Foto dalla pagina Facebook del Derthona Basket

il foglio sportivo

Beniamino Gavio, costruttore di sogni. Anche nel basket

Umberto Zapelloni

“A Tortona regalo la cittadella dello sport e la pallacanestro europea". Un progetto ambizioso che unisce il sogno sportivo alla voglia di lasciare qualcosa di concreto alla città. L'intervista al Foglio

Beniamino Gavio è un costruttore di sogni oltre che di autostrade, grandi opere infrastrutturali e di edilizia civile e industriale. Il suo gruppo si occupa di tutto questo oltre che di trasporti, logistica, tecnologia e nautica di lusso. Ma l’ultimo grande amore è il basket, il grande basket, dove il suo Derthona è approdato quest’anno. Dopo aver conquistato da neopromossa un posto in Final8 di Super Coppa si è appena messa al collo la medaglia di aver battuto la Virtus campione d’Italia. Gavio ha portato Tortona in Serie A, attrezzando la squadra per il grande salto che l’ha trascinata in dodici anni dal basket amatoriale al professionismo e ora ha già in mente due progetti: un palazzetto, anzi una vera e propria cittadella dello sport, e un posto nell’Europa dei canestri.


“A basket giocavo da ragazzo, fino a 17 anni quando mi sono fatto male a un ginocchio e ho dovuto smettere. Ma è uno sport che mi è sempre piaciuto, lo guardavo e lo guardo in tv insieme ai miei figli che lo hanno sempre preferito al calcio...”.“Del basket la cosa che mi piace di più è che non c’è il pareggio… sembra banale, ma non lo è… poi gli allenatori possono incidere e le partite sono più dinamiche, più divertenti… Non andavo a vedere il Derthona perché sapevo che vedendomi mi avrebbero tirato in mezzo… poi un giorno è arrivato la buonanima di Luigino Fassino e mi ha detto: se ci dai una mano facciamo la A2, altrimenti abbiamo il budget per fare la B e va bene così… e da lì mi sono lasciato coinvolgere… però ho detto subito: qui dobbiamo pensare in grande. Possiamo puntare ad arrivare alla Serie A”. Il Gruppo Gavio è entrato come sponsor nel 2017 e l’anno scorso contro Torino è arrivata la promozione. Una vittoria di tappa perché chi è nato nelle terre di Fausto Coppi non si ferma certo lì. Vuole vincere i grandi Giri. Gavio non si è accontentato di essere sponsor con il marchio Bertram, quello dei super yacht, quest’estate ha acquistato il 51 per cento della società e, una settimana dopo aver festeggiato la promozione era già in federazione a versare la tassa d’iscrizione. “Io sono fatto così, nelle avventure ci devo credere. Il basket mi ha fatto appassionare. Non mi perdo una partita in casa, seguo sempre un paio di allenamenti a settimana per vedere personalmente come vanno i ragazzi, ogni tanto poi vado in trasferta. Anche la settimana dopo la figuraccia che abbiamo fatto a Trieste sono andato a guardare in faccia i giocatori e l’allenatore. Perdere mi va bene, non giocare no. E la settimana dopo abbiamo reagito battendo la Virtus campione d’Italia…”.


“In televisione ho guardato tanta Nba. Curry, Durant, Doncic sono i miei preferiti, ma negli ultimi anni ho cominciato a guardare soprattutto l’Eurolega. Un basket diverso che mi piace di più rispetto a quello che vediamo durante la stagione regolare in America. Milano quest’anno ha una bella squadra, ben costruita, più lunga, con un bel gruppo di italiani. Ha preso anche Pippo Ricci che aveva cominciato proprio da noi a Tortona la sua scalata. Ha una squadra che può arrivare in fondo e ne sarei contento per il signor Armani…”. Non mi dica che guarda l’Eurolega perché un giorno vorrebbe portarci Tortona? “Un attimo. Un passo alla volta. Noi abbiamo costruito una squadra per salvarci e cominciare a capire la categoria. Poi l’anno prossimo, se ci salveremo, proveremo ad alzare un po’ l’asticella e il sogno è di arrivare a giocare una coppa europea quando avremo pronto il nostro palazzetto e non dovremo più andare a giocare in casa lontano da Tortona (il Derthona giocava a Voghera e ora in Serie A gioca a Casale): dopo tre anni di Serie A fare le coppe sarebbe molto bello. Ma questo è il sogno. Per ora pensiamo a salvarci”.


