I tifosi della Reggina (foto LaPresse)

La Reggina del redivivo Denis: in serie C l'usato sicuro funziona

Leo Lombardi

Gli amaranto schierano un attacco d'antan col Tanque e Reginaldo. Le intuizioni di Taibi e la passione del presidente Gallo. Così i calabresi sognano di tornare in alto

A Reggio Calabria hanno visto come si è concluso lo scorso campionato e ne hanno tratto la conclusione: in serie C l'usato sicuro si porta bene, soprattutto in attacco. Nel girone A capocannoniere Francesco Tavano, 39 anni, nel girone B Pablo Granoche, 35, e nel girone C Luigi Castaldo, 36. Così, al momento di scegliere il centravanti, è partita l'operazione nostalgia. Il regista è stato Massimiliano Taibi, direttore sportivo con un discreto passato da portiere e che avrebbe potuto essere eccellente se al Manchester United non si fosse fatto passare un pallone tra le gambe nel match contro il Southampton. Lo aveva voluto fortemente Alex Ferguson, che lo aveva portato in Premier League nel 1999: era la squadra campione d'Europa, c'era da sostituire un monumento come Peter Schmeichel. Debutto contro il Liverpool come Man of the Match, quindi il Wimbledon e il fatale Southampton. Taibi dura ancora una partita poi, a gennaio, viene riconsegnato all'Italia. Proprio alla Reggina dove, la stagione successiva, entra nella storia per un gol di testa al 90' che vale il pareggio con l'Udinese in un primo di aprile, giorno che fa la felicità del titolista pigro.

 

Una imprevedibilità che Taibi ha inserito anche nel lavoro, come dimostrato con l'operazione German Denis. Serviva un attaccante di esperienza, lui ha ripescato l'argentino in Perù, dove era tornato a segnare discretamente con l'Universitario. Insolita anche la trattativa, nata con un messaggio Whatsapp dopo essersi fatto passare il numero da Giovanni Sartori, collega dell'Atalanta. Denis non ha saputo dire di no alla proposta: non soltanto per l'ottimo biennale che, a 38 anni, è sempre bene accetto, quanto per tornare in quell'Italia lasciata tre anni fa e dove si era trovato benissimo. Tosto e duro il giusto - non a caso lo chiamano El Tanque - l'argentino ha frequentato la serie A segnando tra Napoli, Udinese e Atalanta: a Bergamo le cose migliori, sempre in doppia cifra nelle prime tre stagioni. E anche le peggiori, come il cazzotto rifilato in faccia a Lorenzo Tonelli nello spogliatoio dell'Azzurri d'Italia, dopo un confronto acceso sul campo, impreziosito da minacce alla famiglia da parte del difensore allora dell'Empoli. Risultato? Cinque giornate di squalifica.

 

Ma la Reggina era nel destino di Denis, che proprio con i calabresi aveva segnato la prima tripletta in serie A ai tempi del Napoli. In amaranto farà coppia con un altro attaccante non più giovanissimo, il 36enne Reginaldo. La notorietà tra Treviso e Siena, un'avventura in Giappone e nel natio Brasile e il richiamo dell'Italia nel 2016, per ripartire in serie C con la Paganese. I due sono inseriti nella squadra affidata al reggino Domenico Toscano e in cui gli over 30 abbondano, come Enrico Guarna tra i pali e Matteo Rubin, promessa non mantenuta al Torino, sulla fascia. Allo stesso modo abbondano le ambizioni generate da Luca Gallo, l'imprenditore che ha salvato un club che, pochi mesi fa, rischiava di sparire di nuovo, come accaduto con il fallimento dell'8 giugno 2016. Da tempo era in crisi la società che il presidente Lillo Foti aveva portato per la prima volta in serie A nel 1999, con un debutto da urlo: 1-1 in casa della Juventus, la squadra di Carlo Ancelotti che poi avrebbe perso all'ultima giornata lo scudetto nel pantano di Perugia. Quella calabrese è una presenza abituale fino al 2009, con il capolavoro sportivo nella stagione 2006/07. Foti è coinvolto nel caso Calcioscommesse che porta la Juventus a conoscere la prima serie B della sua storia. La Reggina mantiene la categoria, ma partendo da un -15 che poi viene commutato in un -11. L'impresa sembra impossibile, viene invece realizzata con Walter Mazzarri in panchina, con 51 punti conquistati e la salvezza all'ultima giornata.

 

Foti ha lasciato nel 2015, anno in cui la squadra non si iscrive per debiti alla serie C. Le gestioni successive sono state coraggiose, anche atti d'amore, ma senza arrivare a risultati che rendessero stabile la società. A questo ci ha pensato Gallo, uno che a Roma è partito da un ufficio di 30 metri quadri e con un computer finto, per fare ambiente: oggi il suo gruppo controlla dieci società, che si occupano di servizi per le aziende. La Reggina per lui non è solo una questione imprenditoriale, ma anche di cuore e pure di notorietà. Non sono molti i pullman delle squadre che sulla fiancata evidenziano la foto, con firma, del proprio presidente. Megalomania, forse, ma anche uno che ci mette la faccia in prima persona. E che vuole riportare Reggio Calabria in alto.

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