Ezio Capuano (foto LaPresse)

Storia di Ezio Capuano, il “Mini One” che ha conquistato Avellino

Leo Lombardi

L'allenatore, celebre per le sue sfuriate e le sue esultanze smodate, potrebbe aver trovato la squadra con cui dare una svolta alla sua carriera

Una carriera cominciata nel 1988, quando ha 23 anni. Oggi, 23 squadre dopo, Ezio Capuano continua a far parlare di sé. Per l'apparenza più che per la sostanza, quella che sempre attrae chi si occupa superficialmente delle cose di calcio. Perché Eziolino, come lo chiamano per le dimensioni mignon (“Se lei è lo Special One, io sono il Mini One”, disse a José Mourinho, incrociandolo a Coverciano), non è mai passato inosservato.

 

  

Lo ha fatto per le esultanze smodate, per l'abbigliamento più da testimone di cresima che da allenatore, per i perenni occhiali da sole. Soprattutto per le dichiarazioni, ardite a livello di metafora e spericolate secondo i canoni del politically correct. Il top lo raggiunge a metà novembre 2014. Siede sulla panchina dell'Arezzo, dopo una trasferta ad Alessandria se la prende per la gestione del finale di match da parte dei suoi, sbottando in un'intervista alla radio: “In campo le checche non vanno bene, in campo devono andare gli uomini con le palle”. Si trasforma nel facile bersaglio su cui sparare, il giudice sportivo lo multa di 5.000 euro per frasi omofobe. Lui si difende: “Sono ignorantissimo, sulla Treccani non c'è scritto da nessuna parte che checca vuol dire gay: non volevo offendere nessuno”.

  

D'altra parte è uno che con le frasi a effetto va a nozze. Un anno fa miracoli con gli uomini che ha, se ne esce con un “friggo i pesci con l'acqua minerale”. E per far capire ai suoi giocatori cosa si attenda da loro, ammonisce: “In campo voglio undici maiali assatanati, non una squadra di femminucce”. Un concetto che allarga con declinazioni pulp. Capita ancora ad Arezzo, nella stagione successiva alla multa per omofobia. A ottobre 2015 i toscani perdono l'amichevole infrasettimanale con il Lucignano, squadra di Promozione. A fine gara Capuano è una furia: fissa l'allenamento il giorno dopo alle 7.30, urla “vi squarto”. Nello spogliatoio Nicolò Sperotto, un difensore, registra tutto. E tutto finisce sul web. Risultato: Sperotto chiude con l'Arezzo, Capuano di nuovo nella bufera.

  

  

Episodi che rimanderebbero all'immortale Oronzo Canà, ma Capuano è l'esatto contrario dell'allenatore nel pallone cucito addosso a Lino Banfi, con il suo impossibile 5-5-5 da schierare sul campo. Lo raccontano i giocatori che sono stati con lui. Eziolino è uno che vive calcio 24 ore su 24, uno che studia gli avversari, che prepara le partite sotto ogni aspetto, attentissimo all'aspetto tattico. Bravo soprattutto a organizzare la fase difensiva, con preferenza per i tre centrali. Una scelta necessaria, visto che lo hanno quasi sempre chiamato a rimettere in linea di galleggiamento barche che stavano affondando. Il carattere sanguigno è un contorno, utile soprattutto a togliere pressione dalla squadra per concentrarla su di lui che, quando c'è da combattere a livello dialettico, non è secondo a nessuno.

 

Una carriera iniziata in Interregionale, all'Ebolitana, nel 1988. Solo due promozioni, ormai lontane nel tempo, entrambe in C2: con l'Altamura nel 1996 e con la Cavese nel 1997. Quest'ultima è la società in cui resiste più a lungo, ben tre anni, dal 1996 al 1999. Poi è sempre mordi e fuggi, dove c'è una criticità. Nel 2010 salva il Potenza dalla retrocessione, poi decretata per il fallimento del club, mentre a Modena, dopo aver risollevato la squadra nel 2017, la stagione successiva si trova a piedi per la radiazione del club, ultimo atto della crisi avviata della gestione Caliendo. Il carattere focoso fa il resto. A Caserta, nel 2013, lo mandano via dopo tre giornate, mentre alla Sambenedettese lo cacciano quando è secondo, per contrasti pubblici con il patron Franco Fedeli. La scorsa stagione firma invece l'ultima impresa, quando lo chiamano a gennaio a Rieti e lui si congeda dopo la salvezza.

 

Dal 16 ottobre è sulla panchina dell'Avellino, che aveva sfiorato nel 1996. Il direttore sportivo Salvatore Di Somma viene contestato per la scelta, i tifosi ricordavano ancora un'esultanza sfrenata di Capuano, che saltava su un'auto dopo aver battuto gli irpini con la Juve Stabia. Il tecnico, secondo abitudine consolidata, se ne è fregato e in due partite ha rimotivato una squadra che si stava già perdendo: 2-2 in casa al debutto con il favoritissimo Bari e vittoria per 1-0 in trasferta con la Ternana seconda in classifica, mentre la terza partita propone la Reggina capolista al Partenio. Il 19 gennaio Capuano compirà 55 anni, alle spalle ha più di 600 panchine, sempre al sud, tranne le già ricordate Arezzo e Modena oltre a una brevissima esperienza in Belgio con l'Eupen nel 2010. “Ho sempre allenato squadre disperate, avessi scelto il nord avrei fatto un'altra carriera”, racconta. Avellino potrebbe rappresentare la svolta.

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