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C'era due volte il Barone Gilbert

Gino Cervi

Il campione belga, come il barone Lamberto di Gianni Rodari, a cavallo di una bicicletta sulle pietre francesi ringiovanisce sino a diventare bambino

Philippe Gilbert compie 37 anni il prossimo 5 luglio, che, per un corridore ciclista che ha corso e vinto ieri nell’Enfer du Nord, è quasi come averne 93. Come il barone Lamberto di Gianni Rodari.

 

Il Barone Lamberto di Gianni Rodari era vecchio e decrepito e annoverava 24 malattie, che solo il maggiordomo Anselmo ricordava tutte quante, avendole scritte sopra a un apposito taccuino in ordine alfabetico, dalla A di asma alla Z di zoppia.

 

Philippe Gilbert, barone delle Ardenne, da ieri, dopo aver vinto la Parigi-Roubaix, annovera 23 vittorie-malattie nelle classiche del ciclismo internazionale. Come il maggiordomo Anselmo, le metto qui di seguito in rigoroso ordine alfabetico: Amstel Gold Race (4 volte), Brabantse Pijl (o Freccia del Brabante, 2), Donostia Klasikoa (o Classica di San Sebastian, 1), Flèche Wallonne (o Freccia Vallone, 1), Giro di Lombardia (2), Gran Piemonte (o, come si chiamava un tempo, Giro del Piemonte, 2), Grand Prix de Wallonie (1),  Grand Prix Pino Cerami (1), Liège-Bastogne-Liège (1), Omloop Het Volk (2), Paris-Roubaix (1), Paris-Tours (2), Ronde Van Vlaanderen (o Giro delle Fiandre, 1), Vuelta a Murcia (1), più il Campionato del Campionato del mondo su strada nel 2012. Ne conto 23 perché considero esantematiche, e quindi fuori elenco, le vittorie-malattie ai 2 Campionati belgi su strada, le 3 tappe al Giro d’Italia, la tappa al Tour de France e le 5 tappe alla Vuelta a España.

 

 

Non so se vi ricordate la storia del Barone Lamberto. Era un vecchio malandato ma ricchissimo che viveva sull’isola di San Giulio, nel bel mezzo del lago d’Orta. Siccome aveva letto da qualche parte che "colui il cui nome viene sempre pronunciato resta in vita" per paura di morire aveva assoldato una squadra di sei impiegati-servitori che non facevano altro che ripetere tutto il giorno il suo nome. Un brutto giorno, però, il dissoluto nipote Ottavio decide di liberarsi del vecchio zio per poter così pagare con la favolosa eredità i suoi debiti e vivere da nababbo. Mette allora del sonnifero nella cena dei sei servitori, quelli si addormentano e smettono di pronunciare il nome del barone Lamberto, che nel giro di una notte se ne va all’altro mondo. Ma il giorno del funerale, che si svolge su un corteo in barca sul lago, tra le finte lacrime di Ottavio e i sospetti del maggiordomo la gente inizia a mormorare il nome del defunto. Improvvisamente, e con grande spavento, la bara si apre di schianto e ne esce il barone che non solo ha ripreso a vivere, ma sta addirittura ringiovanendo a vista d’occhio. Anche i sei impiegati-servitori, ingiustamente licenziati per aver trascurato i loro doveri, ricominciano a pronunciare il nome del barone a una velocità supersonica, e in poco tempo Lamberto si ritrova a essere un ragazzino di tredici anni.

 

Ieri pomeriggio, sulle strade della Parigi-Roubaix, pare sia successo una cosa simile. Non era un funerale, ma il colorato corteo e impolverato dei corridori quello che attraversava la minacciosa foresta di Arenberg e l’avventuroso Carrefour de l’Arbre. A un certo punto il corteo è stato sempre più accompagnato dai bisbigli, dai sussurri, e poi dalle grida della folla di tifosi che pronunciava il nome di Philippe Gilbert, barone delle Ardenne. All’ingresso del velodromo André-Petrieux il nome era diventato un boato e, nei due giri, anzi, nelle “due volte” finali di pista, il quasi trentasettenne Gilbert ha rimontato il venticinquenne Politt, e i dodici, quasi tredici anni di svantaggio, e poi ha continuato a ringiovanire sempre di più fino al podio. Quando gli hanno dato in mano il trofeo-cubetto della Roubaix, quasi non riusciva a reggerlo, da quanto era diventato bambino.

 

Da vecchio zio innamorato delle favole, al giovane barone Gilbert mi sento di dare un consiglio: per eguagliare il record del barone Lamberto, e delle sue 24 vittorie-malattie, sarebbe bene se si mettesse fin da oggi a preparare la Milano-Sanremo del 2020. L’anno prossimo, lo prometto, l’aspetto sul Poggio. Anzi all’ingresso del tunnel del mago Turchino insieme a Gianni Rodari.

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