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Allenare la mente al ritorno in campo. Così il calcio si prepara a ripartire

Massimiliano Vitelli

L'importanza del mental coach nelle squadre che aspettano di tornare a giocare. Parla il dottor Stefano Tirelli

Il mondo del calcio è al lavoro per provare a ripartire. Sabato, in Germania, nuovo fischio d’inizio della Bundesliga, il 12 o il 19 giugno potrebbe riprendere anche la Liga spagnola. In Inghilterra la Premier League è appesa alle decisioni del Governo, come la Serie A, ancora in bilico. Intanto, però, gli addetti ai lavori si preparano per farsi trovare pronti. Ed oltre alla condizione fisica, questa volta più di altre sarà importante quella psicologica. Per questo il ruolo del mental coach risulterà decisivo.

 

Affrontiamo l’argomento con il dottor Stefano Tirelli, docente di tecniche complementari sportive all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Attualmente segue diversi giocatori, tra loro Andrea Ranocchia dell’Inter, Mattia De Sciglio della Juventus e Stevan Jovetic del Monaco. Tirelli, con un passato al fianco di Fabio Capello quando il mister di San Canzian d’Isonzo era ct dell’Inghilterra, è stato anche personal trainer di David Beckham. “Il momento è delicato – spiega – i calciatori si sono trovati ad affrontare una situazione senza precedenti”. La ripresa potrebbe trovarli impreparati? “Lo escludo – continua il Mental Coach – i giocatori stanno vivendo un momento d’incertezza che crea un’ansia positiva. Le motivazioni sono ancora medio/alte ed è insito in loro il desiderio di tornare in campo. L’attesa della decisione è fonte di vitalità, un piccolo momento di stasi potrebbe verificarsi quando saranno certe date e condizioni”.

 

Dopo quasi tre mesi di stop anche negli atleti professionisti potrebbero sorgere dubbi sulla condizione fisica. Per questo, il compito di un “allenatore della mente” diventa ora fondamentale. “I giocatori sanno perfettamente che c’è grande differenza tra i lavori effettuati singolarmente e quelli con i compagni. Altro ancora è la partita. Il mio consiglio è quello di mantenere la concentrazione sull’attualità, di preoccuparsi di dare il massimo ogni giorno sia fisicamente che mentalmente senza viaggiare troppo in là con la mente. L’obiettivo deve essere quotidiano, massimo di settimana in settimana. Pensare oltre sarebbe solo uno spreco di energie”. Tornare in campo significherebbe trovarsi a stretto contatto con compagni e avversari. Tra contrasti e pericolosi assembramenti in area. “Finora nessuno mi ha espresso preoccupazione. Certo, alcune situazioni di gioco sarebbero forzatamente rischiose ai fini di un contagio, ma i giocatori sono convinti che i protocolli da seguire garantirebbero loro l’impossibilità di contrarre il Covid-19”. Ad attendere con grande trepidazione il nuovo fischio d’inizio, non ci sono solo tantissimi tifosi, ma anche e soprattutto gli atleti. “Per la maggior parte di loro il calcio non è solo un lavoro, ma una grande passione. Sono i primi a soffrire per la lunga sospensione – ricorda Tirelli – sono certo che quando potranno tornare in campo non ci sarà posto per le paure. L’odore dell’erba, il rumore del calcio al pallone, l’adrenalina della gara, risveglieranno ricordi ed emozioni passate. A questo punto entreranno in gioco due tipi di memoria, quella cognitiva e quella emotiva. La prima effettuerà un’analisi oggettiva della situazione, la seconda scatenerà tutta una serie di pensieri legati alla fatica, al dolore delle sconfitte, alla gioia delle vittorie. Il mix scaccerà ogni eventuale tentennamento”.

 

Qualora il Governo decidesse per la ripresa del campionato, questa avverrà senza alcun dubbio a porte chiuse. Con gli spalti deserti potrebbe esserci il rischio di gare meno vibranti? Il dottor Tirelli minimizza sull’eventualità di partite sottotono. “In assenza di pubblico la performance rimane comunque massimale – conferma – potrebbe venir meno solamente un po’ di “carica” che qualche volta i giocatori ricevono in situazioni particolari, due principalmente: quando il pubblico, e questo accade di rado, è così “dentro la gara” da riuscire a farsi sentire in campo e quando l’importanza dell’incontro è talmente alta da regalare agli atleti un surplus di condizione mentale”. Tra gli esercizi più performanti in questo periodo c’è sicuramente quello della visualizzazione. Ecco di cosa si tratta. “In attesa di riprendere a giocare – conclude il Mental Coach – è importantissimo lavorare con la mente, visualizzare il momento del ritorno, sia in allenamento sia in partita. Occorre focalizzarsi su una percezione fisico/mentale molto buona e su una percezione muscolare/articolare di tono ed elasticità. Sentirsi in forma aiuta ad esserlo davvero”.

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