Il foglio sportivo - Storie di storie

Cuore da campione

Mauro Berruto

La storia del primo olimpionico che divenne anche paralimpico e quella del medico che ebbe un’intuizione capace di cambiare la storia dello sport e di tante persone diversamente abili. Due libri

A Roma, nel 1960, subito dopo i Giochi Olimpici, compaiono anche le gare dei paralimpici. Non si può ancora parlare di Paralimpiadi vere e proprie, ma fa lo stesso, la storia ha svoltato e non tornerà più indietro. Bikila e Guttmann non s’incrociano perché quando il medico inglese arriva in città, l’aereo della felicità ha già riportato a casa il trionfatore senza scarpe. Però è bello che in questa città succeda anche questo, che il dottor Guttman sia ricevuto da Papa Giovanni XXIII e che si senta dire: “Tu signore, sei il De Coubertin dei paralizzati”.

   

I protagonisti del racconto sintetizzato in queste righe sono Abebe Bikila, il dominatore della maratona di Roma 1960, prima medaglia d’oro africana nella storia dei Giochi Olimpici e il dottor Ludwig Guttmann, medico ebreo fuggito dalla ferocia nazista e arrivato in Inghilterra per dedicare la sua vita alla riabilitazione dei soldati feriti, durante la Seconda Guerra Mondiale, alla spina dorsale.

 

Per la prima nella volta nella storia il dottor Guttmann usa un nuovo farmaco: lo sport. I suoi pazienti giocano a tennis tavolo e a biliardo, si lanciano la palla medica dai letti, tirano con l’arco. E con il tiro sull’arco, i cui primi rudimenti imparerà in quell’ospedale, si cimenterà da una sedia a rotelle proprio Abebe Bikila, in un’altra sfida olimpica. Infatti il campione etiope, dopo aver vinto a Roma e Tokyo nella maratona, fu vittima di un terribile incidente automobilistico che gli frantumò la sesta e la settima vertebra, costringendolo su una sedia a rotelle. Per questa ragione il primo atleta paralimpico noto al grande pubblico fu proprio il campione di Addis Abeba che gareggiò, senza grande successo, ai Giochi Paralimpici disputati ad Heildelberg, in Germania, nel 1972.

 

I due libri di oggi, in omaggio alle emozioni e alla valanga di medaglie che i Giochi Paralimpici di Tokyo stanno regalando al nostro paese, raccontano queste due storie: quella del primo olimpionico che divenne anche paralimpico e quella del medico che ebbe un’intuizione capace di cambiare la storia dello sport e di tante persone diversamente abili.

 

Il primo libro è il ritratto dell’intera vicenda sportiva, compresa l’ultima parte della vita, del campione etiope costretto sulla sedia a rotelle, di quel “quasi incontro” a Roma con Gutmann  in due momenti così diversi delle rispettive vite e dell’incontro vero e proprio all’ospedale di Stoke Mandeville in Inghilterra: Giorgio Lo Giudice e Valerio Piccioni, La rivoluzione di Bikila. Una storia d’amore fra l’Etiopia e l’Appia Antica (Bradipolibri, 2010).

 

Il secondo libro, invece, recente uscita editoriale, è tutto dedicato a quel “De Coubertin dei paralizzati”, secondo la definizione di Papa Giovanni XXIII, che nel suo ospedale inglese preferiva, alla disperazione e ai sedativi, terapie a base di aria fresca, attività sportiva e gioia di rapporti umani per tutti i suoi pazienti, Bikila compreso. Un uomo che, miracolosamente risparmiato dalla Shoah, viene oggi celebrato dal successo planetario dei Giochi Paralimpici e raccontato da Roberto Riccardi, Un cuore da campione. Storia di Ludwig Guttmann, inventore delle Paralimpiadi (Giuntina, 2021).tptp
 

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