Foto tratta dalla pagina Facebook della Padania Football Association

Così la Padania dimenticata da Salvini ora è in corsa per vincere il Mondiale

Francesco Caremani

Domani la rappresentativa padana si gioca l'accesso alle semifinali della ConIFA World Football Cup, la Coppa del mondo alternativa delle federazioni non riconosciute 

Alle 15 (ora locale) di domani al Larges Lane di Bracknell, città inglese del Berkshire a un’ora di treno da Londra, la Padania affronta il Panjab per i quarti di finale della terza edizione della ConIFA World Football Cup, il Mondiale alternativo che dal 2014 si disputa ogni due anni. E' quello dove si affrontano le associazioni calcistiche non affiliate alla Fifa, che sono 47 e vanno dal Kurdistan iracheno all’Abkhazia, da Cipro Nord al Darfur, dai coreani che vivono in Giappone allo Yorkshire, ultimo arrivato. La finale sarà 9 giugno a Enfield sarà arbitrata da Mark Clattenburg, fischietto inglese che diresse la finalissima di Euro 2016 tra Francia e Portogallo; nel 2017 ha lasciato la Premier League per diventare direttore degli arbitri dell’Arabia Saudita e pochi mesi fa ha rifiutato la convocazione per Russia 2018. Un torneo che negli anni è cresciuto ed è riuscito a coinvolgere sponsor come Paddy Power, mentre molti altri si sono defilati facendo prima una richiesta: “O noi, o il Tibet”. La risposta della ConIFA non si è fatta attendere, rifiutando i loro soldi, conscia della pressione cinese, più in generale della politica e della stessa Fifa, ai cui affiliati è vietato giocare contro queste formazioni.

 

Un mondiale un po' casareccio, dove i calciatori condividono un ostello e sicuramente discussioni che vanno oltre il calcio, con punti di vista ed esperienze agli antipodi, tra chi ha sempre combattuto, anche con il sangue, per la propria indipendenza, senza vederla riconosciuta, e chi invece si è immaginato un territorio appartenente di fatto a uno o più stati sovrani, come la Cascadia, per esempio, regione ideale tra Stati Uniti e Canada che riunirebbe sotto di sé le città di Seattle e Vancouver. Similitudini con la Padania che, in questi ultimi anni, ha perso prima il giornale che la rappresentava, poi la radio, rimasta in piedi esclusivamente sul Web, quindi è uscita dal vocabolario e dall’immaginario leghista mainstream, per essere definitivamente cancellata dal simbolo col quale Matteo Salvini si è presentato alle ultime elezioni.

  

Nel 2014 la Padania ha perso i quarti di finale contro la Contea di Nizza, quasi una legge del contrappasso. Nel 2016 si è classificata quarta, perdendo la semifinale contro il Panjab (quella di domani sarà quindi un’interessante rivincita) e la finalina per il terzo posto contro Cipro Nord, due entità che hanno motivazioni decisamente più spiccate. Questa volta, però, la squadra si presenta da campione d’Europa ConIFA in carica, avendo vinto nel 2017 la finale ai rigori contro Cipro Nord, che ha ospitato la manifestazione. Tra le proprie file schierano, tra gli altri, il lituano Marius Stankevičius (AC Crema 1908), l’albanese Ersid Pllumbaj (ASD Virtus Bergamo) e l’attaccante italiano di genitori ghanesi Gullit Asante Okyere (AS Giana Erminio), ex promessa delle giovanili dell’Atalanta. Commissario tecnico Arturo Merlo, mister cui non difettano carattere e dialettica, che ha speso gran parte della sua carriera da giocatore e allenatore con l’FC Acqui Terme.

 

Nel girone hanno strapazzato il Matabeleland (6-1), regione occidentale dello Zimbabwe, Tuvalu (8-0), omonime isole del Pacifico, e Szekely Land (3-1), gli ungheresi di Romania. Nessuno ha terminato il girone a punteggio pieno come loro e nessuno ha segnato diciassette gol in sole tre partite, con Giulio Valente, attaccante dell’US Inveruno, capocannoniere con quattro reti, a seguire Federico Corno (SC Caronnese) e Giacomo Innocenti (USD Castellazzo Calcio) con tre. A ben guardare i volti di questi ragazzi c’è tutto fuorché la politica e anche l’appartenenza territoriale si diluisce in qualcosa di più sportivo, attinente al gruppo più che alla bandiera. C’è la voglia di giocare manifestazioni importanti, seppure non riconosciute da Uefa e Fifa, confrontandosi con coetanei di ogni parte del mondo, ai quali insegnare e dai quali imparare. Uno stato d’animo decisamente diverso dai tibetani o dai giocatori del Panjab (frutto della diaspora che vede quel territorio storicamente diviso tra India e Pakistan), che sono arrivati qui da tutto il pianeta. Ufficialmente questa edizione è ospitata dal Barawa, piccolo porto del sud della Somalia con una propria cultura e lingua, vicino allo swahili, ma per vari problemi l’omonima federazione vive a Londra, nei dintorni della quale si sono già conclusi i gironi e da domani prenderanno il via i quarti di finale; giovedì 7 le semifinali e sabato 9 le finali.

 

Il motto di gran parte di queste squadre è “Gioco quindi esisto”, dove il calcio, in piccola parte, sostituisce la diplomazia che niente ha potuto contro il mancato riconoscimento di stato o regione indipendente. Curioso, con uno sguardo tutto italico, che nel momento in cui Matteo Salvini è al governo con la Lega proprio la Padania, la cui idea politica pare ormai e per sempre accantonata da chi a suo tempo ne ha fatto un vessillo elettorale, se la giochi per conquistare ConIFA World Football Cup. Ma come dimostra il Mondiale alternativo, quello delle federazioni ‘reiette’, la realpolitik è sempre più forte del soft power sportivo, in questo caso calcistico. E allora i ragazzi della Padania assurgono a un livello di simpatia mai provato prima, sognando di alzare la coppa più importante che potrebbero conquistare proprio adesso che il nuovo credo leghista è: “Prima gli italiani”.

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