Il progetto Gavio è ambizioso e unisce il sogno sportivo alla voglia di lasciare qualcosa di concreto alla città. Non un semplice palazzetto, ma una cittadella dello sport a due passi dall’autostrada, a metà strada tra Milano e Genova: “Al palazzetto ho sempre pensato. Noi abbiamo ricevuto tanto dal territorio e mi sembra giusto provare a restituire qualcosa alla città. Un palazzetto da cinquemila e più spettatori, a cui associare un’altra struttura coperta per l’allenamento della prima squadra, con 400 posti a sedere, campi all’aperto che si alternano ad altri impianti coperti d’inverno e aperti d’estate, un altro campo polivalente, utile anche per il volley e altri sport, una struttura ricreativa con bar e ristorante e se mi danno una cascina lì vicino una foresteria per far crescere i giovani e magari ospitare le squadre che verranno a giocare contro di noi… e poi anche un campo da calcio, una piscina da 25 metri. Un investimento da 20-22 milioni di euro”. La prima pietra è già stata gettata (“Abbiamo già fatto gli sbancamenti, stiamo facendo le fondamenta. Le fognature. A gennaio dovremmo cominciare la costruzione del palazzetto vero e proprio”). L’obbiettivo è poterci giocare il campionato 2023. Gavio che con il suo gruppo costruisce strade e autostrade in tutto il mondo vuole costruire qualcosa di grande per il suo territorio, coinvolgere la gente di Tortona e richiamarla anche da lontano: “Voglio un impianto che possa vivere tutta la settimana e non soltanto con lo sport. Penso alla musica, ai concerti, agli spettacoli”. Ha portato il basket maschile in Serie A, sta aiutando la squadra di calcio oggi in Serie D, ha un progetto per portare in A1 anche il basket femminile: “Sto aiutando la squadra di Castelnuovo Scrivia, il paese dove abito. Abbiamo cominciato con quattro vittorie in A2 con la Zara in panchina.

 

Sarebbe bello avere tutte e due le squadre in Serie A”. Intanto ha cominciato a lavorare sui giovani, nelle scuole, sul minibasket: “Dobbiamo avvicinare i ragazzi al basket. Portare al palazzetto quelli che non lo conoscono. Sono convinto che dopo averlo conosciuto non lo lasceranno più. Ma per riuscirci dovremmo cominciare ad aiutarli a venire in tribuna, magari programmando le partite in orari diversi rispetto al sabato sera quando un giovane ha altro per la testa. Credo che lo spazio per far crescere il basket ci sia ancora. Adesso la gente ha ancora timore a venire al palazzetto, magari preferisce farsi l’abbonamento alla tv… ma passerà e tutti ci sentiremo più sicuri”.


Derthona ha costruito la squadra dando fiducia a chi l’aveva portata in Serie A, ha lasciato la presidenza a Marco Picchi, vecchia gloria cittadina (“Era giusto così, è giovane, preparato”) ha confermato il coach Marco Ramondino: “È stato corretto riconfermarlo perché in tre anni e mezzo ha fatto un grande lavoro. Ho grande fiducia in lui, è un grandissimo coach con la sua idea di basket ben precisa. Studia molto, guarda un sacco di partite, prepara bene le nostre… ma anche lui deve fare un percorso di crescita. Abbiamo confermato il gruppo che ci ha portato alla promozione a cominciare dal nostro capitano Tavernelli, un bravo ragazzo che si è anche laureato e sposato e crescerà con noi, poi abbiamo aggiunto dei nuovi che devono maturare, il primo tra tutti è J.P. Macura. Tra un mese, un mese e mezzo credo vedremo la vera Bertram…”. 


Gavio è un esempio del mecenatismo che ancora può fare la differenza nel basket. ”Il basket vive di quello. Se fai tutte le cose in regola, depositi i contratti, paghi l’Irpef su tutti i contratti di giocatori, dirigenti, staff… hai solo uscite. Non incassi nulla dai diritti tv, poco dai biglietti per il momento. Noi lavoriamo per raccogliere un pool di sponsor, ma alla fine sono le proprietà a metterci i soldi. Non credete che il nostro sia il quinto, sesto budget del campionato… abbiamo un budget che ci permette di salvarci… Ma io so che ho depositato tutti i contratti senza fare contratti di diritti di immagine. Con il gruppo che rappresento non posso rischiare. Devo fare tutto in regola al centesimo. Quello che però chiedo è che almeno per i giocatori stranieri non ci facciano pagare l’Irpef all’84 per cento, ma fissino un forfait… Non ha senso pagare l’Irpef sugli stranieri. A reggere il basket c’è la passione. È così anche a Milano con Armani o a Bologna con Zanetti”. Là dove una volta c’erano Cantù o Varese, piccole realtà italiane che vincevano in Europa, un giorno potrebbe arrivare Tortona. L’amore di Gavio per lo sport ricorda quello di Borghi, il signor Ignis. Gavio resta con i piedi per terra, ma sorride al paragone. E ci lavora. Costruire autostrade nel mondo è il suo lavoro. “Con calma. Un passo alla volta. Le cose bisogna farle con pazienza, lavoro, raziocinio e poi ci vuole un po’ di fortuna”.

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