Il presidente della Juventus Andrea Agnelli (foto Ansa)

Il caso

Una cosa è certa nell'affaire plusvalenze: le indagini non si fermeranno alla Juve

Umberto Zapelloni

Secondo gli inquirenti il calcio italiano è malato. Per questo sul piano sportivo questa nuova inchiesta della procura di Torino potrebbe trasformarsi in una Calciopoli Bis

“Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Giampiero Boniperti purtroppo non c’è più, ma il suo mantra resiste. La Juve lo interpreta anche con bulimia. Le piace esagerare sempre. Deve essere nel Dna bianconero. Perché, lo ammetteranno anche gli odiatori di professione, vincere nove scudetti di fila non è una cosa normale. Alla Juve però non piace esagerare soltanto con gli scudetti (con le Champions le va meno bene, ma non siamo qui a girare il coltello nella piaga). Secondo la Guardia di Finanza la Juve ha esagerato anche con le plusvalenze arrivando a contabilizzarne per 332.707.000 euro di cui oltre 282 milioni da operazioni con “profili anomali”. Vengono anche fatti dei nomi, portati degli esempi. Messi sotto il microscopio acquisti come quello di Aké Marley arrivato dall’Olympique Marsiglia nel gennaio 2021 per 8 milioni di euro in quello che viene definito un affare a specchio con la cessione allo stesso Marsiglia di José Alejandro Mendez per la stessa identica cifra. Curioso no?

Curioso che un giocatore finito a giocare (e segnare) nell’Under 23 bianconera in serie C sia stato valutato 8 milioni quando oggi il sito transfertmarkt indica in 2,5 milioni la sua valutazione. Però se andate a spulciare i siti specializzati in calciomercato scoprirete che nei giorni del trasferimento si scriveva di colpo Juve, di gioiellino di Villas-Boas e cose così. Insomma non sarà semplice per un giudice dimostrare che quel trasferimento era gonfiato. Ci sarà sempre chi potrà definirlo un errore. Anche se nel caso del trasferimento di Rovella dal Genoa per 10 milioni con contestuale cessione allo stesso Genoa di Portanova e Petrelli per altri 18 milioni, forse anche un giudice avrà gioco facile. Il problema è che i trasferimenti su cui si indaga e si interroga sono la bellezza di 42, compreso lo scambio con il Barcellona Pjanic-Arthur.

La plusvalenza è una vecchia abitudine del calcio italiano. Milan e Inter finirono sotto inchiesta nel 2008, il Chievo è stato penalizzato di tre punti, multato e quindi avviato verso il fallimento in tempi recenti, la stessa Juventus era finita sotto inchiesta per essere poi assolta ai tempi di Moggi, Giraudo e Bettega, in un caso in cui i pm si avvalsero della consulenza di Enrico Stasi che anche oggi fa parte del gruppo di specialisti ingaggiati dalla Procura torinese. Una cosa va chiarita: non è che uno le plusvalenze se le fa da solo, ha sempre bisogno di una società con cui accordarsi. Per questo vedi giocatori che vanno e vengono, valutazioni stranamente identiche ed esagerate per ragazzi senza futuro, scambi milionari che non finiscono neppure nelle raffiche di “Calciomercato. L’originale”. Secondo gli inquirenti il calcio italiano è malato. Maschera voragini nei bilanci con allegre scritture contabili. Reati che nel caso della Juve diventano penali perché la società bianconera è quotata in Borsa.

Sul piano sportivo questa nuova inchiesta potrebbe trasformarsi in una Calciopoli Bis quando la documentazione verrà trasmessa alla Procura federale. L’indagine sportiva è inevitabile anche perché è la stessa Figc ad aver in più occasioni sottolineato la necessità di avere i bilanci in regola per evitare i fallimenti avvenuti negli ultimi anni. Plusvalenze, supercommissioni agli agenti, la fantomatica (e vietata) scrittura privata con Cristiano Ronaldo. C’è tanto su cui indagare. E le indagini non resteranno solo in casa Juventus. Se la Juve era una “macchina ingolfata” in serie A rischiamo di trovare un sacco di altre macchine che avrebbero bisogno di una bella revisione.

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