gli ho detto che cosa gli manca… deve migliorare ancora nella lettura della gara”. Parlando di lettura della gara, Massimo Rivola torna indietro nel tempo a quando da direttore sportivo ferrarista seguiva Alonso: “Nessuno leggeva le gare come lui. Tante volte al muretto ci faceva sentire dei pirla perché lui vedeva oltre. Noi eravamo davanti ai computer, lui stava facendo un altro mestiere, ma capiva le cose prima degli altri. Ci sono dei piloti che ti insegnano tanto”. La sua fiducia in Charles è grande: “Sinceramente lo vedo anche davanti agli altri giovani grandi piloti di oggi. Adesso che ha vinto Verstappen avrà una confidenza enorme, la Red Bull gli ha permesso di sbagliare tanto, cosa che non  è possibile per Charles in Ferrari, lì non ti puoi permettere di sbagliare così tanto, hai un’altra pressione addosso. Norris è stata la sorpresa dello scorso anno, l’avevo seguito quando aveva 16 anni e andava già forte, ma aveva un vantaggio di chilometri percorsi sugli altri che poteva fare la differenza. L’anno scorso invece ha fatto diventare una delusione Ricciardo. Russell è un altro che ha tutte le carte in regola per diventare campione. Sainz non mi ha sorpreso per niente. Lo avevo già proposto in Academy tanti anni fa. È uno di quelli che è sempre andato forte. È intelligente e veloce”.
È tempo di pronostici. La MotoGp parte il 6 marzo in Qatar: “Ducati ha finito la stagione in maniera impressionante e deve solo mettere a punto qualche piccola cosa sulla nuova moto. Il problema per noi è che le Ducati in pista saranno 8 e per sognare un podio dovremo fare una moto migliore della loro… Vedo moto forte la Honda che ha fatto un grande salto. E poi quando c’è un Marc Marquez… la Suzuki è una moto pronta, anche se non so quanto riuscirà poi a crescere durante l’anno. Questa è una stagione in cui scadono tantissimi contratti e i piloti cercheranno di dare ancora di più del solito. Sarà un anno molto combattuto in cui spero Aprilia Racing possa essere l’incomodo, la rompiscatole della compagnia e credo ci siano circuiti dove potremo dire la nostra come a Phillip Island, Sachsenring, Silverstone…”.

La Formula 1 scatterà invece il 20 marzo in Bahrain: “La Ferrari mi è piaciuta tantissimo e io da romantico la vedo un po’ come la T4 con qualche richiamo, come la piccola Naca sul muso… Da Maranello sento trasparire un discreto ottimismo sui numeri che hanno raggiunto. Ma a veder le macchine mi viene da dire che qualcuno ha sbagliato e la Mercedes ha delle soluzioni che se funzionano… Mi ricordo l’altro grande cambiamento regolamentare del 2009. Fu la mia prima gara in Ferrari e cominciai con una protesta contro la Brawn GP. Con quel doppio fondo quel volpone di Ross Brawn fece una sorpresa a tutti…”.

 

Dalla Ferrari si torna in Aprilia: “Credo che alla fine la differenza la facciano le persone. Ho imparato a trasmettere a chiunque lavora con noi, dal pilota di punta alla signora che alla sera viene a pulire gli uffici che ognuno può fare la differenza. Questa è la barca, questi sono i remi e tutti dobbiamo remare nella stessa direzione. E soprattutto dobbiamo crederci. Quando Red Bull comprò Minardi e da 90 passammo a 185 dipendenti io dissi a tutti ora possiamo vincere e a Monza abbiamo vinto veramente. La stessa cosa dico qui: arriveremo a vincere”.

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