Quando Babbo Natale precipitò dal cielo sul campo dell'Aston Villa

Francesco Caremani

Era il 13 dicembre del 1998, quando al Villa Park di Birmingham, un paracadutista della Raf vestito di rosso e con la barba bianca si schiantò sul rettangolo di gioco

Il 13 dicembre del 1998, al Villa Park di Birmingham, in piena atmosfera natalizia, i padroni di casa dell’Aston Villa, allenati da John Gregory, affrontano l’Arsenal, guidato da Arsène Wenger. La Premier League, come la conosciamo oggi, era nata sei anni prima (20 febbraio 1992), ma per i Villans non c’era più spazio nel ricco calcio inglese, quello che avevano contribuito a fondare, e gli anni dei trionfi, oramai, erano lontani. L’ultimo campionato vinto risaliva al 1981, la FA Cup addirittura al 1957 e due anni prima avevano conquistato la loro ultima Coppa di Lega; la Coppa Campioni del 1982 più che un ricordo sembrava un sogno. Eppure quella stagione non era iniziata male, con una serie positiva di dodici partite, dopo la quale Gregory decise di fare la foto di gruppo presagendo la vittoria finale: “Il titolo si vince a maggio non a novembre e, sarà un caso, ma dopo quel gesto arrogante non vincemmo per quattro giornate di fila”, ricorda Colin Abbott, storico dell’Aston Villa.

   

Quel giorno i dirigenti Claret and Blue fecero annunciare dallo speaker dello stadio una sorpresa per l’intervallo, un modo diverso per salutare i tifosi e auguragli buone feste. Generalmente il club faceva scendere sul terreno di gioco le vecchie glorie, ma questa volta avrebbe fatto atterrare tre paracadutisti della Royal Air Force vestiti da Babbo Natale. Nell’attesa iniziò il primo tempo con la coppia Anelka-Bergkamp in grande spolvero. Il giovane attaccante francese suggeriva e l’asso olandese segnava, 1-0 al 14’ e 2-0 proprio al 45’. In quell’atmosfera piena di frustrazione per i 39.000 assiepati sulle tribune del Villa Park ecco scendere i paracadutisti. Gilles Grimandi, difensore francese dell’Arsenal, era in campo perché Wenger gli aveva detto di riscaldarsi, tenendosi pronto per entrare nella ripresa: “Con la coda dell’occhio vidi un uomo che scendeva dal cielo e poi sentì un tonfo sordo, finché non mi accorsi che dietro di me c’era un Babbo Natale esanime a terra”. Quello era Nigel Rogoff, sergente trentanovenne della RAF con 6.000 salti all’attivo. Per l’occasione aveva scelto un modello di paracadute diverso per scendere più velocemente ma aveva fatto male i conti con le condizioni meteo avverse e così urtò il tetto della Trinity Road, la tribuna centrale dell’impianto, cadendo da trenta metri e sbattendo al suolo. La reazione fu prima d’incredulità, poi di disperazione, soprattutto dei più piccoli che vedendo Babbo Natale in quelle condizioni pensarono che quell’anno non avrebbero ricevuto alcun regalo.

   

Le squadre entrarono in campo senza sapere cosa fosse accaduto, a parte Grimandi, e i Villans iniziarono una storica rimonta. Prima con Joachim al 62’ su assist di Hendrie, poi con Dion Dublin, uno dei giocatori più amati dai tifosi dell’Aston Villa, al 65’ e all’83’, grazie ai suggerimenti di Thompson. E, come d’incanto, alla preoccupazione per le sorti di Babbo Natale il pubblico sostituì l’euforia per una vittoria meravigliosa, ottenuta in rimonta sui campioni d’Inghilterra in carica, dopo essere stati sotto di due reti. Ma né l’Aston Villa né l’Arsenal avrebbero vinto il titolo, che fu conquistato dal Manchester United, primo con un solo punto in più dei Gunners. Evidentemente quella sconfitta costò cara ai ragazzi di Wenger. La squadra allenata da John Gregory, invece, nonostante il buon inizio non riuscì a qualificarsi per le coppe europee ottenendo solo il sesto posto. E la speranza di tornare agli antichi splendori, nella nuova foggia sposata dal calcio inglese, è rimasta tale per tutti questi anni.

   

E il nostro Babbo Natale? Nigel Rogoff fu operato, con l’amputazione della gamba sinistra, rimase tre settimane sotto il respiratore artificiale ed ebbe bisogno di 177 sacche di sangue. Ma la vita, proprio come il momento che stiamo vivendo, sa essere bella anche dentro le avversità. Nigel ha rischiato di rimanere paralizzato, ma ha avuto una sorte migliore. Si è sposato con l’infermiera che si era occupata di lui e hanno avuto due figli. Ha preso il brevetto di pilota e appena ha potuto ha fatto il giro della Gran Bretagna in kayak e bicicletta, adattata alla sua disabilità. Inoltre, ha attraversato l’Atlantico a remi insieme con altri tre veterani della RAF, cercando di dimenticare quello che gli era accaduto al Villa Park. Un giorno, però, l’Aston Villa l’ha invitato a tornare allo stadio, dove è stato accolto trionfalmente dal pubblico e a un certo punto ha chiesto un pallone per palleggiare con la gamba buona. Ecco, il 2021 dovremmo iniziarlo con lo spirito di Nigel Rogoff, sperando, tra le altre cose, di poter tornare a vedere le partite di calcio dal vivo.

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