il foglio sportivo
Brignone e Goggia, ragazze in discesa
Comincia la Coppa del mondo di sci, e l’Italia vuole tornare a vincere. Parlano le due campionesse azzurre
Fede e Sofi. Le capitane della pattuglia alpina azzurra, in rigoroso ordine alfabetico: Federica Brignone e Sofia Goggia; così ormai da qualche anno. La prima delle dieci vittorie per Federica Brignone, il 24 ottobre 2015, è arrivata proprio sul ghiacciaio Rettenbach a Solden in Austria, dove come tradizione questo weekend comincia la Coppa del Mondo. Per Sofia Goggia i successi in gare di Coppa sono stati cinque, cominciando da quel 4 marzo 2017 a Pyeongchang in Corea: sulla stessa pista l’anno dopo avrebbe vinto l’oro olimpico in discesa libera. Alle Olimpiadi coreane Federica Brignone ha conquistato la medaglia di bronzo in slalom gigante, la sua disciplina preferita.
Per le nostre ragazze sono stati anni di grandi soddisfazioni, ma non privi di infortuni e delusioni, e ora si presentano per essere protagoniste. Gli allenamenti sulle Ande Argentine ai confini del mondo, dove hanno trovato buona neve, sono andati bene. La stagione 2019-2020 è anomala: succede ogni quattro anni, senza Olimpiadi e Mondiali manca un obiettivo su cui focalizzarsi. C’è solo la Coppa del Mondo che vedrà a marzo il suo atto finale sulle piste di Cortina. Anticipo dei Campionati del Mondo 2021 ma anche un primo assaggio del clima olimpico 2026.
La coppa del mondo è una grande sfera di cristallo di Boemia, uguale dal 1966. Gustavo Thoeni l’ha vinta quattro volte, Piero Gros una sola, come Alberto Tomba. Sofia Goggia vanta un terzo posto nel 2017, appena una posizione davanti a Federica Brignone che ha chiuso il 2018 con la sesta piazza. Ritrovarsi davanti al primo cancelletto affolla i pensieri di domande: sulla forma delle avversarie, sulle proprie condizioni. “Il primo giorno di gara c’è sempre tensione, è inevitabile, ma io mi avvicinerò tranquilla alla partenza”, confessa Sofia al Foglio Sportivo. “È uno degli appuntamenti più attesi, è emozionante, anche se le porte sono sempre una blu e una rossa”, racconta Federica “qui ho ottenuto la mia prima vittoria e l’anno scorso mi sono piazzata seconda. Mi sono allenata bene, voglio essere concentrata su me stessa, perché sono io l’avversario che devo battere per primo”.
Due campionesse dai caratteri molto diversi che non hanno sempre vissuto in pace. L’esplosione di Sofia nella stagione 2016-2017, che l’ha portata al record di punti di Coppa del Mondo per un’atleta italiana, è stata accompagnata da un uragano mediatico. Anche se Federica ha vissuto proprio quell’anno la miglior stagione di sempre, con quattro vittorie, ha faticato a gestire quell’improvvisa rivalità in casa, soprattutto quando ai mondiali di St. Moritz la compagna le ha soffiato il podio del Gigante per appena 18 centesimi (unica medaglia azzurra della spedizione). La rivalità per mesi ha riempito cronache e racconti. “Mi è bruciato perdere la medaglia per così poco”, precisa Federica “non tanto perché me l’avesse tolta Sofia; mi scotta ancora il quinto posto di Are ai Mondiali della passata stagione. Quando si gareggia per le medaglie conta solo arrivare sul podio. Se non ce la faccio mi sale la rabbia”. E magari scende qualche lacrima.
“Credo che Federica sia la miglior gigantista del mondo – ci tiene a dire Sofia – nessuna scia come lei. È arrivato il momento che conquisti la piccola coppa che spetta alla migliore della specialità. Io resto concentrata sulle discipline veloci che sono il mio playground, anche se in Gigante sarò sempre al via; ma nella prima gara partirò dopo il numero 30 perché l’anno scorso in gigante ho gareggiato poco”.
Proprio un anno fa, infatti, in allenamento sul ghiacciaio, Sofia si era fratturata il malleolo. Era tornata in gara il 26 gennaio a Garmish in SuperG, ottenendo un incredibile secondo posto nonostante il dolore, risultato confermato con l’argento mondiale. “Nell’anniversario dell’incidente del 2018 ho festeggiato offrendo un giro di birre e brindando ai successi futuri di Federica”, ci racconta Sofia.
Sicuramente la maturità ha portato le due ragazze a smussare qualche attrito tra loro, inevitabile negli sport individuali. E oggi non è insolito vederle insieme nelle foto sui social, allegre e sorridenti. Quello che le unisce è la dedizione al lavoro in allenamento. “Siamo le prime ad arrivare e le ultime ad andare via”, sottolinea la Goggia. “È bello avere una compagna di squadra che va forte, è uno stimolo per me – le fa eco Brignone – siamo un esempio per tutte le compagne”.
Non saranno mai migliori amiche, però: per Sofia l’amica del cuore è Michela Moioli, snowborder bergamasca medaglia d’oro alle Olimpiadi coreane, per Federica il legame più importante è con la canadese Marie Michèle Gagnon. Diverse anche nelle letture: Sofia, ci tiene ad avere sempre un libro sul comodino, Federica non si separa mai dal Kindle.
Abbiamo giocato a chiedere a entrambe una domanda per l’altra. Goggia ha chiesto alla compagna se avrà la forza di sopportare la pressione che spetta a chi indossa il pettorale rosso di leader della classifica di specialità: “Si, penso di potercela fare, è il mio obiettivo per quest’anno”. Brignone ha domandato invece che effetto le farà ripartire nella prima gara con un numero alto: “Avere il numero 5 o il numero 60 per me non cambia, non mi fa paura”, la risposta di Sofia.
Sarà una stagione senza la più grande sciatrice dell’ultimo decennio: la statunitense Lindsey Vonn. “È stata la mia ispiratrice, mi mancherà averla vicina umanamente, abbiamo tanto in comune”, si illumina Sofia, “sul piano sportivo comunque the show must go on. Possono mancare le persone non i simboli. Vorrei arrivare alle Olimpiadi 2026 (Milano-Cortina) con la stessa carica con cui lei ha partecipato ai Giochi 2018”.
“Morto un Papa se ne fa un altro”, ribatte Federica, “è stata una grandissima, ma la sua compagna Michaela Shiffrin, vincitrice delle ultime tre Coppe del Mondo assolute l’ha già rimpiazzata”.
E allora buona neve a tutti, come avrebbe detto Rolly Marchi, l’inventore del Trofeo Topolino di sci, dove le nostre capitane attuali sono state protagoniste all’inizio del millennio.
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