Viva il campionato, anche a spalti vuoti
Come cambia lo sport senza pubblico e perché un calcio senza tifo aiuta ad esaltare i talenti
E’ stato scritto, anche giustamente, che il calcio senza tifosi non è vero calcio e che le partite di pallone senza pubblico non sono uno spettacolo vero, non sono uno show sincero e non sono neppure uno sport autentico. E’ stato scritto molto, in Italia, su quanto il calcio abbia perso, non solo dal punto di vista economico, dall’assenza pressoché totale di pubblico dall’inizio di questa stagione. Ma non è stato scritto abbastanza su quanto la presenza del calcio, durante la seconda ondata del Covid, abbia reso un po’ meno traumatico il nostro stare a casa – un conto è vedere le partite della serie A, che vedremmo anche se costretti a sentire altre telecronache di Walter Veltroni, un altro conto è vedere, al posto della serie A, le repliche di “Bomber”, con Bud Spencer e Jerry Calà – e su quanto, in definitiva, abbia pesato sulla prestazione delle squadre l’assenza cronica del pubblico.
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- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.