Sono iniziati i Campionati del Mondo di Doha

Due azzurri in semifinale, tra gli uomini più veloci del mondo. Emozioni, ricordi e uno stadio all’aperto climatizzato, alla faccia del climate change

Silvia Salis

Si parte, day one, venerdì 27 settembre è l’inizio ufficiale di questi Campionati del Mondo di Doha. Da Casa Atletica Italiana decido quindi di avventurarmi verso il Khalifa International Stadium, da giorni già terrorizzata dai non indigeni sulle condizioni climatiche proibitive di questa città. Doha si presenta come un modernissimo cantiere in perenne costruzione, una specie di Sagrada Familia orientale e super tecnologica in fermento architettonico perché, come mi ricorda l’entourage dell’ambasciatore, qui in Qatar nel 2022 andranno in scena i mondiali di Calcio e ne vedremo delle belle visto che l’Emiro Al-Thani non è uno che si vuole far parlare dietro, soprattutto adesso che i rapporti con i vicini di casa degli Emirati Arabi non sono all’insegna della cordialità.

 

Lo voglio dire subito, lo stadio è pazzesco, nuovo, con un wi-fi più performante di Bolt dei bei tempi, sorge come una cattedrale nel deserto fuori dal centro città e, udite udite, è dotato di aria condizionata. No, non è un impianto indoor, e no, non è certo una scelta eco-sostenibile, in questi giorni dove tutti fanno a spintoni professandosi “ranger”dell’ambiente per godere della luce riflessa dalla giovane Greta. A Doha volano alti sull’argomento e raffreddano uno stadio all’aperto, in un paese con quaranta gradi all’ombra ed il novemila percento di umidità, questa cosa per un attimo mi ricorda i boss dei film che si accendono il sigaro con una banconota da cento dollari in fiamme, ma mi sembra di capire che il problema di uno stile di vita green non sia centrale in questo paese che nuota nel petrolio da molto molto tempo.

 

Mi siedo quindi al mio posto nello stadio, devo ammettere che dopo una vita da atleta guardare la nazionale italiana dall’altro lato della barricata mi provoca un mix di sensazioni diverse, ma quella più dolce è vedere sugli spalti i miei compagni di nazionale diversamente giovani (come me) che ora sono allenatori, dirigenti, fisioterapisti di nuovi giovani atleti e mi fanno capire che per lo sport vale la stessa regola che vige per l’energia, nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma.

 

Iniziano le gare: l’attenzione mediatica nazionale, è inutile dirlo, era per il nostro duo super veloce Tortu-Jacobs. Ci fanno aspettare le ultime due batterie, ma l’attesa vale il biglietto: due azzurri in semifinale nella gara regina dell’Atletica Leggera. Jacobs impressiona in facilità con il suo 10”07 finale che lascia intravedere parecchio margine, Tortu fatica leggermente di più e passa il turno con 10”20, ma l’importante era raggiungere l’obbiettivo. Appuntamento stasera per la semifinale, dove tra gli uomini più veloci del mondo, ci sarà molto azzurro, un’Italia che corre veloce e sogna con i nostri due giovani ragazzi: belli, puliti e cattivi.