I sorteggi di Champions ed Europa League e quel gap che l'Italia deve ancora colmare

Francesco Caremani

La Juve affronterà l'Atletico Madrid, la Roma il Porto. Inter, Napoli e Lazio contro Rapid Vienna, Zurigo e Siviglia. Per il calcio giocato bisognerà aspettare febbraio, intanto però c'è un aspetto su cui riflettere

Atletico Madrid-Juventus e Roma-Porto negli ottavi di Champions, Rapid Vienna-Inter, Zurigo-Napoli e Lazio-Siviglia nei sedicesimi di Europa League, queste sono le sfide (e gli avversari) uscite dall’urna di Nyon. Da una parte la faccia scura di Pavel Nedved e dall’altra il sorriso sornione di Francesco Totti raccontano lo stato d’animo di Juventus e Roma rispetto al sorteggio che trasforma in imprevedibile il futuro dei bianconeri e in possibile quello dei giallorossi. Ma è evidente a tutti che per raggiungere la finale dell’1 giugno a Madrid (e quella di Baku del 29 maggio) non esistono avversari più o meno duri o urne più o meno benevole, anche perché a mesi di distanza la condizione psicofisica di una squadra può mutare in meglio o in peggio e tutto si rimescola. E mentre la Roma è obbligata a giocare a nascondino vista l’attualità delle prestazioni e dell’ambiente, la Juventus è considerata una delle pretendenti al titolo, che come l’Atletico Madrid (una delle squadre cui Cristiano Ronaldo ha segnato più gol) ha già mancato due volte in finale, alternandosi dal 2014 al 2017 sul cippo della seconda. Intanto, Massimiliano Allegri ha twittato: “Chi ha ambizione non ha timore #finoallafine”, riconoscendo la forza della squadra allenata da Simeone.

 

 

Un sorteggio in chiaroscuro che sorride a Roma, Inter (l’ultima volta che ha incontrato ed eliminato il Rapid Vienna ha poi vinto l’allora Coppa Uefa) e Napoli (Zurigo novità assoluta) e mette ansia a Juventus e Lazio che incontreranno due spagnole, per i biancocelesti addirittura la squadra che ha vinto ben cinque Europa League, tre consecutive dal 2014 al 2016. In Champions l’andata si giocherà il 12, 13, 19 e 20 febbraio, il ritorno il 5, 6, 12 e 13 marzo, nella seconda coppa rispettivamente il 14 e 21 febbraio con alcune eccezioni per le squadre di Istanbul, Londra e Siviglia. Sarà introdotto il VAR da subito per la manifestazione regina, mentre per l’Europa League solo in finale, ci sarà la possibilità della quarta sostituzione nei tempi supplementari e di schierare giocatori acquistati a gennaio che hanno già giocato la competizione, argomento che terrà sicuramente banco nell’imminente mercato. In Champions le altre sfide sono: Schalke 04-Manchester City, Manchester United-Psg, Tottenham Hotspur-Borussia Dortmund, O. Lione-Barcellona, Ajax-Real Madrid, Liverpool-Bayern Monaco. In Europa League: Viktoria Plzen-Dinamo Zagabria, Bruges-Salisburgo, Slavia Praga-Genk, Krasnodar-Bayer Leverkusen, Malmö-Chelsea, Shakhtar Donetsk-Eintracht Francoforte, Celtic-Valencia, Rennes-Betis Siviglia, Olympiakos-Dinamo Kiev, Fenerbache-Zenit, Sporting Lisbona-Villarreal, Bate Borisov-Arsenal, Galatasaray-Benfica. E già qui si nota la differenza di blasone e di fascino che c’è tra le due competizioni. Pure per questo in Europa League le tre italiane, Inter e Napoli in particolare, sono chiamate a fare un bel percorso e a tentare di vincere un trofeo che manca dal 1999 (Parma). La Champions, invece, dal 2010: Inter.

 

 

La speranza, ovviamente, è che tutte e cinque le squadre italiane rimaste passino il turno e in chiave ranking sarà fondamentale il cammino delle tre dell’Europa League dove, con più partite a disposizione, si spera che macinino punti e, magari, più delle inglesi per risalire ancora. Nessuna sfida è impossibile anche se Francesco Totti ha detto una verità sacrosanta quanto banale: “Un conto sono le parole, un altro il campo”. Perché in queste ultime stagioni, al di là dei valori tecnici, quello che le squadre italiane sembrano avere dimenticato è come si affrontano le partite di coppa. In Europa non si gestisce si lotta, non si palleggia si segna, non si affronta si combatte e niente è impossibile se si resta in partita oltre l’ultimo secondo. Negli anni Novanta eravamo maestri pure in questo atteggiamento, oggi meno e l’ultimo turno di coppa l’ha ampiamente e ingloriosamente dimostrato.

 

È un’Italia (5/7 formazioni ancora in corsa) calcistica che si lecca le ferite, infatti, quella che si appresta ad affrontare ottavi di Champions e sedicesimi di Europa League, che ha perso l’Atlanta agli spareggi della seconda coppa, dopo avere superato due turni, il Milan ai gironi e che ha visto retrocedere Inter e Napoli all’ultimo tuffo dalla prima. Spagna (7/7), Germania (5/7) e Inghilterra (6/7) hanno fatto meglio di noi, lo dice il ranking Uefa, e se i tedeschi sono dietro gli inglesi sembravano a portata di mano, con una grande differenza: loro, in Champions, sono riusciti a portare tutte e quattro le squadre oltre l’ostacolo gironi. Peccato, perché quel secondo posto non è poi così lontano e darebbe maggiore serenità per il futuro, pensando alla conferma, ogni stagione, di poter portare 4 club direttamente ai gruppi (vale per le prime quattro posizioni del ranking). Meccanismo, però, che come dimostra l’attualità va saputo sfruttare bene e meglio, al di là degli avversari più o meno complicati, segno che il calcio italiano, se ha un senso considerarlo ancora una specificità riconosciuta e riconoscibile, ha dei gap da colmare, non esclusivamente in campo. Solo la Juventus, infatti, compare tra le prime dieci per i soldi guadagnati nel girone di Champions: 65,5 milioni di euro, quinta davanti al Manchester United e dietro il Porto.