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Il foglio sportivo

La squadra fantasma che vinceva tutto

Roberto Gotta

Il football universitario riparte: quando 80 anni fa a Plainfield si inventarono un College

Che succede quando ci si esalta per una squadra che vince tutte le partite poi si scopre che quella squadra in realtà non esiste? Succede quel che accadde esattamente 80 anni fa negli Stati Uniti, paese né di santi né di navigatori ma di tanti personaggi con una rotella in meno, o con troppe rotelle funzionanti in contemporanea. Parliamo del campionato universitario di football, il più seguito di tutti: la vera passione americana è infatti per le squadre di college, che al contrario di quelle professionistiche sono radicate nel territorio e non se ne vanno in altre città al primo soffio di vento, come successo tante volte, e per questo l’attaccamento dello statunitense medio per l’università della propria città, che l’abbia poi frequentata o meno, è molto più simile a quello europeo per il calcio di quanto non lo sia il tifo per le squadre pro. 

Le squadre sono centinaia, giocano normalmente il sabato e per alcuni decenni il compito dei quotidiani, alla chiusura della sera, è stato quello di infilare centinaia di risultati uno in fila all’altro, trascrivendoli dai comunicati di agenzia o, se arrivavano, dai dispacci dei singoli college. Una colata di piombo pressoché illeggibile ma che andava comunque messa perché la domenica mattina poteva esserci, a Indianapolis, il laureato di Boston College che voleva sapere il risultato dei suoi Eagles. Un giorno del 1941 uno dei responsabili di una nota finanziaria di New York, Morris Newburger, si soffermò con più concentrazione del solito sulla lista e si trovò a pensare che alcuni piccoli college avevano nomi così bizzarri da sembrare inventati, anche perché i loro punteggi sembravano incastrarsi perfettamente, con la spaziatura giusta tra una riga e l’altra, nello spazio a disposizione. 

La lampadina si accese: e Newburger, invece di commentare semplicemente ‘ma secondo te esiste davvero un college chiamato Slippery Rock Teachers? Ma quando mai…’ decise di inventarselo, un college, e di telefonarne ogni sabato il risultato ai quotidiani, scommettendo sul fatto che nel caos della chiusura nessuno si sarebbe accorto dello scherzo. Nacque quindi l’immaginario Teachers College di Plainfield, nel New Jersey, doppiamente grottesco perché all’epoca un college ‘per insegnanti’ era frequentato perlopiù da studentesse e difficilmente avrebbe potuto schierare una squadra di football. Sabato 25 ottobre 1941, presentandosi come addetto stampa, Newburger telefonò il risultato della partita («Plainfield Teachers College 27, Winona 3») all’Herald Tribune di New York, al New York Times e alle due maggiori agenzie, Associated Press e United Press International, che con i loro dispacci coprivano tutto il paese: alla consegna delle prime copie dei quotidiani, alle 2 del mattino, ne comprò 12 diversi, si accorse che il risultato era stato pubblicato da tutti e mise subito al corrente l’amico e complice Bink Dannembaum, che si era occupato delle testate di Philadelphia rischiando grosso, perché aveva sbagliato il nome dell’avversaria ‘sconfitta’ dal Teachers College mettendo in pericolo l’intera operazione in caso di controllo incrociato. Sette giorni dopo stessa storia, e subito dopo il buon Morris inviò ai media un comunicato stampa, su finta carta intestata e firmato da un fantomatico Jerry Croyden, nel quale ricapitolava i risultati di settembre - tutte vittorie - e dava ulteriori dettagli sulla squadra. Tra cui i colori (granata e viola tenue), il coach, i giocatori più importanti, con nomi e cognomi formati da quelli, mescolati, di colleghi di Newburger, e infine il tipo di formazione usata, una inverosimile W in cui i due estremi davano le spalle agli avversari per controllare chi dei propri compagni avesse la palla. Il colpo di genio fu la creazione di una superstar, John Chung, un hawaiano di origini cinesi descritto come uno schiacciasassi, con la palla in mano, grazie anche ai carboidrati della ciotola di riso che divorava all’intervallo di ogni partita. Questo dettaglio fece impazzire i commentatori: uno di essi, Herbert Allan dei New York Post, nell’edizione dell’8 novembre segnalò al mondo «John Chung, il running back al secondo anno di università al Plainfield Teachers College, che ha segnato 57 dei 98 punti della sua squadra, finora vittoriosa in tutte le partite. Se i professori della Plainfield non stanno attenti, questo finisce direttamente nell’arsenale di Chiang Kai-Shek», all'epoca popolare presidente cinese, poi sconfitto dai comunisti di Mao Ze-Tung. Lo scherzo durò tre settimane, perché Newburger, una sagoma che un giorno aveva inviato un telegramma alla moglie, che aveva organizzato una cena di alta società, intimandole di «non invitare più a casa nostra certa gentaglia», si mise a vantarsi un po’ troppo in giro e verso metà novembre qualcuno fece una telefonata anonima ad uno dei quotidiani turlupinati. Anche se altre versioni attribuiscono lo smascheramento della goliardata a due giornalisti, uno dei quali avrebbe chiamato l’ufficio scuola del New Jersey scoprendo che non esisteva nessun Teachers College. Fatto che avrebbe potuto essere accertato anche con una semplice puntatina in auto, visti i soli 45 chilometri tra New York e Plainfield, ma evidentemente non si era sentita l’esigenza di sollevare il fondoschiena dalla sedia. 
Sapendo dell’uscita imminente di un articolo sulla rivista Time, che all’epoca contava molto e faceva qualcosa più che eleggere ‘la persona dell’anno’, Newburger supplicò il direttore di rimandarlo per permettere al college di… terminare la stagione, ma non ci fu verso e queste righe sancirono la fine della boutade: «per tre settimane le pagine sportive del New York Times hanno pubblicato le vittorie del Plainfield Teachers College, e anche quotidiani come il Philadelphia Record le hanno segnalate. In questi resoconti c’era però un errore: né Plainfield né i suoi avversari sono mai esistiti». Scoperto, Newburger, imperterrito, pubblicò un comunicato stampa nel quale annunciava che la stagione in realtà era sospesa a causa dei cattivi voti scolastici di alcuni giocatori. Ma non ci cascò nessuno, stavolta.

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