Il Foglio sportivo
Champions al via, guidano gli italiani
Solo 13 dei 26 campioni d’Europa in campo. I nostri allenatori però sono 6: un record. Ma non la vinceremo...
È sempre doloroso farsi portatori di brutte notizie, però si sappia: nemmeno la Champions League 2021-2022 sarà vinta da una squadra italiana. Se non vi fidate di noi – ed è giusto così, si tende naturalmente a diffidare dei profeti di sventura – mettetevi una mano sul portafoglio dinanzi alle quote dei bookmaker di tutta Europa, che tra le prime otto favorite non contemplano il nostro calcio: al decimo posto c'è la Juventus, stabile attorno a quota 30, poi l'Atalanta (50), l'Inter (65) e il Milan (80). Lontanissime dalle due belle e impossibili, con gli occhi neri e quel sapor mediorientale: Paris Saint-Germain e Manchester City, incidentalmente finite anche nello stesso girone.
Martedì parte la Champions che lo scorso aprile, per 48 ore, ha rischiato di non esserci affatto, minacciata dal golpe di cartapesta delle dodici ribelli infine soggette alla rappresaglia di Ceferin, ormai in luna di miele con l'amicone Al-Khelaifi. Qualcuno maligna, o semplicemente spera, che l’ingordigia del PSG si placherà dopo il Mondiale 2022: nel frattempo rimane in bocca il fiele di un mercato estivo insopportabile, cannibalizzato dai qatarioti con accenti di sadismo puro come il gran rifiuto ai 200 milioni del Real Madrid per Mbappé (che andrà via a zero l’anno prossimo), uno schiaffo alla miseria. Da parte francese, la contro-replica sarebbe scontata: ad aprile Florentino Perez piangeva miseria, ad agosto ha offerto uno sproposito per un giocatore in scadenza. Intanto gli altri due masanielli, Juventus e Barcellona, versano lacrime amare e reali, suggerendo che forse a suo tempo il fronte delle rivoltose non se l'era raccontata con totale sincerità.
Tiriamo avanti e concentriamoci sul pallone, là dove l'Italia si presenta col contingente più settentrionale della sua storia, tutto compresso tra Piemonte e Lombardia. Si ha un bel dire che il nostro è “il campionato dei campioni d’Europa”, ma solo la metà dei cosiddetti eroi di Wembley sarà presente in Champions: 13 giocatori su 26, in proporzione meno della Francia campione del mondo 2018 (14 su 23) e persino dell’Argentina che ha vinto l’ultima Coppa America a casa dei brasiliani (16 su 28). Il rovescio (o il diritto) della medaglia è rappresentato dal record di allenatori italiani, ben sei, tre dei quali nello stesso girone: l’Inter di Inzaghi, il Real Madrid di Ancelotti e lo Shakhtar di De Zerbi, tutte opposte al misterioso Sheriff Tiraspol che sventola le insegne indipendentiste della Transnistria. Sei italiani, quanti i tedeschi, e nessun britannico, a marcare la differenza di appeal tra le due scuole che si sono sfidate nella finale dell’11 luglio. Che poi è come dire: loro ci mettono i soldi, noi le idee, e che Dio ce la mandi buona. Sembrano ottimi anche i princìpi del nuovo Bayern di Nagelsmann, che merita il premio della critica almeno per la dignità con cui mantiene alta la bandiera del proprio calcio sostenibile (sia pure ricchissimo), e del Chelsea di Tuchel che riesce nell'impresa di coniugare l'atletismo e l'attività cerebrale di una squadra tatticamente geniale, cui mancava solo un Lukaku per diventare perfetta (ma la perfezione, si sa, fa brutti scherzi...). La concorrenza al PSG insomma non manca, essenzialmente perché a calcio si gioca in undici e possibilmente in armonia, mentre sulla nuca di Pochettino incombono già a metà settembre la pressione e l’ossessione che normalmente non promettono nulla di buono. Poi ci sono i maverick dei nostri tempi, il cavallone Haaland, il velenoso Atletico Madrid di Simeone che sembra sempre più spagnoleggiante e sempre meno europeo, lo sceriffo Van Dijk che restituirà al Liverpool quella solidità difensiva drammaticamente mancata l’anno scorso. Infine beh, c’è Cristiano Ronaldo, ve lo ricordate? Ha deciso di mettersi al servizio di un allenatore trasparente come Solskjaer, dalla cui personalità non sarà mai oscurato.
Gli assalti alla baionetta delle nostre rappresentanti si affidano a numeri 9 dai trent’anni in su come Dzeko, Giroud e Duvan Zapata, per tacere di Ibrahimovic che ambisce a diventare il primo quarantenne a segnare in Champions League. Dopo tre eliminazioni consecutive, l’Inter de-Contizzata si mette in coda per gli ottavi fiduciosa del suo nuovo green pass; il Milan e l’Atalanta, entrambe oramai con al massimo uno-due italiani titolari a testa, sembrano in possesso dell’intensità di passo necessaria per affermarsi in Europa; quanto alla Juventus, al momento è un cruciverba per solutori più che abili e si spera che l’Allegri-touch riesca a farle scollinare un girone comunque ampiamente alla portata. Un quattro su quattro sarebbe eccellente, ma sarebbe già ottimo se almeno una riuscisse a vincere il proprio girone, provando a spingere un po’ più in là quei tipici bilanci di inizio marzo pieni di lagne e “l’avevo detto”: pochi soldi, poche motivazioni, poco coraggio nel lanciare i giovani... Ripetere con i club l’impresa della Nazionale? Il fulmine non cade mai due volte nello stesso posto, e del resto i primi due giocatori italiani sono rispettivamente il portiere del PSG e il regista del Chelsea. Per quest’anno godiamoci lo spettacolo con piglio alla Leonard Cohen, waiting for the miracle, nella consapevolezza – ce l’ha insegnato l’Europeo – che eventuali tempi migliori possono essere più vicini di quanto pensiamo.